Caso Vannini: l’impietosa frase del giudice alla mamma Marina

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Di Redazione Metropolitan

“Come uno che ha mangiato una tonnellata e mezza di merda. Pesante da digerire, sa?”, le famose parole proferite da Lino Banfi in uno dei suoi film risultano probabilmente essere le più appropriate per descrivere lo stato d’animo che in questo momento attanaglia il cuore dei coniugi Vannini. Il problema però è che non ci troviamo al cinema a vedere un film comico, non ci sono risate, parodie e buffonate varie a divertire lo spettatore, anche se il ‘teatrino’ che è andato in scena qualche giorno fa, durante il processo ad Antonio Ciontoli per il caso di Marco Vannini, ne ha tutta l’impressione.

La famiglia Vannini (fonte: dal web)

La triste vicenda di Marco la conosciamo tutti. Lo sparo, la vasca da bagno, le urla sofferenti di un ventenne incredulo e spaventato, gli inspiegabili tentennamenti nel chiamare i soccorsi, le puttanate sparate al telefono dal responsabile durante la tardiva chiamata al 118, e ancora le grida di un giovane inerme ed impaurito. E oggi a gridare è la madre, perché suo figlio purtroppo non c’è più. E grida il suo sdegno, la sua rabbia, la sua ira furiosa, quella che soltanto un genitore può eviscerare dopo la perdita ingiusta del proprio bambino, il suo disgusto verso una giustizia invocata a pieni polmoni che però non risponde mai all’appello. La sentenza emessa per il colpevole, infatti, è quella di 5 anni per omicidio colposo. “Vergogna!” si permette di esternare all’unisono la famiglia del ragazzo in tribunale. “Se volete farvi una passeggiata a Perugia ditelo!”, questa l’infelice controbattuta del giudice con tono sarcastico ed arrogante, dall’alto del suo inespugnabile bancone in legno, facendo riferimento al fatto che Perugia è il distretto dove vengono inviate le pratiche relative a eventuali reati contro i giudici della Corte d’Appello di Roma.

Marina Conte, la mamma di Marco (fonte: dal web)

Questa è la risposta, non tanto di un magistrato, ma di un Paese intero che guarda assopito e confuso i sempre più numerosi crimini che si consumano giorno dopo giorno in maniera così gratuita, senza la volontà necessaria di punire, di reprimere, di fare giustizia. Questa è la risposta di un Paese, del nostro caro Paese, al dolore straziante di due genitori che non hanno più niente e niente possono più fare, nemmeno esprimere la propria collera e quel dannato tormento che li logora ogni minuto delle loro vite. Prepotentemente zittiti, additati come ‘fuorilegge’, minacciati di ritorsione, trattati con disprezzo ed ironia, quando in ballo c’era una faccenda tutt’altro che ironica ed un reale criminale su cui concentrare le attenzioni.

Giustizia per Marco Vannini (fonte: dal web)

Ma forse oggi in Italia funziona proprio così. È più grave manifestare la propria indignazione verso un sistema quantomeno discutibile, che ammazzare un innocente a sangue freddo, che privare una mamma e un papà del loro amato figlioletto, che spezzare la vita in modo così impietoso a qualcuno che la vita deve, anzi, doveva ancora averla tutta davanti.

Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e sotto il calore della giustizia, e altro non aggiungo alle già eloquenti parole del barone Charles-Louis de Secondat, meglio noto come Montesquieu.

Tartaglione Marco