Il salvataggio di Carige rischia di essere il più grande “passo falso” del Governo “Gialloverde”. La crisi degli istituti bancari ha caratterizzato l’ultimo decennio economico italiano. Monte dei Paschi, Banca di Vicenza e adesso la Cassa Di Risparmio di Genova (Carige). Ma quali sono i fattori che hanno portato a questa crisi che ha portato il Governo a mettere mano al portafoglio statale?

I fattori di rischio che Carige non poteva permettersi di prendere sono tre: i costi, i crediti e la liquidità.
Il rapporto tra i costi e i ricavi ( cost/income ratio) di Carige al 30 Settembre scorso era del 90,2%, a fronte di una media degli altri istituti italiani che si attesta al 65%. Questo dato indica che la struttura di Carige non era sostenibile. L’istituto non riusciva a generare un reddito sufficiente a sostenere i crediti erogati. I crediti, il secondo fattore di rischio che è alla base di questa “disgraziata” vicenda.
Un altro elemento cruciale per capire l’attuale situazione di Carige riguarda la qualità del credito. Questa banca aveva oltre un quarto del proprio portafoglio crediti in qualche modo rovinato: negli anni è stata fatta una forte operazione di pulizia, ma il livello rimane ancora superiore alla media. Bisogna proseguire in questa direzione, con ulteriori cessioni di attivi dubbi e con le perdite conseguenti”.
Queste le parole di Luigi Tramontana, analista sentito dall’Agi, al centro dell’analisi ci sarebbe dunque la qualità del credito. La qualità del credito può essere alta o bassa a seconda della possibilità reale che quel prestito rientri effettivamente nelle casse dell’istituto. Secondo Tramontana, la “pulizia” del bilancio effettuata dai vari manager che si sono susseguiti negli anni, ha portato ad una perdita di valore di Carige enorme. Basti pensare che nel 2013 la banca valeva in borsa 2 miliardi mentre oggi il suo valore è inferiore a 100 milioni.
Un altro fattore di rischio preoccupante riguarda la liquidità. Una banca come Carige, che da anni occupa le pagine dei giornali a causa della sua crisi ormai strutturale, è soggetta alla fuga dei capitali. Vale a dire che i correntisti, preoccupati dalle notizie, chiudono i conti per aprirli in altri istituti.
“Il 17 novembre 2017 è stata una giornata drammatica per Carige: le banche non saltano per il capitale ma per la liquidità e noi abbiamo avuto per ore agli sportelli file di clienti che ritiravano i depositi”.
Così l’ex ad Paolo Fiorentino descrive la situazione in cui versava Carige già due anni fa. Ed è proprio riguardo alla liquidità che il Governo è sceso in campo. Si è fatto garante di eventuali richieste di liquidità di Carige nei confronti della Banca d’Italia. Intervento che il governo sembra pagare in termini di consensi. Salvini escluso ovviamente, quando l’argomento si fa spinoso, lui annusa l’aria e si fa “uccel di bosco”.
FEDERICO RAGO