“Cosa fare quando il vostro mondo comincia a crollare? Io vado a passeggio e, se sono veramente fortunata, trovo dei funghi.” Questo l’incipit del saggio che Elena, co-protagonista del nuovo romanzo, nominato al premio Strega, di Chiara Mezzalama, sta traducendo per lavoro nelle prime pagine. Anche il suo, di mondo, sta crollando – un matrimonio che si sgretola, una famiglia che si allontana, una vita costruita con cura che all’improvviso sembra sbagliata. Perciò, decide di scappare e cercare rifugio nella casa di campagna.
In “Dopo la pioggia”, Mezzalama si riconferma esperta nell’introspezione – aiutata senza dubbio dagli anni di lavoro come psicoterapeuta. Il suo primo romanzo, Avrò cura di te, raccontava la storia dell’incontro tra due donne in viaggio, dei cambiamenti nati dall’avvicinarsi e riconoscersi l’una nell’altra. In questo invece, la coppia protagonista, costretta dalla pioggia del titolo a interrompere i rispettivi viaggi, crescerà insieme agli incontri con una miriade di personaggi diversi. Da un appassionato di tartufi, alla donna giapponese stabilitasi nella campagna laziale dopo Fukushima, al convento internazionale trasformatosi in rifugio per la notte.
Chi è Chiara Mezzalama
Romana di nascita, Parigina d’adozione e viaggiatrice da sempre, continua nella sua esplorazione di tematiche profondamente contemporanee. Sullo sfondo di tutti i suoi scritti c’è un mondo che cambia, che confonde i suoi personaggi, nel quale spesso si sentono alla deriva. Il tutto tratteggiato con uno stile introspettivo così realistico da far dimenticare, talvolta, di non star leggendo un diario.
Mezzalama non è estranea alla scrittura autobiografica: ne Il giardino persiano, uscito nel 2015, racconta di un’estate trascorsa a Tehran, dove suo padre si trovava come ambasciatore italiano. Il suo sguardo di bambina filtra gli orrori della violenza, della guerra con l’Iraq, contrapposta alla cornice idilliaca del palazzo e dell’ampio giardino in cui trascorre le sue giornate.
Nello stesso anno esce Voglio essere Charlie, un “diario minimo” delle giornate successive all’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Mezzalama fu molto colpita dall’avvenuto, un po’ perché avvenuto nel quartiere in cui vive, un po’ in quanto immersa nella vita intellettuale parigina. Il reportage non solo narra gli eventi accaduti, ma riflette sulla libertà di espressione e sull’importanza della scrittura, e di quanto esse siano vitali per dare un senso al mondo sempre più complicato in cui viviamo. Dice Mezzalama, in un’intervista con Left:
Che delle persone siano state uccise perché scrivevano, disegnavano, si esprimevano liberamente, a poche centinaia di metri dalla stanza dove adesso ogni mattino scrivo, leggo, penso, mi ha colpito profondamente. Mi sono sentita interpellata come scrittrice, oltre che come persona, da quello che è accaduto.
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