Copa América: giornata uno

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Di Redazione Metropolitan

In attesa di vedere questa notte la squadra campione in carica, il Cile, scendere in campo per il suo debutto contro la wild card giapponese, i primi 90’ di Copa América hanno già rivelato molto del massimo torneo continentale.

Colombia sugli scudi. Argentina no.

La Colombia di James è senza dubbio la squadra che più ha impressionato nella prima tornata di questa Copa América. Non solo per il tipo di gioco espresso, ma soprattutto per i rivali contro i quali si sono dovuti confrontare: l’Argentina. Certo, forse sarebbe stato più corretto indicare semplicemente “Messi” come rivale dei cafeteros. Perché? Perché l’Argentina si è rivelata per quello che è in questo momento: un cantiere aperto con un fuoriclasse che da solo non riesce a vincere le partite. Almeno per adesso.

Messi esce sconsolato dopo la sconfitta con la Colombia durante la prima giornata di Copa América (Ph: Diaro Ole)

Ci ha provato, el diez, ma la squadra è sembrata disordinata e priva di un’idea di gioco che non fosse quella di dare palla alla pulce e sperare. Ma tornei come la Copa América, dove passione e tecnica si incrociano e si amalgamano, non fa sconti. Con Messi la tecnica è assicurata, ma la passione (la garra) deve venire da dentro. Vedremo se nella notte tra mercoledì e giovedì contro i Guaraní i giocatori di Scaloni ritroveranno la passione, senza lasciare da solo il proprio capitano in campo e con la stampa, cercando di giustificare con gli occhi lucidi una sconfitta cocente e senza appello.

I cafeteros, dalla loro, hanno invece mostrato un gioco ordinato in fase difensiva, con un trequartista dai pieni più che buoni in grado di far gioco (James), un orgoglioso leader in attacco (Falcao), con delle fasce infuocate (Cuadrado e Martinez) e dei subentranti di lusso (Zapata in primis). Ma soprattutto hanno dimostrato di essere una papabile vincitrice della Copa América 2019. Quella dei giorni scorsi è stata infatti una vittoria che rimarrà nella storia della tricolor, al pari di quella notte di molti anni fa in cui Ivan Ramiro Cordoba e compagni massacrarono 5 a 0 al Monumental l’Argentina. Dopo 12 anni senza vittorie contro l’albiceleste, la Colombia ha dimostrato di essere solida e di avere estro davanti. È ciò che serve per arrivare in fondo alle grandi competizioni.

Uruguay e Brasile: ok

Sì, la Bolivia, lontano da La Paz, fa da sempre fatica a mettere in difficoltà avversari di caratura come il Brasile. Ma per più di metà della partita i verdeoro non sono riusciti a rompere il comparto difensivo boliviano, trovando anche qualche difficoltà a creare gioco. Hanno avuto bisogno del rigore di Coutinho per aprire le marcature e aggiudicarsi i primi tre punti. I ragazzi Tite, nonostante le difficoltà dettate dalla bufera Neymar, restano indubbiamente, dopo i primi 90’, la favorita numero uno.

Lodeiro, in gol durante la prima giornata di Copa América, saluta il Maestro Oscar Washington Tabarez in panchina (fonte: Diario Ole)

Ma occhio all’Uruguay. Mai sottovalutare l’Uruguay. Mai. I Charrúa infatti hanno iniziato così: 4 a 0 ad un Ecuador che arrivava in buona forma in questa Copa América. E invece hanno trovato davanti a loro una squadra che, come al solito, non tradisce mai negli appuntamenti importanti. Lodeiro, nonostante le brutte prove in preparazione e le chiacchiere poco gratificanti sui giornali uruguaiani, è stato confermato titolare alle spalle di Cavani e Suarez dal venerabile Maestro Oscar Washington Tabarez. E il ragazzo ha piazzato subito il notevole gol dell’1 a 0. Poi il duo offensivo (che ha pochi uguali nel mondo) ha fatto il resto. “Un dolce è molto buono, ma rovina i denti”, ha detto a margine della partita Tabarez. Non a caso lo chiamano Maestro. Però…occhio a questo Uruguay.

Le altre due partite hanno visto la sorpresa Qatar (altra wild card) pareggiare 2 a 2 contro il Paraguay. Mentre Venezuela e Perù, due squadre in notevole crescita, hanno dato vita ad un divertente 0 a 0, con un Perù troppo sprecone.