Massoud, leader della nuova resistenza ai talebani, apre a un nuovo governo

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Di Redazione Metropolitan

Conflitto a fuoco all’ingresso Nord dell’aeroporto di Kabul tra forze di sicurezza afghane e un gruppo di assalitori di cui non si conosce l’identità. Un soldato afghano è rimasto ucciso e ci sono altri tre feriti. Nello scontro sono state coinvolte anche truppe della Germania e degli Stati Uniti, che sono rimaste illese. Nello stesso scalo si sono registrate 20 vittime in 7 giorni a causa della calca per fuggire dal Paese. Di fronte all’ipotesi di Usa e Gb di estendere le evacuazioni oltre il 31 agosto, i talebani rispondono con le minacce: “Ci saranno conseguenze”. Shaheen, portavoce dei miliziani, sostiene che le donne afghane avranno “gli stessi diritti delle occidentali se indossano   l’hijab”. Domani è previsto il G7, con l’Italia che lavora anche a un G20 straordinario con Cina e Russia. Intanto Massoud, leader della nuova resistenza ai talebani, apre a un nuovo governo a patto che sia “inclusivo”.

“I distretti di Bannu, Pul-e-Hisar e Deh Salah di Baghlan sono stati completamente ripuliti dal nemico”. Lo si legge sul profilo Twitter del portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid. “I Mujahideen erano di stanza alle porte del Panshir dalle direzioni di Takhar, Badakhshan e Andarab. Il Passo Salang è aperto e il nemico è sotto assedio nel Panshir. L’Emirato Islamico sta cercando di risolvere il problema attraverso i colloqui”, conclude il messaggio del portavoce. Nei giorni scorsi, la resistenza nella regione del Nord aveva rivendicato di avere ripreso ai talebani i tre distretti.

“Sono pronto a formare un governo inclusivo con i talebani attraverso negoziati politici, un governo estremista in Afghanistan è inaccettabile”. Lo ha detto in un’intervista a al-Sharq Al-Awsat, Ahmad Massoud, figlio del leggendario Ahmad Shah Massoud, che negli anni ’90 guidò la resistenza contro i talebani fino a quando fu ucciso, due giorni prima degli attentati dell’11 settembre 2001.    

“Siamo pronti a parlare con i talebani, siamo già in contatto e i nostri rappresentanti si sono incontrati più volte. Anche noi – sottolinea Massoud – siamo musulmani, anche noi vogliamo la pace, quindi lavoriamo insieme, però il movimento vuole imporre con le armi cose che noi non accetteremo. Se vogliono la pace, e ci parlano e lavorano con noi, siamo tutti gli afghani e ci sarà la pace”. L’Afghanistan, spiega Massoud, “non è mai stato, non ha mai avuto un forte sistema centralizzato. In questo ha fallito per più di 100 anni ed è stato dimostrato che la soluzione migliore è il decentramento e l’empowerment regionale senza danneggiare l’integrità territoriale. L’Afghanistan è una nazione, ma non deve essere gestito da una città, poiché è come la Svizzera, ha nazionalità e lingue diverse. Ma a causa della corruzione dilagante e della cattiva governance causate dal sistema di governo e di sicurezza altamente centralizzato, il governo afghano non è riuscito a ottenere il sostegno della popolazione. Questa società afghana diversificata e multietnica ha bisogno di un sistema politico decentralizzato”. Il Panshir, ricorda Massoud, “è l’unica provincia che resiste, l’intero Paese è caduto, ma noi teniamo duro, così come abbiamo sconfitto i sovietici negli anni ’80 e come abbiamo sconfitto i talebani negli anni ’90. Sono disposto a perdonare il sangue di mio padre per portare pace, sicurezza e stabilità nel Paese”. La guerra sarà “inevitabile” se i militanti islamici rifiutano il dialogo ha detto Ahmed Massoud in un’intervista ad al Arabiya. “Abbiamo affrontato l’Unione Sovietica, saremo in grado di affrontare i Talebani”, ha ribadito, dopo che i militanti hanno dato questa mattina un ultimatum di 4 ore perché la Valle del Panshir, ultimo nucleo della resistenza, si arrenda.