Caso Greta Beccaglia: l’ennesima molestia minimizzata

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Di Giorgia Bonamoneta

Prendiamo un bel respiro e facciamo finta che tutte le parole stucchevoli e le immagini di pornografia del dolore non siano state dette e pubblicate il 25 novembre. Facciamo finta che come società, come nazione, non tentiamo ogni giorno di ogni anno di limitare il fenomeno della violenza di genere contro le donne. Fatto?

Ecco, in questo caso e solo in questo caso quanto è accaduto a Greta Beccaglia dopo il derby di ieri (27 novembre 2021) tra Empoli e Fiorentina, non si tratta dell’ennesimo caso di minimizzazione violenza su una donna. Una molestia ripresa in diretta e minimizzata dagli uomini che, magari proprio quel pomeriggio stesso, avevano messo “like” alle foto delle manifestazioni in strada contro la violenza sulle donne.

Greta Beccaglia: cosa è successo dopo il derby

Sono passati due giorni dalla data che vuole alzare il velo di omertà sulla violenza contro le donne: il 25 novembre. Giusto ieri, sabato 27 novembre, più di 100 mila donne sono scese in strada e hanno occupato le piazze per manifestare contro la violenza. Eppure ieri sera, dopo il derby tra Empoli e Fiorentina, la giornalista e conduttrice televisiva Greta Beccaglia è stata molestata.

Raggiunta la curva sud dalla quale fuoriuscivano i tifosi della sconfitta fiorentina, intenta a intervistare le reazioni a caldo (non a caso purtroppo) degli uomini, è stata toccata. Non una, ma due volte. Alla prima molestia la stessa Beccaglia si è rivolta al molestatore, dicendo: “Scusami? Non puoi fare questo, mi dispiace“. La calma della giornalista, che rimane professionale in diretta televisiva, viene turbata dall’arrivo alle sue spalle di un altro uomo che commenta il suo aspetto prima di sfilare via. In sottofondo il suo collega dallo studio le ricorda di non prendersela.

Anche alla seconda molestia dallo studio non proviene sostegno, ma anzi si minimizza il fatto. Dalla molestia si passa direttamente all’oscuramento.

Beccaglia non prendertela…

Greta non te la prendere, te lo dice anche il tuo collega Giorgio Micheletti, seduto comodo dallo studio. “Non te la prendere” se il tifoso in branco si sente giustificato a toccarti; “Non te la prendere” se il tuo collega non ti aiuta a denunciare quanto accaduto.

Micheletti aveva l’opportunità di sostenere Greta Beccaglia o, alla peggio, di farsi portavoce di un messaggio trito e ritrito come “le donne non si toccano neanche con un fiore”. Invece ha preferito oscurare la diretta con questa frase: “Chiudiamo lì, grazie Greta, perlomeno puoi reagire come vuoi. Non in diretta, così ti permettiamo di reagire a determinati atteggiamenti”. La giornalista risponde subito che no, non avrebbe reagito.

L’atteggiamento di Micheletti non è passato inosservato e, tra le varie condanne, arriva anche quella dell’Ordine dei giornalisti della Toscana. Le parole di Giampaolo Marchini, presidente dell’Ordine toscano:

Un episodio preoccupante, avvenuto nei giorni in cui è massima l’attenzione alla lotta alla violenza di genere. Ho chiamato Greta per darle la solidarietà di tutto il Consiglio. Un episodio che non va minimizzato. Chi era in studio, invece di condannare il gesto, ha però invitato la collega a ‘non prendersela’. Un atteggiamento incomprensibile.

… è solo la “cultura dello stupro”

Di cultura dello stupro ne parlano sempre le donne. Chissà perché, verrebbe da domandarsi (da leggere con ironia). Perché è evidente che in un gruppo di uomini, di un branco, la violenza non è una possibilità così remota. Soprattutto se – e qui ci sporchiamo le scarpe nel fango della cultura dello stupro – questa viene minimizzata come goliardia, come ragazzata.

Sono tutte ragazzate, anche le molestie: l’essere palpeggiata o violenta (pensiamo al caso di Ciro Grillo e la difesa del padre Beppe che invocava il diritto a commettere delle ragazzate). Solo il femminicidio non è una ragazzata, ma va bè, forse la donna se lo sarà cercata (cit. Barbara Palombelli).

Ecco, tutte queste dinamiche tossiche, queste affermazioni che banalizzano e minimizzano la violenza di genere, a cosa ci stanno portando? A dire in diretta tv che questi episodi “fanno crescere”, come afferma Giorgio Micheletti. La violenza fa crescere noi donne, che dobbiamo stare tranquille, non dobbiamo prendercela, non dobbiamo esagerare o rispondere.

Intanto, dall’altra parte della barricata, c’è chi giustifica i tifosi, il branco e in parte tutti gli altri uomini che commettono questo genere di violenza, definendo il gesto “stupido”. Mentre la molestia viene archiviata come goliardica, pensiamo agli altri momenti dell’ultimo anno che ruotano intorno alle molestie e al calcio. Ci siamo dimenticate della ragazza palpeggiata durante i festeggiamenti per gli europei di calcio o dei cori sessisti all’addetta del taglio dell’erba dello stadio prima di Sampdoria-Inter? Noi no. E allora ci dobbiamo domandare perché, se non tutti gli uomini sono così, le molestie, la violenza e la cultura dello stupro sono solo ancora un problema delle donne?

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.