Il cinema by night, cosa ci siamo persi

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Di Federica De Candia

Roma, città caotica e rumorosa. Dove meno si bada se uno è italiano o di nazione diversa. Scrivono alcuni giornali, sentenziano gli osservatori del costume. Luis Borges diceva: “A Roma non ci si va, ma vi si torna”. Perché è un luogo dell’immaginazione universale, anche se non vi si è mai stati. Il sogno ad occhi aperti del cinema.

Ma per entrare dalla porta degli anni ’60, e proseguire, sarà tutto merito delle rimembranze. Il ricordo resta. Di quel mondo fatuo, di irripetibile maestosa grandezza, che finirà nel silenzio. Volti e personaggi che fecero la storia, la leggenda di una Roma by night. Dove tutto avveniva dopo il Tg.

Via Veneto- Foto ph c Marcello Geppetti
Via Veneto – Foto Ph c Marcello Geppetti

Il cinema non va a dormire

Come da “Otto e mezzo“, citando il maestro Fellini, si fanno avanti da un tendone svolazzante, figure piene di charme. E bisogna lasciarsi incantare ogni qual volta, nella nostra mente, fanno capolino. “Durante la notte si sentono ruggire i leoni”. Scriveva nel dopoguerra Carlo Levi. E più che a una savana stellata, o allo zoo di Villa Borghese, probabilmente alludeva alla storia.

Quando i leoni al Colosseo o al Circo Massimo, sbranavano i cristiani. In una metaforica comparazione con i ruggenti uomini della notte romana. Ben altri tipi di leoni, giovani e belli. Dalle fauci insaziabili di mondanità e piacere. Quando la famiglia italiana spegneva il televisore per andare a dormire, puntuale come ogni notte, iniziava il tour dei giramondo.

Via Veneto- Foto ph c Rino Barillari
Via Veneto- Foto Ph c Rino Barillari

Facce da “night”

Viveur mascherati da star, o stelle del cinema che interpretavano se stesse. L’epicentro era via Veneto. Una strada senza traffico, senza automobili impazzite e involgarite da predoni al volante. Dove discreti lampioni corredavano i margini, ma illuminavano come fari del set, all’arrivo dei vip.

E non ne mancava uno, in transito per via Veneto. O che facesse un’apparizione in quello che verrà chiamato “triangolo delle Bermuda“, tra piazza del Popolo, piazza Barberini e Porta Pinciana. Erano gli indimenticabili anni della “Hollywood sul Tevere“. Di via Margutta, di via del Babuino con il Baretto Anni di follia, notti brave, che hanno reso la vita dal sapore dolce.

La notte del cinema non scolorisce

Capitava di vedere un portiere, in rosso cardinale e spalline rialzate con frange dorate, aprire gli sportelli di lussuose automobili. Accostate in silenzio davanti i luoghi di culto. Elsa Martinelli si riconosce. Scende dalla Rolls accompagnata da Willi Rizzo. Anita, basta il nome, vestita di nero, tocca l’asfalto con le lunghe gambe. Alla svedese. Illuminata dai flash dei paparazzi. Con il secondo marito, a cui nessuno fa caso.

Nei pressi dell’Olimpo, si consumò il noto duello tra Walter Chiari e il malcapitato fotografo Tazio Secchiaroli, nel 1958. Lo scatto di Elio Sorci, ancora oggi è il simbolo delle strade romane intessute di spettacolo, quando si spegneva la luce del sole. Una foto che parla in due mosse.

Le foto del cinema raccontano…

Silvana Pampanini, il cui peccato capitale fu quello di aver pronunciato “Totò, io ti voglio molto bene, ma come un padre”, balla non curante in mezzo via Veneto. Il sogno che ha popolato la mente dei maschi italiani, al secolo lo spogliarello di Aichè al Rugantino, resta nello scatto di Secchiaroli. Sembra una festa in una tenda berbera, dove gli uomini seduti intorno, hanno elegantemente ceduto le proprie giacche per preservare il calpestio della bella odalisca. Non solo dai piedi nudi.

