Carminati torna libero: la scarcerazione e gli accertamenti di Bonafede

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Di Redazione Metropolitan

Martello Giustizia- Fonte: pixabay.com

Il noto criminale Massimo Carminati, detto il “Nero“, è tornato in libertà dopo 5 anni e 7 mesi di carcere trascorsi in parte in regime di 41 bis. La notizia ha suscitato enorme scalpore, viste le numerose scarcerazioni durante l’emergenza Covid di boss mafiosi, tra i quali Pasquale Zagaria, personalità di spicco della Camorra.

I motivi della scarcerazione

L’ex terrorista Massimo Carminati ha già lasciato il carcere di Oristano per tornare a Roma. Arrestato nel dicembre 2014 nell’ambito dell’inchiesta di Mafia Capitale e condannato in appello nel 2018 a 14 anni e sei mesi di reclusione, ha visto la sua condanna annullata, con rinvio per la riformulazione della pena, nel giudizio in cassazione.

La Cassazione attualmente ha escluso la possibilità per lui di essere un capomafia ed ha cancellato tutte le condanne a riguardo. Tuttavia ha impiegato ben 8 mesi per depositare le motivazioni e questo ritardo ha fatto scadere i limiti della custodia cautelare. L’“Er Cecato” dunque torna a casa in attesa di scoprire quanto ancora gli resta da scontare in carcere. Dopo tre rigetti da parte della Corte d’Appello, il Tribunale della Libertà ha confermato la scarcerazione di Carminati in attesa della condanna definitiva. Non vi sarà un nuovo processo, ma un ricalcolo della pena, che molto probabilmente sarà inferiore ai 14 anni e mezzo che i giudici avevano deliberato ritenendolo responsabile di associazione a delinquere di stampo mafioso.

La risposta del ministro della giustizia Bonafede

La scarcerazione di Carminati ha scatenato la reazione del ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, che ha incaricato l’ispettorato generale di verificarne la legittimità. L’avvocato Placanica afferma “Siamo soddisfatti che la questione tecnica che avevamo posto alla corte d’Appello e che tutela un principio di civiltà sia stata correttamente valutata dal Tribunale della libertà“. Sulla scelta di Bonafede invece sottolinea il suo disappunto “Le ispezioni si fanno ma non si annunciano. Con le sue dichiarazioni il ministro vuole mettere sotto pressione i giudici. Ma questi non devono essere coraggiosi, devono essere sereni. E non possono certo lavorare minacciati dal ministro“.