Giuni Russo è stata una delle voci italiane più belle di sempre. Dotata di un talento naturale e straordinario che le permetteva di cantare canzoni di diverso genere, a distanza di anni dalla sua prematura scomparsa, rappresenta una delle artiste più amate ed è a lei che è dedicata parte della puntata di Techetechetè in onda questa sera subito dopo l’edizione delle 20 del Tg1. Classe 1951, dopo varie esperienza e una lunga gavetta, conquista il successo con il brano Alghero che, ancora oggi, è apprezzatissimo dal pubblico. Un’estate al mare, poi, conferma il successo dell’artista che, ad un certo punto della sua carriera, deve fare i conti con un’amara scoperta.
La collaborazione con Battiato, che le ha cucito addosso diversi brani, le ha consentito invece a quel punto di iniziare un lungo e particolarissimo percorso di ricerca vocale e strumentale. Tanto che nel 1988 esce “A casa di Ida Rubinstein”, un album in cui Russo interpreta note arie e romanze di Bellini, Donizetti e Verdi e, nonostante lo scarso successo nelle vendite, dà però vita al primo esempio in assoluto di “musica di confine”, che mescola cioè musica da camera, blues, jazz e lirica. Un album che riesce a pubblicare sempre e solo grazie al sostegno di Battiato e che spalanca le porte su un universo fino ad allora mai esplorato in Italia.
Negli utimi anni della carriera la svolta mistica, con l’interpretazione di testi sacri antichi, soprattutto di San Giovanni della Croce (“La sua figura”) e Santa Teresa d’Avila. Incide alcuni brani, come “La sposa”, con il coro delle carmelitane scalze di Milano (“Il carmelo di Echt” di Juri Camisasca, interpretata anche da Battiato, è un omaggio a Edith Stein, la carmelitana trucidata dai nazisti). Scelte artistiche che non solo le grandi case discografiche non seppero capire, cercando piuttosto – per interesse – di andare dietro ai gusti del pubblico, ma che in diversi casi provarono addirittura a ostacolare e reprimere. Senza successo: nonostante la grande sofferenza, Giuni Russo proseguì per la sua strada, facendo ciò che amava e non lasciando imprigionare la sua voce straordinaria dalle Sirene del successo.

Nel 1999, Giuseppa Romeo, questo il vero nome dell’artista, scoprì di avere un tumore. Giuni Russo cominciò immediatamente le cure e nel 2003 si presentò sul palco del Festival di Sanremo per l’ultima volta con il brano Morirò d’amore. L’artista continua a combattere contro la malattia che, però, ha il sopravvento il 14 settembre 2004 quando l’artista muore.
Giuni Russo non ha avuto figli e ha sempre protetto la propria vita privata preferendo far parlare di sè per il suo talento musicale. Nella sua vita, però, per 36 anni, c’è stata Maria Antonietta Sisini con cui ha avuto un lungo sodalizio musicale. Giuni Russo non ha mai parlato del proprio privato, ma pare che per 36 anni sia la stata la sua compagna anche se non ci sono mai state conferme.
“Purtroppo sono costretta a rompere il mio riserbo sulla malattia di Giuni Russo, artista con la quale ho lavorato e vissuto per 36 anni e di cui porto avanti l’eredità artistica. Mi riferisco alle dichiarazioni di Donatella Rettore nella trasmissione Tv ‘Vieni da me’ di Rai1”.
“Rettore – ribadisce Sisini – non ha visto né sentito Giuni negli ultimi anni. Giuni nel 2004 non ha fatto chemioterapia, ha smesso nel 2003. Dopo le sedute di chemio non aveva nessuna voglia di parlare al telefono con chicchessia… Giuni è stata assistita dalla sottoscritta e dalla Vidas, che non smetterò mai di ringraziare perchè grazie alle loro cure Giuni non ha sofferto. Non vado oltre, perchè ho sempre tenuto il riserbo che Giuni merita”, conclude la produttrice, musicista e scrittrice, che dopo la morte di Giuni Russo, si è dedicata a preservarne l’eredità artistica con l’Associazione Giuni Russo.