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Chi è Kilicdaroglu, l’uomo che potrebbe battere Erdogan

Kemal Kilicdaroglu è il segretario del partito repubblicano Chp e leader della coalizione di sei partiti che potrebbe mettere fine ai 20 anni al potere del presidente Recep Tayyip Erdogan di cui rappresenta l’antitesi nei modi e nella retorica. Scelto come candidato non senza polemiche e divisioni all’interno della stessa coalizione, Kilicdaroglu ha ottenuto il sostegno anche del partito filo curdo Hdp grazie alla scelta di rinunciare al secolarismo e al nazionalismo senza se e senza ma che ha determinato le sconfitte del proprio partito negli ultimi due decenni. La mossa gli ha procurato un sostegno che potrebbe essere decisivo e al momento ha un peso specifico importantissimo.

Chi è Kilicdaroglu

Il leader del Partito Repubblicano del Popolo (Chp), la principale forza di opposizione in Turchia, è pronto a sfidare il Sultano e mai come stavolta, sondaggi alla mano, l’impresa sembra possibile. Per farlo Kilicdaroglu ha messo su un cartello elettorale composto da ben sei partiti, non tutti convinti all’inizio di convergere sul suo nome per le presidenziali. Anzi, l’annuncio della sua possibile candidatura aveva spaccato l’opposizione con l’uscita dal blocco del Buon Partito (Iyi), la seconda forza dopo il Chp, la cui leader Meral Aksener preferiva quella del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, o in alternativa di quello di Ankara, Mansur Yavas. Il compromesso che ha salvato l’apparente unità dell’opposizione è che, in caso di vittoria, i due sindaci saranno i vice di Kilicdaroglu.

Nel 2007 da vicepresidente del parlamento, Kilicdaroglu denuncia casi di corruzione nel Paese costringendo alle dimissioni un parlamentare dell’Akp. L’episodio gli permette di acquisire visibilità nell’opinione pubblica mentre scala posizioni all’interno del partito tanto da essere scelto come candidato sindaco di Istanbul nel 2009. Nonostante la sconfitta nelle elezioni contro il candidato di Erdogan, un anno dopo Kilicdaroglu viene scelto come il settimo segretario nella storia dello storico partito Chp. In quanto tale, nel 2014 subisce una dura contestazione prima delle elezioni presidenziali, quando si allea con il partito ultranazionalista Mhp (che da fine 2015 sarà in coalizione con Erdogan) nella speranza di incrementare consenso per il proprio candidato, Kemaleddin Ihsanoglu.

La decisione gli inimica i curdi del Paese e non impedisce la vittoria di Erdogan al primo turno. Solo la convocazione di un congresso straordinario del partito lo salva dalla fine della carriera politica. Un altro momento difficile arriva 3 anni dopo, con il referendum che ha decretato il passaggio al sistema presidenziale fra voci di brogli: la vittoria di Erdogan è risicata e ci si aspetta un colpo di coda che non arriva, deludendo la base.

Una svolta nella vita politica di Kilicdaroglu è arrivata nel 2017, con la famosa “marcia per la Giustizia”: 450 km a piedi da Ankara a Istanbul per denunciare la condanna per spionaggio di un parlamentare Chp, Enis Berberoglu, accusato di aver passato al quotidiano Cumhuriyet informazioni coperte da segreto di stato. Nel 2019 è poi arrivata l’apertura ai curdi e all’Hdp in particolare, dopo che in precedenza Kilicdaroglu aveva definito la lingua curda ‘inesistentè. Grazie a questo, Hdp decide di non schierare un candidato e sostenere, con il partito di Kilicdaroglu Ekrem Imamoglu che diventa il sindaco di Istanbul e Mahsur Yavas che conquista la guida della capitale Ankara.

In caso di vittoria, ha promesso ripetendolo come un mantra nei vari appuntamenti che hanno scandito la sua campagna elettorale, governerà la Turchia in modo più democratico rispetto a quanto ha fatto Erdogan. “Libererò il Paese da una leadership autoritaria”, ha spiegato in una intervista ai media tedeschi in cui ha confermato di voler rispettare pienamente ”tutti gli standard democratici dell’Unione europea”.

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