Alberto Stasi è stato fin da subito l’unico sospettato dell’omicidio di Chiara Poggi, all’epoca dei fatti sua fidanzata. Anche se le prove a suo carico erano poche e fragili, la motivazione del giudice ricade su alcuni punti essenziali: prima di tutto il fatto di risultare piuttosto calmo durante gli interrogatori e soprattutto di non avere macchie di sangue sugli indumenti, neppure sotto le suole delle scarpe, anche se la scena del crimine ne era ricoperta.

Chiara Poggi viene barbaramente uccisa la mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia, in un orario compreso tra le 9:12 e le 10:20. L’arma del delitto è un oggetto contundente, probabilmente un martello, mai rinvenuto. Il corpo viene trovato dal ragazzo dell’epoca, Alberto Stasi, che raggiunge personalmente la stazione dei carabinieri e denuncia il fatto e, solo dopo chiama il personale medico sanitario del 118 “con tono distaccato e freddo” (atti sentenza di Cassazione del 12/12/2015). Le testimoni interrogate dalle forze dell’ordine, Franca Bermani e Manuela Travain, dichiarano la presenza di una bici nera da donna appoggiata al muro dell’abitazione della Poggi nell’orario in cui si sarebbe verificato l’omicidio.

Su di lui si sa ben poco e anche oggi, con la reclusione, non si conoscono molti dettagli della sua vita. Stasi, nato a Sesto San Giovanni il 6 luglio del 1983, era il fidanzato di Chiara Poggi da due anni quando è avvenuto l’omicidio. La loro relazione è cominciata nel 2005, quando era ancora uno studente di Economia.

Durante il periodo delle indagini, Alberto Stasi continua gli studi e si laurea in Economia e Commercio. All’inizio la famiglia Poggi difese il fidanzato della figlia, reputandolo un bravo ragazzo e come «uno di famiglia», ma nel tempo su di lui sono state ritrovate informazioni compromettenti, come per esempio del materiale pedopornografico sul suo computer.

Alberto Stasi torna a parlare e lo fa dal carcere di Bollate dove sta scontando una condanna di 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi. Stasi si è sempre dichiarato innocente e dice di andare a dormire con il cuore leggero tutte le sere. Dall’inizio della reclusione, nuove evidenze sono state presentate dai legali dell’uomo che oggi, 38 anni, potrebbe rivedere valutata la propria condizione.

Il caso, che prende il nome nella cronaca nera italiana di “delitto di Garlasco”, ha interessato per molto tempo i media. A partire dal 2007, quando venne ritrovato il corpo della giovane Poggi, fino alla conferma della condanna a 16 ani nel 2015. Oggi Stasi lavora all’interno della struttura penitenziaria, mentre della sua vita privata di conosce molto poco.

Il delitto di Garlasco è ancora oggi un fatto di cronaca oscuro, con prove di colpevolezza fragili e non certe. Per questo la deposizione di una richiesta di revisione della condanna ha riacceso l’interesse (anche morboso in alcuni casi) su ciò che era rimasto irrisolto o in dubbio dal 2007. Qual è il movente e dov’è l’arma, per esempio.

Il processo a Alberto Stasi

Fin dall’inizio Stasi si dichiarò innocente. La ricostruzione del ritrovamento del corpo della vittima corrispondeva con un’iniziale analisi della scena del crimine, ma il comportamento sospetto lo portano un mese dopo all’arresto. Dopo appena 4 giorni, il 28 settembre 2007, venne rilasciato per insufficienza di prove.

Il 17/12/2009 e il 06/12/2011 Alberto Stasi viene giudicato innocente nella sentenza di primo grado e nel seguente ricorso in appello. A suo carico vi erano solo “indizi certi ma non gravi” tra cui:

  • presenza del suo DNA sul dispenser di sapone;
  • presenza del DNA di Chiara Poggi sui pedali della bici di Stasi;
  • mancanza di un alibi valido per l’orario presunto dell’omicidio;
  • Stasi non possedeva la bici descritta dai testimoni.

La corte di appello respinge inoltre le richieste dell’accusa di riesaminare la camminata di Stasi sul luogo del delitto e di acquisire per ulteriori indagini una bici nera da donna, corrispondente alla descrizione dei testimoni. La sentenza conclude che non è possibile escludere un tentativo di furto andato male.

Il 18/04/2013 la Cassazione annulla la sentenza di appello nei confronti di Stasi per “non correttezza ed incongruenza logica del ragionamento dei giudici di appello” e viene avviato un processo di appello “bis”.

Dopo il processo di appello “bis” del 17/12/2014 Alberto Stasi è condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio volontario di Chiara Poggi, ridotti a 16 per la richiesta di rito abbreviato da parte dei legali del ragazzo.

