Clash: 45 anni fa l’esordio discografico

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Di Alessandro Carugini

I Clash sono un gruppo punk rock inglese. Il loro periodo di attività è stato breve ma intenso e furono uno dei gruppi più acclamati dalla critica del periodo. La line up era così composta: Joe Strummer (voce, chitarra ritmica), Mick Jones (chitarra solista, voce), Paul Simonon (basso, voce) e Nick “Topper” Headon (batteria, percussioni). Headon lasciò il gruppo nel 1982 e Jones nel 1983, ed i Clash andarono avanti con nuovi membri negli anni successivi, ma all’inizio del 1986 si sciolsero definitivamente. Le loro esibizioni dal vivo erano particolarmente intense, come tutte le band punk rock del momento. La differenza tra loro ed il resto la fa la sofisticatezza lirica e politica dei testi.

Tutto ha un inizio…

Nel 1976 Joe Strummer, leader della band The 101’ers, stava cominciando a muoversi per tutta Londra. Ma rimase folgorato durante un concerto dei Sex Pistols. In quel momento, egli capì che ci voleva una svolta. Aveva capito che serviva una scossa. Il Rockabilly non funzionava più e ciò che volevano i giovani era il punk. Grazie a Bernie Rhodes, che sarà il manager della futura band, Joe conobbe Mick Jones, Paul Simonon e Keith Levene. Bernie disse: «Credo che dovreste mettere su un gruppo.»

Joe Strummer parlò con i ragazzi e poi andò via dicendo «Mi daresti 24 ore per decidere?»

Dopo 24 ore Joe chiamò Bernie e disse «I 101’ers sono sciolti!»

Nascono così i Clash e la band comincia a farsi strada. Subito ci fu un problema: tre chitarre! Per la musica del momento erano eccessive e questo fu uno dei motivi che spinse Keith Levene a lasciare. Scrisse solo una canzone insieme a Strummer e Jones, “What’s My Name”.

Tra un concerto ed un altro la band entra in studio e registrano insieme a Terry Chimes l’album che porta il loro nome, The Clash. Subito dopo le registrazioni, Terry se ne va e durante l’Anarchy Tour reclutano Rob Harper alla batteria, che lascia il gruppo dopo poco tempo. Neanche il tempo di pensare a come rimpiazzarlo che la posizione viene assunta da Topper Headon.

A scrivere le canzoni son quasi sempre Joe Strummer e lo stesso Jones. Nel gennaio 1977 i Clash lavorano a una serie di demo presso la Scuola Nazionale di Film e Televisione di Beaconsfield. Registrano sotto la guida di Micky Foote, un tecnico del suono che li segue quando suonano live.

Le demo create in queste sessions riescono a convincere la CBS. La casa discografica sceglie allora di mandare il gruppo in sala di registrazione. Inoltre, viene deciso di mantenere Foote alla produzione. La creazione di The Clash dura neppure 21 giorni. Tutto avviene nel febbraio del 1977 presso il CBS Studio 3 di Londra.

I giovani musicisti non perdono l’occasione per mostrare il loro lato ribelle. Una testimonianza di questo loro atteggiamento è riportata nel libro di Gilbert Clash. Death or Glory (2007, Arcana Editore)”, attraverso le parole del tecnico del suono Simon Humphrey: “Non mi stringevano neppure la mano perché mi consideravano un hippie. Si presentavano vestiti con le loro uniformi punk. Erano ansiosi di registrare ma non capivano granché del procedimento. Era proprio quel tipico atteggiamento alla scagliamoci-contro-tutto-e-tutti”. Presentando il disco nella sua classifica dei 500 migliori album, Rolling Stone racconta un’altra particolarità riguardante la realizzazione di questo disco. Nel corso delle registrazioni, ad occuparsi della parte di chitarra è quasi esclusivamente Jones. Strummer, infatti, in qualche modo si rifiuta perché secondo lui la strumentazione che hanno a disposizione in sala è troppo poco “punk”.

The Clash

L’album è inizialmente pubblicato nella sola Gran Bretagna, l’8 aprile 1977 dalla CBS. La produzione di Mickey Foote, attribuisce al disco un suono molto grezzo e ruvido. Foote, dichiarerà: “Mi assicurai che non ci fossero sovraincisioni né si usassero effetti tipo noise gate. L’indicazione era: ‘Collega l’amplificatore, alza il volume fino al tre e lascia perdere tutte le menate!’”.

I brani “White Riot” e “I’m so Bored with the U.S.A.” contraddistinguono sin dall’inizio la forte connotazione politica dei Clash. Va ricordata sicuramente la cover “Police and Thieves”, versione riadattata di un pezzo reggae di Junior Murvin e Lee Perry. L’album esce due anni dopo anche in America ed il brano “I’m so Bored with the U.S.A.” viene censurato e la tracklist originale stravolta.

Oltre che per la carica politica, i Clash si distinguono da subito dalle altre band perché formati da due frontmen, Strummer e Jones, una coppia formidabile perché composta da due personalità molto diverse una dall’altra ma perfettamente complementari sul piano artistico.

La copertina vede Strummer, Jones e Simonon appoggiati a un muro. Non ci sono né il batterista Terry Chimes, uscito subito dopo la registrazione del disco, né Topper, che ancora non ne faceva parte a pieno titolo. Sul retrocopertina, l’immagine della guerriglia urbana a Notting Hill tra i bobbies e le comunità giamaicane a cui Joe e Paul parteciparono e che ispirarono White Riot.

Il punk è nato in America quando ancora non si chiamava punk. Malcom Maclaren e i Sex Pistols lo hanno importato in Inghilterra ed in Europa. I Clash hanno portato nel punk dei concetti più profondi, facendo evolvere un genere rinchiuso in confini molto stretti creati da se stesso.

Alessandro Carugini

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