Caserta ’91, lo scudetto delle rivincite

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Di Redazione Metropolitan

La storia di cui parliamo oggi non si può limitare al solo evento sportivo. Non è soltanto la classica sfida Davide contro Golia. Va oltre. E’ una storia di riscatto sociale. Di quelle che dicono, magari non in modo esplicito, guardate che ci siamo anche noi! Per questo motivo la reputo una delle più belle del nostro basket. Anzi, forse la più bella. Un urlo che arriva fino ai potenti. La vittoria di un territorio spesso denigrato. Di chi è abituato a ricevere critiche e quasi mai elogi. Se due anni prima è caduto un muro di un certo valore. Nel 1991 la Juvecaserta, nel suo piccolo, ne abbatte un altro. Il basket del Sud si prende la sua rivincita.

Caserta, un roster fatto in casa

Il basket e Caserta sono in perfetta simbiosi. Questo rapporto così forte trova luogo nel PalaMaggiò. Uno dei palasport più caldi della penisola. La tana di un roster quasi interamente composto da casertani. L’uomo che incarna tutto ciò è Nando Gentile. Uno che a 16 anni già giocava in A1. Boscia Tanjevic lo fa esordire in un Caserta-Cantù. L’esordio è di quelli che rimangono impresso. Il suo nome non subito. Aldo Giordani, mitica voce del basket nostrano, lo scambiò per quasi tutto il match con Pino La Gioia. Compagno di Nando. Nel 1991 ha 24 anni. Di due anni più piccolo c’è Vincenzo Esposito.

Caserta
Ferdinando Gentile in maglia Juvecaserta (caserta.italiani.it)

Un altro casertano doc. Anche lui lanciato da Tanjevic. E come Gentile, anch’esso minorenne. Per l’esattezza a 15 anni. El Diablo è già imprescindibile. Un giocatore sopra la media. Tanto che pure in NBA se ne sarebbero accorti. Poi non si può scordare Sandro Dell’Agnello. Livornese di nascita ma ormai da 7 anni a Caserta. Il coach è Franco Marcelletti. La sua storia è manifesto di quanto ci sia poco di banale in questo racconto . Da ex dipendente comunale, ora si trova catapultato a guidare il club della sua città.

Dagli Usa due pedine importanti

A Caserta arrivano per la prima volta due americani. Tellis Frank dai Miami Heat e Charles Shackleford dai New Jersey Nets. Ecco, Shack. Un personaggio a dir poco eclettico. A Caserta ne rimasero all’inizio sconvolti. Innanzitutto per il suo taglio. Una vera e propria piaga per i barbieri della città. Poi, diciamo che il suo behavior non era tanto da cestista. A vederlo sembrava più un gangsta rapper. Però sapeva eccome giocare a basket. La dimostrazione? Per la trasferta di Reggio Emilia portò due scarpe sinistre. Nessuno, però, aveva il suo numero di piede. Niente scarpa destra. Optò quindi le scarpe d’atletica. Un disastro? Non per lui. Shack firma una doppia doppia da 24 punti e 16 rimbalzi. No, giusto per capire.

Caserta
Charles Shackleford (Casertace)

Purtroppo nel 2017 ci avrebbe lasciato. Marcelletti lo ricorda come il centro più forte mai visto in Italia. Cosa certa è che i due USA fanno maturare la squadra. Grazie a loro il gap con le grandi andrà via via a diminuire. Eppure l’inizio non è top. Treviso da una bella lezione alla Phonola. Salvo poi trovarsi, a metà stagione, a coabitare in vetta. Nel frattempo si è inserita Milano. Sarà proprio l’Olimpia a chiudere in testa. Caserta, dunque, si accontenta di un secondo posto in regular season.

