
Non si è parlato abbastanza di Class of 07, la serie australiana disponibile su PrimeVideo che racconta in chiave dark comedy la reunion di un gruppo di ragazze dieci anni dopo la fine del liceo. Sembra procedere tutto come da copione, quando i non detti e i rancori aleggiano indisturbati tra battute al vetriolo e finte cortesie, almeno fino a quando l’apocalisse non piomba sulla terra e la classe del 2007 si ritrova isolata all’interno del campus studentesco in cui sono cresciute, punto più alto della città e quindi salvo dall’inondazione.
Il punto di forza della serie australiana è la scrittura scorretta e brillante in grado di delineare personaggi deliranti e pieni di straordinarie contraddizioni. Le protagoniste della serie risultano perfettamente caratterizzate nell’esasperazione dei loro traumi – e quindi dei loro inevitabili rancori – e sviluppano i racconti più interessanti negli scontri dialettici. Il risultato è una commedia dall’umorismo nero che regge, proprio grazie al mordente della sua scrittura, lo sviluppo di storie complesse che nascondo nel loro tono superficiale il tempo di sedimentarsi all’interno di un’umanità non così facile da raccontare, soprattutto quando si parla di traumi adolescenziali, figuriamoci nel bel mezzo di un’apocalisse.
Class Of 07, storie di ragazze difficili

A colpire in maniera particolare è il modo apparentemente innocuo e dissacrante con cui la storia si sviluppa. Zoe (Emily Browning), che passa gli ultimi anni della sua vita isolata dal mondo a causa di una figuraccia in diretta nazionale, si presenta alla riunione del liceo in preda a una crisi di nervi. La reietta viene catapultata nel mondo reale, poco importa se fuori si stia scatenando l’apocalisse, perché in quel momento lei e le altre ragazze, felici della strana reunion, si abbandonano al divertimento tra scene dissacranti e battute al vetriolo. Quando le fattone del liceo si ritrovano sul tetto del gazebo del cortile, le ragazze sono costrette a uscire dalla sala e costatare che attorno a loro la città è completamente sparita e il loro campus sembra essere diventato l’ultimo barlume di civiltà rimasto. Le ragazze devono trovare insieme un modo per sopravvivere con le scorte alimentari rimaste e inventando metodi per generare cibo ed elettricità, mentre quella rabbia silenziosa che aleggiava per tutta la festa inizia la sua lenta risalita verso l’eruzione.
L’ambientazione richiama la serie di successo Yellowjackets, ma la sua scrittura è talmente densa di dialoghi brillanti e divertenti che la pronta tragicità degli eventi lascia il posto allo humor nero, nerissimo, tale per cui la storia ribalta se stessa. L’apocalisse sembra quindi il sottofondo necessario, il deus ex machina, per incastrare delle ragazze instabili che hanno rimandato per anni i loro traumi. Il risultato è esilarante: la reginetta cattiva del liceo, redenta nel tempo grazie alle sue azioni benefiche, ritorna a una tirannica routine mentre la ragazza naif, che nella vita ha realizzato il suo sogno di diventare onicotecnica, si ritrova incastrata nella sua stessa bugia e finisce per diventare il medico del gruppo.
Class of 07, tra richiami pop e nostalgia
Inutile dire che una storia del genere si regge esclusivamente sulla qualità di una scrittura accattivante, abilmente lavorata da Romina Accurso e che si sviluppa grazie alla straordinaria interpretazione delle sue protagoniste. Emily Browning, Caitilin Stasey, Emma Horn, Megan Smart sono solo alcuni dei nomi delle attrici che collaborano alla celebrazione di un micro cosmo tutto al femminile che, nella sua narrazione, non ha paura di svelare tutti i punti deboli di una società che, indipendentemente dal genere, si costruisce su complesse personalità autoreferenziali.
La serie stessa costituisce un omaggio alla generazione dei millenials con riferimenti culturali e musicali dei primi anni 2000 – da The Gossip a Lykke Li, da 10 cose che odio di te a Il diavolo veste Prada – che diventano colonne portanti della storia. Class Of 07 non è una serie che si prende molto sul serio e probabilmente anche questo costituisce un ingrediente importante per il suo successo. Giocando con i tempi comici e la ormai attempata nostalgia di una memoria, di un momento storico, a cavallo tra due millenni, di cui ci siamo già dimenticati. Allo stesso tempo basta poco, forse solo un’apocalisse, a ritrovare quel senso perduto di appartenenza e sorellanza tra chi quegli anni li ha vissuti veramente.
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Benedetta Vicanolo