Davanti al Number One, negli anni ’70, il nightclub più in voga a Roma, ritrovo di scandali e uomini di mondo, il principe sovrano della notte è Sergio Ferrero. Che i più datati e informati, ricorderanno come un ricchissimo uomo di mondo. Con il suo modo di vestire da figlio del deserto. Un afgano bianco o nero che sembra smuovere il vento, fino all’ingresso del mitico locale. Dalla porta scelta simbolicamente nera.

Spogliarello di Aiché Nana a Roma  - Foto ph c Tazio Secchiaroli
Spogliarello di Aiché Nana a Roma – Foto ph c Tazio Secchiaroli

La notte è piccola per il cinema

A Trastevere, le lunghe notti, melodicamente rasserenate dallo scroscio dell’acqua delle fontanelle, si passano allo Scarabocchio. Arriva Stefania Sandrelli con Nicky Pende. Ultimo playboy in circolazione e suo futuro marito. Nel locale ci sono degli infiltrati. Giovani emergenti nel mondo radiofonico-televisivo. Renzo Arbore a capo del clan naïf.

Di certo non rimorchiatori di lusso, ma ogni sera a cantare con la chitarra, rendono introvabile un tavolo libero. Dal nome improbabile, Le grotte del piccione. Dove cantava Marino Barreto, che sembrerebbe un neomelodico napoletano ma è un cubano. Qui il ritrovo di rampolli e famosi. Come Elsa Martinelli, Rosanna Schiaffino, Gino Cervi, Pasolini, Ugo Tognazzi, Antonella Lualdi.

Le grotte del piccione, ritrovo dopo il cinema   - Foto c Istituto Luce
Le grotte del piccione, ritrovo dopo il cinema – Foto c Istituto Luce

Saluti by Roma…

Qualche insegna di richiamo, luci psichedeliche che attiravano come il blu elettrico degli acchiappa mosche. Queste divennero le attrattive degli amanti delle ore piccole. Pantere che migrarono dal polverone di stelle di via Veneto. Dove bastava un tavolo rovesciato per creare attrattiva e spettacolo.

Dove un cavallo rombante, che andava a benzina non a biada, creava la stessa stupefacente attenzione di una carrozza nel medioevo. Ma, in quel capannello di persone in circolo alla carrozzeria, non c’era invidia. Ma solo meraviglia che alimentava i sogni. Invece, le nuove veglie mondane, sono fatte di vecchi che smaniano per apparire giovani. Che il fascino delle rughe più belle di Hollywood, lo hanno scordato per sempre.

Liz e Burton a Roma per il cinema - Foto repertorio
Liz e Burton a Roma per il cinema – il Foto repertorio

Nightclub, sogni ad occhi aperti

Nuovi ritrovi notturni nascono, con il Jackie’O e il Bella Blu. In quest’ultimo si poteva incontrare anche Alberto Moravia. In beffa alla noia raccontata. Gil, estroso coiffeur delle star, apre per la sua splendente clientela, l’esclusivo privé. Chiaro omaggio a Jacqueline Kennedy Onassis. Sedute di pelle e velluto, tappezzerie da collezione dove si adagiavano Liz e Burton. Gli ultimi romantici.

Dopo l’hotel Majestic ha chiuso, Gil ha venduto, e i marciapiedi non sembravano più le passerelle tinte di tappeti rossi, che aspettavano le falcate degli attori. La farsesca discoteca che ne “La voce della luna”, Fellini ha allestito ad Ostia, è solo un’invenzione cinematografica. Un miraggio. Un’immagine ritrovata, di luoghi appena vissuti pochi anni prima.

Anita Ekberg a Roma- Foto repertorio
Anita Ekberg a Roma- Foto repertorio

Cinema, polvere di sogni

Il tour sfrecciante è finito, su questo inconsueto taxi, in giro nella Babele, nel delirio di una notte brava, che sa farsi anche dolce. “Prego signori, scendere”. La corsa è “aggratiss”, come si dice alla romana. A pagare sono i ricordi. Di questo angolo di vita terrena, di cinema senza recite. Che tutto sembra, meno che esistito per davvero. Si, la fine di un’epoca. Il circo ha sbaraccato, e chissà quando tornerà.

Federica De Candia

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