Arriva San Valentino, la festa degli innamorati. Per tutti coloro che vorranno passare questo giorno speciale ascoltando musica rock, ma d’amore, ecco una lista speciale (canzoni d’amore rock). Accomunare la musica rock all’amore, un tempo, poteva sembrare impossibile. Come potevano andare d’accordo la musica della spensieratezza e il sentimento più profondo? Beh, a distanza di quasi settant’anni dalla nascita della musica rock, possiamo dire che sì, è stato possibile. E’ stato possibile, ma non solo; questo connubio ci ha donato capolavori immortali e, in questa nostra lista, li andremo ad analizzare uno per uno.
Prima di partire con questa classifica, dobbiamo fare alcune precisazioni. Tutte le liste sono e saranno sempre opinabili, e, soprattutto in un campo tanto personale come quello dell’amore, fare delle scelte che risultino univocamente accettabili è pressoché impossibile. Per questa ragione, con lo scopo di soddisfare ogni tipo di appassionato del rock, abbiamo cercato di essere il più asettici possibili.
Canzoni d’amore rock, la nostra classifica
20. Angel – Aerosmith
Permanent Vacation – 1987
Partiamo con il botto. Sono gli anni Ottanta, il decennio più romantico del XX Secolo. Alla dance che impazza, si contrappone un distorto hard-rock che, tra una schitarrata e un’altra, si concede degli slanci di tenerezza: le power ballad. E non esiste band che ne abbia saputo incarnare più lo spirito come gli Aerosmith. Stephen Tyler al suo apice, si rende protagonista di una performance di rara potenza emotiva.
19. Love of My Life – Queen
A Night at the Opera – 1975
Iconici, sfarzosi, aggressivi, eleganti, poetici e sempre sopra le righe. I Queen erano questo e molto altro. Nascono come una band hard-rock e si consacrano con quell’inconfondibile stile operistico che li contraddistinguerà sino a “Jazz” (1979). Non potevano di certo mancare in questa classifica; soprattutto se parliamo di “A Night at the Opera”, il loro album più grande.
18. Wonderful Tonight – Eric Clapton
Slowhand – 1977
Eric Clapton, fu un amico intimo di George Harrison, anche dopo avergli soffiato Pattie Boyd, la storica groupie dei Beatles che divenne moglie del chitarrista dei Fab Four. Fu lei a ispirargli questa stupenda ballata bluesy; la donna si stava preparando per una festa, e Slowhand, indispettito dal tempo che Pattie stava perdendo a farsi bella, le disse “sei meravigliosa, stasera”.
17. More than Words – Extreme
Extreme II: Pornograffiti – 1990
Basta solo il video a raccontarci cosa rappresenta questo instant classic del 1993. Un gruppo punk, abituato a distorcere sino allo stremo ogni canzone, decide di staccare le testate e gli amplificatori, imbraccia una chitarra acustica e racconta delle sensazioni amorose che, oltretutto, appaiono difficili anche da narrare a parole. Non bastano le parole per raccontare l’amore. Un brano pregno di ogni simbologia riconducibile agli anni Novanta e, perché no, perfetto trampolino di lancio per gli Extreme anche all’interno di un bacino d’utenza maggiormente ampio. Bastano quattro accordi per entrare nella storia.
16. Me and Bobbt McGee – Janis Joplin
Pearl – 1970
Una storia drammatica e struggente. Tale brano fu scritto da Kris Kristofferson, all’epoca amante della Joplin. La donna incise la traccia per il suo album “Pearl”, dedicandogliela, tuttavia, pochi giorni dopo, all’età di ventisette anni, Janis Joplin fu vittima di un’overdose fatale. Una canzone intensa, irruente e impetuosa, proprio com’era la Joplin. La storia di un amore che non trovò mai compimento, ma che è intrisa della sua essenza in queste stupende note.
15. Layla – Derek and the Dominos
Layla and other Love Songs – 1970
La paternità di tale capolavoro, ormai, è di Eric Clapton, lo sappiamo. Tuttavia, giusto per ricordarci del primo vero supergruppo della storia, abbiamo voluto inserire la dicitura originale. Del resto, “Layla”, difficilmente sarebbe stata un evergreen se tra i suoi compositori non avesse figurato il nome di Duane Allman, chitarrista, all’epoca, considerato alla stregua di slowhand. Intramontabile.
