L’assemblea plenaria della Cop27 di Sharm el-Sheikh ha approvato il documento finale della conferenza. Il documento salva l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow l’anno scorso.
Dopo quasi 30 ore in più rispetto al programma iniziale, la Cop27 di Sharm el-Sheikh ha raggiunto l’accordo sulla creazione di un fondo per pagare perdite e danni ai Paesi colpiti da una crisi climatica che non hanno contribuito a creare. Un risultato, questo, arrivato all’ultimo miglio, con una sessione plenaria iniziata a notte fonda. Dopo l’accordo sono arrivate a stretto giro le reazioni, tra approvazione e delusione: dall’Ue all’Onu, fino alle associazioni che si battono contro il cambiamento climatico
L’Unione europea ha espresso “delusione” per la “mancanza di ambizione” nell’accordo finale della confernza sul clima Cop27 nella tabella di marcia per ridurre le emissioni di CO2
Inoltre l’Unione europea ha espresso “delusione” per la “mancanza di ambizione” nell’accordo finale della confernza sul clima Cop27 nella tabella di marcia per ridurre le emissioni di CO2. “Quello che abbiamo davanti non è abbastanza da costituire un passo in avanti per la popolazione del pianeta. Non porta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte degli inquinatori maggiori per un incremento e un’accelerazione delle loro emissioni”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans
“Quello che abbiamo davanti non è abbastanza da costituire un passo in avanti per la popolazione del pianeta. Non porta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte degli inquinatori maggiori per un incremento e un’accelerazione delle loro emissioni”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, chiudendo a Sharm El Sheikh la conferenza per il clima dell’Onu.
Si sottolinea l’importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si auspica l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l’eliminazione. Soprattutto, non dice nulla su riduzione o eliminazione dell’uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi paesi.
Un dato positivo, seppur parziale, c’è ed è la creazione del fondo per i danni climatici subiti dai paesi più poveri la cui quantificazione, le modalità di erogazione e chi dovrà versare i soldi non è stato definito. Questo fondo rischia di incagliarsi allo stesso modo di quello sulla mitigazione per i paesi più poveri da 100 miliardi di dollari anno che solo in parte sono stati erogati. Le recenti alluvioni in Pakistan hanno prodotto danni per oltre 30 miliardi di dollari. Su quali nazioni dovrà versare le risorse sul fondo loss & damage ci sarà ancora da discutere considerato che la Cina superpotenza economica viene considerata ancora un paese in via di sviluppo.
Secondo il Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED) tra il 1998 e il 2017 gli eventi estremi come frane e alluvioni, hanno provocato nel mondo oltre 160.000 vittime, con perdite economiche stimate intorno ai 660 miliardi di dollari. Un rapporto del gruppo assicurativo Swiss Re evidenzia come l’alluvione che nel luglio del 2021 ha interessato alcune aree della Germania e del Belgio abbia causato danni economici superiori ai 40 miliardi di dollari, di cui circa 13 coperti da assicurazione. L’Agenzia europea per l’ambiente ha sottolineato la rilevanza delle perdite causate dagli eventi climatici estremi soprattutto per i paesi maggiormente esposti, tra cui l’Italia. L’osservatorio Climate Finance , della School of management del Politecnico di Milano ha stimato per il 2018 in 133 miliardi di euro la penalizzazione che la crisi climatica ha provocato sulle attività economiche e che un grado in più causa un -5,8% di fatturato.
Mentre Greenpeace “accoglie con favore l’accordo della Cop27 per l’istituzione di un Fondo per il finanziamento delle perdite e dei danni (Loss and damage), una base importante verso la giustizia climatica”. “Ma resta da capire – si legge in una nota – se i governi riusciranno a svincolarsi dalla morsa dell’industria dei combustibili fossili, la cui presenza si è fatta sentire anche al vertice di Sharm el-Sheik”
Anche per Legambiente, “se da una parte con il Fondo Loss and Damage questa Cop27 porta a casa un importante risultato, dall’altra delude sul fronte delle fossili, perché non è stato fatto nessun passo avanti rispetto all’accordo di Glasgow sul phase-out dei combustibili fossili”. “La Cop27 – dice Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – ha affrontato positivamente le conseguenze della crisi climatica con l’Istituzione del Fondo Loss and Damage, però non è riuscita ad affrontare la causa principale della crisi: la dipendenza dai combustibili fossili”