Con milioni di persone costrette a stare in casa chiuse tra le proprie mura domestiche, era inevitabile che l’uso della rete sarebbe cresciuto con numeri da capogiro. Le nuove imposizioni che ormai accompagnano la vita quotidiana già da mesi hanno fatto sì che ci si abituasse a studiare da casa, a lavorare ed a rivolgersi al web per qualsiasi altra necessità.
Nei mesi di lockdown si è registrato un boom di traffico di dati, soprattutto in quello primaverile (che è stato anche il più rigido). Un incremento che in alcuni casi ha sfiorato il 50% contribuendo a portare a termine quella famosa rivoluzione digitale da anni in atto e che in Italia faticava a prendere una svolta definitiva.
Può essere questo l’unico aspetto positivo che il nefasto 2020 ci ha lasciato? Non del tutto, dato che con il Covid è cresciuta anche la cybercriminalità, quindi tutto quel nugolo di reati che si esplicano direttamente in rete.

I numeri sulla cybercriminalità

Videoconferenze, webinar, lettura dei giornali in rete, ricerca di informazione ed acquisto sugli ecommerce. Un flusso enorme ed ininterrotto di dati (che tra l’altro sta evidenziando maggiormente il famoso digital divide del paese, tra aree dove la connessione internet è veloce ed altre arretrate, soprattutto nel sud) durante tutto l’arco della giornata.
Ecco allora che anche malintenzionati e truffatori ne hanno approfittato e si sono adeguati, spostando in rete i propri profitti. Secondo i dati relativi allo scorso anno, nel 2020 si è registrato un record di interventi da parte della Polizia Postale con risultati importanti.
Si parla soprattutto di pedopornografia e reati connessi, con tanti portali che sono stati smascherati ed oscurati; furto di dati di identità, in crescita proprio per via del fatto che tanti utenti hanno fatto ricorso alla rete per pagare bollette, aprire account, registrarsi su siti e portali vari condividendo quindi i propri dati. Anche scuole ed università hanno subìto furti e sottrazione dei dati per l’accesso alla posta elettronica.

I numeri delle truffe in rete

C’è poi il discorso degli investimenti in rete: anche qui le truffe sono salite, come riporta il sito Migliori-investimenti.com, nei mesi del lock down. Si parla di un +30% rispetto all’anno precedente e, aspetto da ricordare, sempre nel corso dell’anno la Consob ha chiuso oltre 300 siti legati a piattaforme che operavano senza avere i requisiti in linea con le direttive italiane in materia di investimenti.
Tutto in sostanza si rincorre e diventa un continuo susseguirsi di nuove opportunità nate dalla crisi economica in atto (una delle più grandi che l’umanità ricorderà), e truffe che nascono proprio dalla presa di coscienza da parte dei malintenzionati che ora il loro ‘business’ si è spostato online.