14. Release – Pearl Jam
Ten – 1991
Quando esplose il grunge, che i Pearl Jam fossero i più romantici del quartetto di Seattle era chiaro a tutti. Nella loro trentennale carriera, Eddie Vedder e soci si sono resi protagonisti di ballate pregne di dolcezza e di malinconia, simboleggianti appieno la faccia più poetica della disillusione tipica degli anni Novanta. Questa gemma, tratta dal loro storico album di debutto, sotto certi aspetti, rappresenta una pietra angolare, una esemplificazione di tali concetti.
13. The Book of Love – The Magnetic Fields
69 Love Songs – 1999
In Italia, questo brano l’abbiamo conosciuto grazie a Peter Gabriel, autore di una maliarda cover orchestrale. Tuttavia, per la pregnanza di significati di cui è intrisa la versione originale, contenuta nell’album che, non a caso, si chiama “69 Love Songs”, non possiamo non inserire questa. Un brano estremamente semplice, tanto zeppo di dolcezza quanto di possanza. La voce baritonale di Stephin Merritt, la sua chitarra, l’eterea atmosfera e la semplicità di un brano tanto essenziale quanto evocativo, non possono che restituirci uno degli instant classic più importanti degli ultimi trent’anni.
12. Think of Me with Kindness – Gentle Giant
Octopus – 1972
Affossati dal successo di gruppi come Genesis, Yes, King Crimson ed Emerson, Lake & Palmer, i Gentle Giant – artefici di una discografia di grandiosa fattura – sono stati riscoperti solo negli ultimi anni, divenendo una delle band simbolo del prog degli anni Settanta. “Octopus”, il loro album più famoso, oltre a essere pressoché perfetto, ha anche il pregio di averci donato una delle ballate d’amore più belle di sempre. Intensa, pregna di variazioni sul tema, con un testo delicato supportato dal cantato soffice di Derek Shulman, si condensa in appena tre minuti, ma risulta ineffabilmente bella.
11. All I Want Is You – U2
Rattle than Hum – 1988
Una delle band più amate degli ultimi trent’anni in una prova di rara intensità. L’inconfondibile cantato di Bono e l’altrettanto celebre delay di The Edge, trovano compimento del loro capolavoro in connubio con un’orchestra. Una canzone dal testo parecchio profondo e personale, scritta da Bono con l’intento di riallacciarsi a “With or Without You”, altro classico della band irlandese.
10. Golden Brown – The Stranglers
La Folie – 1981
Siamo nel 1981, la dissoluzione del punk ’77 ha creato una frammentazione mai vista prima. C’è chi sperimenta, chi diventa goth, chi fa dei synth la propria religione e chi rimane fedele al punk dando luce all’hardcore. Pertanto, com’è possibile che, tra tutto questo marasma, una band di radice punk come gli Stranglers,sia riuscita a farci amare un brano così barocco, suonato persino con un clavicembalo? Semplice: è un brano magnifico, poetico. Da lasciare senza fiato. Un perfetto esempio di classicismo misto a genio e a modernità.
9. Love Street – The Doors
Waiting for the Sun – 1968
Dopo Janis Joplin, il secondo membro del Club 27 di cui ci occupiamo è, inevitabilmente, Jim Morrison. Di certo non il brano più rappresentativo della carriera dei Doors, tuttavia, l’intensa e tragica storia d’amore tra il frontman e Pam Courson, è riassunta tutta qui. Entrambi si tradirono diverse volte, eppure, nonostante le gelosie e le liti, nessuno dei due poteva fare a meno dell’altro. La morte di Jim, infatti, trascinò Pam nel tunnel dell’eroina, portandola a procurarsi un’overdose volontaria per, a suo dire, “raggiungere Jim”.