Contro Milano una rivincita

Ai quarti dei play-off la Phonola affronta la Scavolini Pesaro. Vittoria per 2-1. Stesso risultato, poi, inflitto alla Knorr Bologna. La finale sarà ancora Caserta-Milano. Per i bianconeri è una rivincita. Nel 1986 ebbe la meglio l’Olimpia di Dino Meneghin e Mike D’Antoni. Nessuna obiezione. Caserta era troppo acerba. Una squadra giovane con al centro un brasiliano che dal tiro era una sentenza. Oscar Schmidt, soprannominato la Mão Santa. Da molti considerato uno dei migliori della storia. Uno capace di mettere a referto 44 punti in finale di Coppa delle Coppe del 1989. Persa, poi, con il Real Madrid. Un idolo. Tanto da far innamorare un altro idolo di quelle parti. Un certo Diego Armando Maradona.

Oscar Schmidt (superbasket.it)

La serie si gioca al meglio delle 5. Chi arriverà per primo a 3 si cucirà lo scudetto sul petto. Come detto questa finale non è solo una rivincita di campo. E’ una rivincita sociale. La Milano “da bere” e socialista contro una realtà che è andata oltre il classico pregiudizio sul Sud Italia. Caserta è qui per fermare un’egemonia. Solo al Nord si vince? Ecco, noi vogliamo cambiare le cose. L’Olimpia, però, è molto forte. E’ la Milano di Antonello Riva, Riccardo Pittis e Piero Montecchi. In panchina siede Mike D’Antoni. L’11 maggio 1991 si gioca gara 1 al Forum. La Philips vince 99-90.

Si decide in gara 5

Caserta deve puntare sul suo fortino. In gara 2 il PalaMaggiò è una bolgia. Il primo tempo è un vero e proprio dominio Juve. I padroni di casa toccano il massimo vantaggio di 25 punti. L’intensità dei campani, però, cala. Milano si porta a -6. Allora ci pensa Enzino Esposito. Milano attacca con Antonello Riva. Esposito gli scippa il pallone e corre dalla parte opposta del campo per segnare il canestro della vittoria. 1-1, si va al Forum. Gara 3 è sempre un match cruciale. La Phonola però non è al top. Soffre dal punto di vista fisico e mentale. Ciò dimostrato dalle troppe palle perse. L’Olimpia vince 87-72. Basta sbancare il PalaMaggiò per laurearsi campioni.

Nando Gentile e Vincenzo Esposito (giocopulito.it)

Il 18 maggio si gioca gara 4. Tutto normale a Caserta. Il PalaMaggiò è un inferno e Vincenzo Esposito ha cambiato look. Molto probabilmente gliel’ha consigliato Shack. La Phonola gioca come meglio non può. Successo per 93-81. Dell’Agnello ne fa 29. Si decide tutto ad Assago. Ed ecco quindi arrivare all’epilogo. All’incontro con la storia. E’ il 21 maggio 1991. Un solo vincitore. Un solo Campione d’Italia. Da Caserta ne arrivano tantissimi. Troppi. Tanto che da Napoli parte un treno fatto apposta per i tifosi. L’impresa è ostica. 0 sconfitte per l’Olimpia in casa. Il fattore campo si fa vedere nelle prime battute. Poi Caserta rialza la testa e chiude sul +4 il secondo quarto.

Juvecaserta campione d’Italia

Succede, quindi, quello che non può succedere. O almeno in un momento così importante. Enzino Esposito da forfait. Si infortuna al ginocchio e lascia il parquet in lacrime. Allora Nando Gentile, da capitano, si carica una città sulle spalle. Firma 29 punti. A fare meglio è ancora un maestoso Dell’Agnello che ne fa 30. A rimbalzo Shackleford domina incontrastato. Allo scadere dell’ultimo quarto è la Phonola a esultare. Finisce 88-97. Caserta vince il suo primo scudetto. Non solo, è anche la prima volta per un club del meridione.

Un Vincenzo Esposito emozionato festeggia insieme a Nando Gentile (rivistacontrasti.it)

Dall’apice, però, si arriva rapidamente al declino. 3 anni dopo la Juve retrocede in A2. Nel 1998, addirittura, la società fu sciolta. Nel 2003 nasce un nuovo consorzio. Caserta ritrova poi la Serie A nel 2008. Nel 2010 ci fu anche una semifinale scudetto. Nel 2018 un altro fallimento. Ora è nato lo Sporting Club Juvecaserta. La squadra milita in Serie A2. Il coach è un certo Ferdinando Gentile. Ne avrete già sentito parlare…

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