Carl Gustav Jung, il padre della psicologia analitica

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Di Redazione Metropolitan

Carl Gustav Jung nasce a Kesswill in Svizzera il 26 Luglio del 1875. Il padre Paul Achilles Jung così come gli zii ed il nonno materno erano pastori protestanti, la mamma Emilie Preiswerk era appassionata di spiritismo e occultismo; cosa che porterà un Jung ancora bambino a porsi domande di natura spirituale. Introverso, solitario, rimase figlio unico per nove anni, fino alla nascita della sorella Gertud.

Lo spiritualismo, l’antropologia, la Filosofia in particolare Kant, Schopenauer e Nietzsche lo accompagnarono per tutti gli anni della crescita. Nel 1885 si iscrive alla facoltà di medicina e chirurgia dove conseguirà la laurea con una tesi in psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti. Inizia subito il tirocinio in ospedale e solo cinque anni dopo viene nominato primario della clinica psichiatrica dell’università di Zurigo e inizia ad insegnare Psichiatria. Negli stessi anni incontra Emma bella e colta che rimarrà sua compagna per tutta la vita, e dalla quale avrà cinque figli.

La personalità scientifica di Jung

Durante il tirocinio prima, e come medico dopo, Jung viene a contatto con la malattia mentale che, al contrario che nel resto del mondo, dove viene considerata come una degenerazione cerebrale di tipo organico e neurologico, li viene trattata come un disturbo mentale da affrontare con terapie di analisi. Matura qui la sua teoria dell’associazione di parole che lo porterà alla teoria sui complessi. 

La psiche umana è per Jung un insieme indeterminato e indeterminabile di complessi, tra i quali lo stesso “Io“. Questo complesso, ha l’appannaggio della coscienza, ed è in relazione con tutti gli altri. Quando questa relazione s’indebolisce o si spezza, gli altri complessi si fanno autonomi, inconsci, e cominciano a dirigere l’azione, con un processo di dissociazione, origine del disagio psichico, e spesso della malattia mentale. Lui stesso verrà accusato di soffrire del famoso Complesso di Edipo, sviluppato nei confronti di Sigmud Freud. Quest’ultimo era considerato già allora il padre della psicanalisi, del suo libro: L’interpretazione dei sogni, Jung si era fortemente invaghito.

Freud e Jung-fonte web-
Freud e Jung-fonte web-

L’incontro e lo scontro con Freud

Jung definì Freud con il quale intratteneva una fitta corrispondenza, come il primo uomo veramente notevole che avesse incontrato fino a quel momento; un uomo dotato di un’intelligenza acuta, fuori dall’ordinario e mai banale. In un primo momento ammira quelle che sono le teorie rivoluzionarie di Freud, secondo il quale l’energia rimossa o relegata nell’inconscio, è in grado di riemergere sotto forme inaspettate. E al contrario di quanto si era creduto fino ad allora tutto questo non avveniva a causa di tare ereditarie, ma di traumi di varia natura, perlopiù sessuali. Freud infatti pone la sessualità alla base di ogni comportamento e pulsione umana.

Sarà il rifiuto di questa teoria e in realtà il suo ampliamento, a creare una frattura fra i due scienziati. Per Jung, l’inconscio include qualcosa di più, non solo esperienze individuali, ma patrimoni archetipici appartenenti all’umanità intera. Egli stesso è protagonista di sogni premonitori che gli rivelano tra le altre cose, lo scoppio della prima guerra mondiale. Questi sogni profetici lo convincono del fatto che gli uomini siano profondamente collegati al cosiddetto inconscio collettivo, impersonale e universale, il cui linguaggio è quello del mito e della psicologia arcaica. Nel 1919 utilizza per la prima volta il termine “archetipo” per descrivere le immagini provenienti dall’inconscio collettivo, ovvero immagini universali prodotte dalle esperienze primordiali dell’umanità. Gli archetipi principali sono: la Madre, il Senex, il Puer, l’Ombra, la Persona, l’Anima, l’Animus e il .

Carl Gustav Jung-ritratto-fonte web
Carl Gustav Jung-ritratto-fonte web

La psicologia analitica di Jung

Oltre all’inconscio collettivo che attraverso i sogni ci permette di accedere ad una memoria umana illimitata, il metodo concepito da Gustav Jung che chiamiamo psicologia analitica, si basa sull’idea che la psiche includa il nostro essere conscio e inconscio, distinto dal . L’inconscio ha lo scopo di compensare l’attività cosciente laddove vi siano squilibri, e oltre che attraverso sogni, esso si manifesta con immagini o malattie, ma anche attraverso il meccanismo della proiezione.

In questo caso le caratteristiche rimosse vengono proiettate dal soggetto su persone esterne a sé. Un’altra celebre teoria riguarda i tipi psicologici che, secondo Jung, sarebbero suddivisibili in due macrocategorie: estroversa ed introversa. Il soggetto estroverso è aperto verso l’oggetto, la sua energia va verso il mondo. Il soggetto introverso è concentrato su se stesso e la sua energia si ritira dal mondo. In realtà ogni individuo presenta sia componenti estroverse che introverse, ma una di esse prevale a livello cosciente, e un’altra agisce inconsciamente per compensazione.

L’inconscio come fonte inesauribile di conoscenza

L'inconscio-fonte web
L’inconscio-fonte web

Per Jung solo accedendo ai nostri contenuti inconsci, iniziando ad interrogarci sul loro significato, sentiremo il bisogno di comprendere il vero significato di ciò che ci circonda. Perchè solo questo è il modo in cui possiamo sfuggire alla tentazione di accusare gli altri o il mondo esterno dei nostri problemi, dei nostri fallimenti, recuperando forza e responsabilità. Acquisendo quei mezzi psichici che potrebbero consentirci di non commettere sempre gli stessi errori, spezzando spesso, un meccanismo che potrebbe in modi diversi risultarci fatale. Imparare ad interpretare gli eventi che ci accadono anziché liquidarli come frutto del caso è l’unica cosa che può aiutarci, salvarci. Sempre.

La mia vita è la storia di un’autorealizzazione dell’inconscio»

Freud e Jung-fonte web
Freud e Jung-fonte web

Muore a Kusnach il 6 Giugno del 1961; il medodo Junghiano insieme a quello Freudiano rimangono gli unici usati in psicanalisi, ora dei seguaci dell’uno, ora da quelli dell’altro. Motivo per cui come Freud, Jung, in realtà non morirà mai.

Cristina Di Maggio

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