8. Into My Arms – Nick Cave and the Bad Seeds
The Boatman’s Call – 1997
L’australiano con lo sguardo da lupo, dopo il ruvido post-punk dei Birthday Party, si trasferì in Europa e assunse delle nuove vesti da cantautore. Qui, durante le registrazioni del singolo “Henry Lee”, cantato in duetto con PJ Harvey, tra i due nacque una folgorante e devastante relazione. La fine della loro relazione, voluta dalla Harvey a causa delle dipendenze di Nick, lo portò a scrivere, per questo singolo, delle liriche profonde, intrise di malinconia, ma, al contempo, pregne di un ottimismo verso il sentimento dell’amore inteso nella sua accezione più pura.
7. Downtown Train – Tom Waits
Rain Dogs – 1985
Un vagabondo che dorme sulla metropolitana del centro. La sua vita devastata e priva di un futuro, vede un barlume quando una bellissima donna varca la soglia del treno. Un’illusione d’amore restituisce la vita a un uomo privo di scopi. La poesia, lo splendore delle liriche del cantautore dalla voce rugginosa, il quale, in gioventù ebbe lui stesso a conoscere la vera povertà, dormendo nella vecchia auto di famiglia poiché privo di una casa. Perché, com’era solito dire lui, “preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui”.
6. Your Song – Elton John
Elton John – 1970
Forse il singolo più celebre del sir britannico. Il cantato armonioso, con l’arrangiamento barocco e sinfonico, si sposa perfettamente con la dolcezza del testo scritto da Bernie Taupin, autore di uno dei testi più celebri e replicati di sempre. Una semplice dedica alla propria fidanzata dell’epoca, divenuta un pezzo di storia della musica.
5. Nights in White Satin – The Moody Blues
Days of Future Passed – 1967
Arrangiamenti bachiani, cantato armonioso, classicismo e un’orchestra d’accompagnamento. Ci sono tutti gli elementi tipici del prog… due anni prima. Appare difficile pensarlo, ma senza questo brano – e senza “A Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum -, probabilmente, il prog non sarebbe mai esistito. Un evergreen intramontabile e indimenticabile.
4. Thank You – Led Zeppelin
Led Zeppelin II – 1969
Esplosivi, chiassosi, sfrontati, eccessivi. I Led Zeppelin riscrissero il mondo della musica rock estremizzando i concetti di british blues visti negli anni precedenti con gli Yardbirds e i Cream. Eppure è noto come la band del dirigibile, negli anni, si sia sempre distinta per le ballate di stampo folk. Questa, forse, ne è la più significativa. La dodici corde di Jimmy Page, l’inconfondibile timbro di Robert Plant – forse la voce più riconoscibile del rock -, lo stupendo organo di John Paul Jones e la batteria tanto potente quanto dolce di John Bonham, rendono “Thank You” uno dei brani più belli degli Zep.
3. Something – The Beatles
Abbey Road – 1969
Abbiamo già parlato di Pattie Boyd come musa di Eric Clapton, pertanto, non dovrebbe stupirci come, otto anni prima, ancora sposata con George Harrison, la ragazza fu d’ispirazione anche per questa indimenticabile gemma dei Fab Four.
2. Wild Horses – The Rolling Stones
Sticky Fingers – 1971
Pensate un attimo a chi fossero e a come venissero visti gli Stones all’epoca. Sentire un brano così malinconico e intenso, suonato da loro era inconcepibile. Eppure avvenne, e fu un capolavoro. Forse la prima vera power ballad di sempre, capace di far scorrere virili lacrime a chiunque. Uno dei motivi per cui, dopo quasi cinquant’anni, “Sticky Fingers” rimane, senza dubbio, l’album più maturo degli Stones.
1. Little Wing – The Jimi Hendrix Experience
Axis: Bold as Love – 1967
Non poteva essere altrimenti. Jimi Hendrix in grande spolvero, accompagnato da Noel Redding e Mitch Mitchell, ci porta all’interno della canzone perfetta. Un testo schietto, diretto, dedicato alla fidanzata vista come fonte d’ispirazione, sorretto dai meravigliosi fraseggi alle sei corde di Hendrix, il quale conclude con uno degli assoli più celebri di sempre. Un assolo pregno dell’inimitabile emotività che l’artista di Seattle metteva nella sua chitarra. Signori, ecco a voi la quintessenza del rock.
MANUEL DI MAGGIO
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