Chi è Capo Plaza, la storia del trapper italiano

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Di Redazione Metropolitan

Luca D’Orso, in arte Capo Plaza, è uno dei protagonisti assoluti della trap italiana. A soli 21 anni è riuscito infatti a ritagliarsi una fetta importante della scena italiana partendo, come tanti, dal web

Luca D’Orso nasce a Salerno il 20 aprile del 1998. Trascorre la sua infanzia fra le cure della famiglia a Pastena, un quartiere di Salerno di circa 30mila anime con un porticciolo di pescatori e un bel lungomare che dà sulla costiera amalfitana e cilentana. «Pastena non è né popolare né centrale» racconta Luca a Vanity Fair. «Un giorno c’è la rapina, l’altro non succede niente. Ho conosciuto il lato buono e quello cattivo, l’amico che si è laureato e quello che è finito agli arresti domiciliari.»I D’Orso non sono una famiglia particolarmente abbiente, ma l’amore, quello non manca. «Siamo una famiglia molto unita» prosegue Luca. «Papà lavora come impiegato nell’ufficio delle case popolari, sta nella hall: guadagna mille euro al mese. Mamma fa la contabile mezza giornata in uno studio d’avvocati e prende 300 euro. Mia sorella era la studiosa, adesso ha lasciato l’università». La sua infanzia prosegue nella tranquillità, fino a quando a 9 anni viene folgorato dalla musica, in particolare da un video. È “Stronger” di Kanye West feat Daft Punk. E come dargli torto? Con quell’estetica scintillante al neon, Kanye con gli occhialini a saracinesca e una base che, beh, per molti anni è stata la cosa più vicina al pop dell’anno 3000.A quel punto, la vita di Luca prende una piega inaspettata. Si fa fare dallo zio, un ambulante che vende CD pirata, una compilation con tutto il rap del momento, quello americano, s’intende: Sean Paul, Jay Z, Lil Wayne e via così. «Ma sentivo che mi apparteneva. Mi dicevo: wow, ma allora c’è anche questo nel mondo? Questa è la bella vita? Certi bambini restano affascinati dal calcio, io dal rap. Si vedeva che era gente partita dal niente e ce l’aveva fatta».

goyard Capo Plaza

Se nel 2016 Capo Plaza si fa notare con lo STO Freestyle, è nel 2017 che prende il volo. Ghali capisce subito che da lì a poco Capo Plaza scoppierà, tant’è che lo mette subito sotto contratto con la sua STO Records. La collaborazione fra i due è fruttuosa e in pochi mesi Capo mette a segno una serie di video micidiali, dalla serie degli Allenamento #1, #2 e #3 («Chiamarli freestyle mi sembrava anonimo, l’hanno già fatto troppe persone. Non c’è un nesso tra un video e l’altro, sono soltanto esercizi di stile» racconta nel 2018 a Rolling Stone), fino alle hit che sono Giovane Fuoriclasse e Non cambierò mai.Tramite STO Records e Warner, il giorno del suo ventesimo compleanno, il 20 aprile 2018, Capo pubblica anche il suo secondo album, che non poteva che chiamarsi 20. Ma essendo già in qualche modo legato a una major, alla fine le strade di Luca e STO si dividono. Le strade però con il suo produttore di fiducia, AVA, rimangono tuttora parallele, molto vicine. Tra i feat più importanti c’è sicuramente Tesla con Sfera e DrefGold. «Seguo molto la scena americana, e vedevo nei video e nelle stories questa macchina elettrica con le porte che si alzano ad ali di gabbiano» confida proprio a Red Bull. «Mi sono informato e mi è piaciuta. Quando ero in studio con Dref e Sfera ci siamo detti “Ok, facciamo ‘sto pezzo.” Come lo chiamiamo, come non lo chiamiamo, allora io ho detto: “Raga, se lo chiamiamo Tesla facciamo una roba nuova!” E Sfera fa: “Però ho fatto ‘Lamborghini’, poi ‘Scooteroni’: allora mi apro una concessionaria!” Allora gli ho detto che Tesla significa innovazione, futuro, la nuova wave, è la freschezza, il futuro».