Mark Zuckerberg torna al Congresso per il caso Analytica. Per rispondere alle domande del Senato Usa su come l’azienda avrebbe utilizzato i dati di Facebook per influenzare gli elettori statunitensi. Ecco cosa ha detto e come se l’è cavata il trentatreenne Ceo di Fb.

Mark Zuckerberg Facebook Analytica
Mark Zuckerberg, ceo e fondatore di Facebook
credits: Repubblica.it

Il caso Analytica costringe, per la seconda volta in due giorni, Mark Zuckerberg a sedersi a Capitoll Hill. Per rispondere alle domande sullo scandalo Cambridge Analytica. Stavolta alla Camera dei Rappresentanti. L’audizione di ieri è durata ben cinque ore. Trecento minuti di fuoco di fila a cui il fondatore e Ceo trentatreenne di Facebook si è sottoposto e che, tutto sommato, ha superato piuttosto bene. E che, molto evidentemente, aveva preparato bene.

E oggi, dopo i senatori, ecco i deputati della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti fare altre domande sullo scandalo Cambridge Analytica. L’azienda, accusata di aver venduto l’accesso alle informazioni personali di 87 milioni di utenti di Facebook per favorire l’elezione di Donald Trump, nega che le leggi siano state violate.

Nella sua versione della vicenda, la società di data mining spiega di aver ricevuto i dati in licenza dalla società di ricerca Gsr “che li ha ottenuti legalmente tramite uno strumento fornito da Facebook”. Eppure, al di là dei cavilli legali, sembra palese la violazione della privacy, una delle pietre miliari del mondo 2.0. Forse la più effimera.

Caso Analytica: la seconda volta di Zuckerberg al Congresso

Dunque il ceo di Fb è tornato oggi a Capitol Hill per riferire del caso Analytica. Che avrebbe violato la privacy degli utenti, macinando e raccogliendo i loro dati senza il consenso degli interessati. Mark Zuckerberg ha ripetuto il suo mea culpa, annunciato di voler andare fino in fondo. E controllare che nessun altro possa appropriarsi dei dati degli utenti. Anche se né lui né il suo staff sembra avere ancora le idee chiare sul come.

La prima domanda è quella del repubblicano Gregory Walden: “Cos’è davvero Facebook?“. Zuckerberg risponde stavolta senza esitazioni: “È una compagnia tecnologica ma sicuramente ha delle responsabilità sui contenuti che compaiono sulle nostre piattaforme”.

Ma è quella della deputata dem della California, Anna Eshoo, che lo colpisce di più. “Tra i dati violati da Cambridge Analytica c’erano anche i suoi?“. E la risposta di Zuckerberg, quel “sì”, ci ricorda che la questione privacy è una questione che riguarda ognuno di noi.

Chissà come finirà la vicenda Analytica, che a Mr. Zuck è già costata parte del patrimonio personale. E chissà se vedremo il ceo di Facebook all’Europarlamento”, come vorrebbe la commissaria alla Giustizia europea Vera Jourova. L’europarlamentare ha ricordato che, grazie alla nuova legislazione, gli europei saranno “cittadini di prima classe” in termini di protezione dei dati. Speriamo davvero.

Federica Macchia