Sono state formulate le richieste di condanna per il disastro ambientale Ilva di Taranto. Il pubblico ministero Mariano Bruccoliero ha chiesto 28 anni per Fabio Riva, 25 per Nicola Riva ex proprietari dell’acciaieria e 5 anni per Nichi Vendola ex governatore della Puglia, quest’ultimo accusato di aver fatto pressioni sull’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente, nda) per ammorbidire i controlli ambientali sull’azienda. In totale sono stati messi sotto accusa 44 imputati per le morti e l’inquinamento provocati. Disposto il sequestro dell’acciaieria e la confisca dei conti bancari per oltre 2 miliardi di euro appartenenti alla famiglia Riva.
Le condanne per il caso Ilva
“Non si è trattato di accordi occasionali” – spiega l’accusa – “Gli elementi di prova non lasciano dubbi in merito al reato e al ruolo della proprietà e dei soggetti apicali. Si tratta di attività illecita“. Il reato più grave rivolto dall’accusa è quello di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Oltre agli ex proprietari dello stabilimento e all’ex presidente della Regione Puglia, sono state richieste condanne per l’ex dirigente Gerolamo Archinà e per l’ex presidente del cda Bruno Ferrante. Chiesti 4 anni per Giovanni Florido ex presidente della provincia di Taranto e per Michele Conserva assessore all’ambiente. Tra gli imputanti anche Nicola Fratoianni all’epoca dei fatti assessore. La sentenza del tribunale arriverà tra alcune settimane. Nei prossimi giorni il Consiglio di Stato dovrà confermare lo spegnimento dell’area a caldo entro 60 giorni. Arcelor Mittal, il nuovo gruppo proprietario dell’Ilva, ha chiesto di non chiudere lo stabilimento in quanto rischierebbe di compromettere definitivamente l’azienda e i suoi lavoratori.
Andrea Caucci Molara
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