I talebani hanno annunciato di aver preso il «totale controllo» della valle del Panjshir, l’ultimo bastione di resistenza ai militanti islamici, guidato da Ahmad Massoud, nella provincia del Nord-Est dell’Afghanistan. «La provincia del Panjshir, ultima roccaforte del nemico mercenario, è stata completamente conquistata», ha comunicato in un tweet Zabiullah Mujahid, portavoce dell’Emirato islamico dell’Afghanistan. Al contempo le forze di sicurezza talebane hanno issato la bandiera bianca davanti l’ufficio del governatore del Panjshir. «Con questa vittoria – ha aggiunto il portavoce – il nostro Paese è ora completamente fuori dal baratro della guerra. Alcuni degli insorti sono stati sconfitti mentre i rimanenti sono fuggiti dalla valle». Nel comunicato, Mujahid ha assicura alla popolazione presente nel territorio che «non ci saranno discriminazioni nei loro confronti»: «Voi siete tutti nostri fratelli, lavoreremo al vostro fianco e insieme a voi creare una nazione».

Solo ieri Ahmad Massoud, figlio del “Leone del Panjshir”, assassinato nel settembre 2001 da al-Qaeda, nonché erede della guida del Fronte della resistenza nazionale (Nfr) dell’Afghanistan, aveva lanciato un ultimatum ai talebani, annunciando che che il suo gruppo era pronto a fermare i combattimenti se i talebani avessero interrotto «i loro attacchi e il movimento militare in Panjshir e Andarab». In un comunicato su Twitter, un portavoce del Nfr ha annunciato: «Siamo bombardati da droni pakistani, siamo sotto l’invasione diretta dell’Isi (l’agenzia pakistana di spionaggio, ndr)». E dopo scontri delle ultime ore, l’Nrf ha annunciato che lo storico portavoce di Massoud, Fahim Dashtay, è stato ucciso in un attacco dei talebani, così come l’alto comandante Abdul Wudod Zara.

Domenica sera Massoud ha pubblicato un comunicato su Facebook in cui diceva che i ribelli erano pronti a negoziare un cessate il fuoco con i talebani per raggiungere una «pace duratura». Sempre domenica è stato ucciso nei combattimenti Fahim Dashti, il portavoce dei ribelli e uno dei più importanti consiglieri di Massoud.

La valle del Panjshir fu un punto centrale sia della resistenza afgana contro i sovietici, che occuparono l’Afghanistan negli anni Ottanta, sia contro il successivo governo dei talebani, che non riuscirono mai a conquistarla. Compresa in una lunga e stretta valle, la provincia è difesa da ex soldati e membri delle forze di sicurezza afgane, che negli ultimi mesi hanno trovato rifugio nella zona e si sono uniti agli abitanti che non accettano il regime talebano.

Secondo Inamullah Samangani, membro della commissione culturale talebana, citato da Tolo News, i talebani sarebbero pronti ad annunciare il loro nuovo governo, dopo tre settimane di gestazione. Secondo un analista afghano, Syed Ishaq Gilani, citato dall’emittente, “ci saranno decine di ministeri tecnici e ad occuparli dovrebbero essere dei tecnici competenti”. Secondo Gilani, inoltre, i talebani “dovranno prendere in considerazione la democrazia nel futuro sistema politico”. Le uniche certezze nella composizione della leadership del nuovo Emirato sono i nomi di Hibatullah Akhudzada come guida suprema, e di Baradar, co-fondatore dei talebani, come capo politico. In primo piano anche il figlio del defunto mullah Omar, Mohammad Yakoob e Sher Mohammad Abbas Stanikzai, vice capo dell’ufficio politico di Doha.