Dopo Dahmer avrete sicuramente sentito parlare del fenomeno di ibristofilia, il disturbo della sessualità caratterizzato da un’attrazione sessuale e mentale verso persone che hanno commesso crimini di varia natura. L’ibristofilo prova eccitazione sessuale per soggetti che hanno commesso qualcosa di illegale, comprese atrocità come omicidio e stupro.

L’ibristofilia cos’è? L’attrazione fatale per i criminali come Dahmer & co

Richard Ramirez

Negli ultimi tempi molte persone stanno provando attrazione per i serial killer, spopolano sul web editing-video fan made che omaggiano bestie del crimine quali: Theodore Kaczynski, Richard Ramirez, Aileen Wuornos, Ed Gein, Ted Bundy, John Wayne Gacy e Jeffrey Dahmer.

Alcuni dei nomi citati colpiscono per la loro bellezza, altri per la propria intelligenza, altri ancora per la loro scaltrezza, il fascino del macabro colpisce in qualche modo, soprattutto in un’epoca come la nostra. Ci si domanda a questo punto quanto sia sano spettacolarizzare il crimine con film, serie tv e merchandise annesso. Sì, perché se da un lato l’audiovisivo funge da tramite per allertare gli spettatori, per mostrare una cruda realtà della società in cui viviamo, dall’altro lato si crea un fenomeno di massa, quasi di idolatria, verso alcuni soggetti che dovrebbero suscitare emozioni negative e non di certo eccitazione sentimentale o sessuale.

La spettacolarizzazione e l’esplosione del fenomeno Dahmer

L’ultima serie che sta facendo scalpore e che sta racimolando una miriade di fans è DAHMER – Mostro. Da quando Netflix ha mostrato Evan Peters nei panni di Dahmer, il web è impazzito, e molte persone non hanno saputo più fare la differenza tra l’attore e il criminale. Può andar bene ironizzare sulle scene della serie, ma addirittura far dilagare mode come tatuaggi a tema del famoso serial killer, diventa una preoccupante patologia sociale, da cui bisogna prendere le distanze.

Probabilmente l’empatia che lo spettatore prova per il serial killer deriva anche dall’immagine che registi e sceneggiatori ne forniscono, e dalle storie fantasiose che costruiscono intorno ai fatti realmente accaduti. È il caso del sesto episodio della nuova serie su Dahmer, che ha suscitato l’indignazione dei familiari di Tony Hughes, una delle vittime di Jeffrey. Gli Hughes si sono lamentati delle falsità che il regista mostra: una relazione amorosa tra Dahmer e Tony, romanzata in modo esasperato e totalmente infondata; nella realtà infatti non si sa nemmeno se i due si siano conosciuti per più di una notte.

Tutto ciò, dalle menti del settore audiovisivo, è creato a soli fini artistici. Essi sono ignari dell’influenza negativa che alcuni aneddoti (inventati di sana pianta) possono esercitare sui destinatari del prodotto creato. Deformare la realtà può andar bene per altri generi di film o serie tv, ma non in questo caso specifico. Nel momento in cui si decide di mostrare la vita di persone realmente esistite e vittime di carnefici di un tale calibro, bisognerebbe considerare cosa si sta narrando e come lo si sta facendo, perché il mezzo della comunicazione è l’arma più potente del nostro secolo e non bisogna dimenticarsene.

I motivi che spingono ad innamorarsi di un criminale

Al di là dei casi di serial killer mediatici, molti sviluppano sentimenti anche per criminali non conosciuti, e ciò, secondo gli studi di Katherine Ramsland (docente di psicologia forense all’Università DeSales) deriva da vari fattori: la convinzione di poter cambiare un uomo o una donna crudele e potente come un serial killer, sentendola quasi come una missione; la sindrome da genitore, ossia l’illusione di cogliere la figura innocente che il killer era un tempo cercando di rieducarlo con amore; la fame di fama, ossia la voglia di diventare famosi, di finire in una trasmissione televisiva, un film o un libro.

C’è poi, al di sopra di ogni cosa, una mania del controllo da parte degli amanti dei criminali. Infatti, una persona che intreccia una relazione con un’altra già carcerata e magari condannata a vita, sa dove si trovi il suo amato in ogni momento, e sa di essere pensata. La consapevolezza degli ibristofili di essere amati, in questo caso, li solleva da aspetti di una relazione vissuta nel quotidiano, e questo mantiene la fantasia dell’amante attiva per un lungo periodo, idealizzando la relazione stessa.

In conclusione, si può dire che i motivi per essere attratti dai criminali sono molteplici: da insicurezze personali a vera e propria attrazione per componenti uniche del soggetto. È indubbio, ad esempio, che molti dei criminali abbiano una particolare intelligenza. Una mente simile potrebbe affascinare i sapiosessuali, coloro che sono attratti dalle menti brillanti, ma è anche vero che un’intelligenza a servizio del male, che decide della sorte di altri individui e annienta totalmente la libertà altrui, dimostra una totale assenza della forma di intelligenza più importante: quella emotiva.

Sara Di Luca

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