Carlo Goldoni il grande commediografo veneziano padre del teatro moderno. Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, di seguito, l’importanza di far conoscere al pubblico più giovane il grande autore teatrale.
Carlo Goldoni, la scissione di due anime
Appassionato, tormentato, inquieto, una personalità dominata da due nature contrapposte, quella di Carlo Goldoni; da un lato, il bisogno incessante di stabilità: dall’altro, la brama di conoscenza, la curiosità e l’assoluto desiderio di viaggiare. Un’anima tormentata, un’essenza che anticipa di molto quegli autori decadenti che, due secoli dopo, domineranno la scena letteraria. Sarà proprio questa impulsività intellettuale che lo porterà a dare un profondo contributo alla rivoluzione teatrale. Nato nel febbraio del 1707, inizia gli studi in filosofia ma, il suo amore per il teatro, lo porta ad intraprendere una vita di instabilità e vagabondaggio per inseguire le sue passioni: fuggirà, successivamente, a Rimini per seguire una compagnia di attori. Una vita puntellata da momenti di alternanza: si accosterà allo studio della filosofia e della giurisprudenza, per poi essere accecato dalla sua stessa essenza geniale di autore di testi teatrali.
La sua consacrazione come scrittore professionista avverrà nel 1748, quando, firmerà un contratto con Girolamo Medebach, impresario del teatro veneziano Sant’Angelo. Carlo Goldoni, in questo periodo, attraversa un momento di produzione artistica molto intenso. Si distacca gradualmente dai classici schemi della commedia dell’arte, per avviarsi verso quella che, successivamente, sarà nota come riforma del teatro di Carlo Goldoni. In quegli anni, Venezia si trova in un momento culturale vivacissimo: conterà quattordici teatri, copiosi stuoli di attori e un apprezzamento generale del pubblico. Lo scrittore si trasferirà poi a Parigi dove, il suo nuovo modo rivoluzionario di far teatro, sarà accolto aspramente: anche in Francia, infatti, l’idea del teatro italiano è ancora legato alla commedia dell’arte.
Carlo Goldoni e la riforma teatrale: un esempio di passione e lotta per le proprie idee
Il nuovo modo di far teatro da parte di Carlo Goldoni lascia il pubblico in uno stato confusionale. L’autore della Locandiera si troverà, nuovamente, a dover lottare per le proprie idee in piena Rivoluzione Francese. La primaria fonte di ispirazione di Goldoni furono due libri: il Libro del Mondo e il Libro del Teatro. La peculiarità della produzione goldoniana sta nel fatto che nulla è inventato. Il termine surreale, in Goldoni, non esiste: l’autore imprigiona nei suoi testi frammenti di vita vera, così come veri sono i costumi in scena. La vita è il vero palcoscenico. Dal secondo libro citato, invece, trarrà ispirazioni circa le strategie utili agli attori per suscitare riso e stupore nel pubblico. Ma quali sono i cambiamenti radicali effettuati in ambito teatrale?
- Ripristino del testo letterario contro l’improvvisazione della commedia dell’arte: Carlo Goldoni non affida le scene ad attori che non seguono una linea autoriale; introdurrà, per la prima volta, il famigerato copione. Non utilizzerà toni aulici o arcaici, testi a cui si accostano il melodramma o il teatro aristocratico; utilizzerà le forme dialettali e un linguaggio diretto;
- Abolizione della maschere e peculiarità psicologiche dei personaggi: l’abolizione delle maschere teatrali metterà in risalto il realismo dei personaggi e le loro sfumature psicologiche che, nel testo, andranno a incastonarsi nelle trame buffe, allegre o drammatiche denotando l’opera di un effettivo realismo.
Queste piccole rivoluzioni letterarie sono sinonimo di grandi insegnamenti. Oggi, Goldoni, raramente è letto da un pubblico giovane; eppure, ciò che insegna è l’importanza della dimensione psicologica di un personaggio che, nelle commedie goldoniane, è a tuttotondo, tridimensionale e realistico. L’autore veneziano insegna l’arte dell’osservazione del quotidiano: dalla monotonia apparente trae anche le sue ispirazioni, tanto da farne dei capolavori. Un esempio di commedia da divulgare ai lettori più giovani è, sicuramente, La locandiera.
La Locandiera: moralità e utilità di una commedia istruttiva
A proposito de La locandiera, Carlo Goldoni affermò che, fra tutte le sue commedie, quest’ultima fosse la più morale, la più utile, la più istruttiva. É una satira contro la boria della classe aristocratica del tempo: il personaggio di Mirandolina, invece, è l’emblema dell’astuzia femminile che ricalca una tipica concretezza borghese. Proprietaria di una locanda a Firenze, ha un’innata capacità di seduzione verso il sesso maschile: Il cavaliere di Ripafratta, però, la tratta con disprezzo, schernendola per la sua condizione sociale. Mirandolina riuscirà a far capitolare il nobile ai suoi piedi, dandogli una bella lezione e beffandosi della sua ingenuità. Sembra una trama scontata ma, cosa insegna una trama del genere dal gusto comico?
Carlo Goldoni descrive la società del tempo auspicandosi di veicolare, tramite la classe borghese, dei valori specifici. Non mancano, certamente, le controversie: la chiusura di pensiero, su cui si cristallizzava la società dell’epoca, nel mantenere ad ogni costo la propria posizione sociale, accontentandosi. L’amore inteso come ingannevole sentimento umano, o la figura femminile raffigurata come un nemico da cui fuggire; o, ancora, la presunzione sulla possibilità di controllo dei propri sentimenti. Tuttavia, l’altra faccia del testo, pullula di ideali significativi: l’importanza dell’onestà, del lavoro, del rispetto dei genitori, delle regole sociali, il buon senso e un minimo di benessere economico per vivere con dignità. La conquista di un’economia solida per garantire un futuro privo di preoccupazioni, però, non deve divenire un’ossessione sconfinando nel materialismo: il buon senso, in Goldoni, è la misura di tutto. Oculatezza, equilibrio e giudizio nella ricerca della ricchezza, nell’affrontare i problemi della vita, evitando affanni inutili.
Stella Grillo
Foto di copertina: Carlo Goldoni – Photo Credits: welfarenetwork.it