Il 12/12/2015 la Corte suprema di Cassazione conferma la sentenza dell’anno precedente con le seguenti motivazioni:

  • Chiara Poggi è stata uccisa da una persona da lei conosciuta;
  • Alberto Stasi ha raccontato il falso riguardo il ritrovamento della Poggi, in quanto se fosse entrato nella casa attraversandola di corsa avrebbe dovuto avere le scarpe sporche di sangue o, perlomeno il tappetino della sua auto doveva avere tracce ematiche riconducibili alla scena del crimine per trasferimento da contatto con le scarpe;
  • Alberto Stasi possiede una bici nera da donna compatibile con quella descritta dai testimoni che non ha menzionato durante gli interrogatori poiché ne ha riconosciuto l’importanza e la possibilità di collegarlo all’omicidio e, oltre a ciò tale bici monta dei pedali che appartengono ad un’altra bici degli Stasi che a sua volta possiede dei pedali con copiose tracce di DNA di Chiara Poggi, che quindi potrebbero essere stati scambiati;
  • Alberto Stasi non possiede un alibi che lo escluda dalla finestra temporale in cui è stato commesso l’omicidio in quanto dalle 9:10 (orario in cui Chiara disattiva l’allarme della propria casa) alle 9.35 (orario in cui Stasi accende il suo computer) potrebbe aver ucciso la Poggi, che dista solo 2 km dalla sua abitazione;
  • l’assassino portava scarpe taglia 42, proprio come Stasi, il quale possiede lo stesso modello compatibile con le impronte presenti sulla scena del crimine.

Il 19/12/2016 i legali di Alberto Stasi richiedono la revisione del processo forti di una perizia genetica sul DNA sotto le unghie di Chiara che corrisponderebbe ad Andrea Sempio, amico del fratello della Poggi.

Le Iene e il Caso Poggi

le iene speciale Garlasco: la verità di Alberto stasi

Alberto Stasi ha inviato una lettera ad un noto programma televisivo che, ha anticipato e dato man forte alle richieste di revisione della sentenza.

In tale servizio ci sono non poche incongruenze, di seguito riportate:

  • Per tutta la durata del video non vengono intervistati né i legali di Chiara né la sua famiglia, indirizzando il servizio verso la dimostrazione della completa innocenza dello Stasi.
  • Oltre alla “commovente” testimonianza della mamma di Stasi e la sottolineatura della morte del padre del medesimo per “l’eccessivo stress delle accuse rivolte al figlio”, viene chiamato in causa l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco, Francesco Marchetto che è fermamente convinto dell’innocenza di Alberto, al punto che testimoniò il falso (n.d.r. sarcasmo), dichiarando di non aver trovato presso la ditta del padre di Alberto Stasi la bicicletta da donna nera che poi risulterà decisiva per incastrare il ragazzo. Per la cronaca Francesco Marchetto è stato condannato il 23/09/2016 a 2 anni e 6 mesi di reclusione per falsa testimonianza.
  • La nota emittente nazionale, così come i legali di Stasi, si dimenticano poi di far presente che il DNA rinvenuto sotto le unghie della Poggi era già stato analizzato a suo tempo e ritenuto non utilizzabile per fini investigativi perché degradato, come riportato nella sentenza della Cassazione. L’ex-comandante dei RIS intervenuti all’epoca dei fatti, Luciano Garofano, al riguardo dichiara che: “Si tratta di una piccola parte, cromosoma Y, cioè maschile, che non permette nessuna nuova identificazione”. 

Il 20/02/2017 Le Iene rincarano la dose con un nuovo servizio volto a confermare l’innocenza dello Stasi, ma anche in questo caso ci sono delle incongruenze da analizzare attentamente:

  • Perché vengono presi in considerazione in maniera superficiale solo 4 punti su sette della sentenza e non vengono citati in maniera approfondita nel servizio gli altri 3?
  • Perché non viene messo in evidenza che Stasi prima si recò personalmente dai carabinieri per denunciare la morte della fidanzata e solo dopo chiamò il 118 “con tono distaccato e freddo” (atti sentenza Cassazione 12/12/2015);
  • Perché non dare spazio ai legali di Chiara Poggi? Perché non sentire l’accusa cosa abbia da dire in merito, invece di intervistare nuovamente Marchetto, un condannato dalla giustizia italiana per falsa testimonianza?

Gli altri fatti che “non tornano alle Iene” rappresentano solo congetture prive di fondamento che servono solo ad alimentare un mistero che non esiste e fomentare rivolte popolari che non dovrebbero nascere, perché ricordiamocelo, è stata assassinata una ragazza di ventisei anni e la famiglia ancora ne piange il lutto.

Insomma, Alberto Stasi ha ucciso Chiara Poggi, tutto quello che ne verrà fuori saranno solo stratagemmi giudiziari per ottenere una riduzione di pena.