Corea del Nord, il rapporto dell’ONG: individuati 318 siti per le esecuzioni pubbliche

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Di Redazione Metropolitan

Il Transitional Justice Working Group, ONG sudcoreana, pubblica un rapporto basato sulle interviste a 610 disertori della Corea del Nord. Le vittime vengono giustiziate davanti a migliaia di cittadini.

Sono almeno 318 i siti per le esecuzioni pubbliche in Corea del Nord e 25 quelli adibiti al deposito dei corpi. È questo l’inquietante scenario che fuoriesce dalla relazione pubblicata martedì scorso dalla ONG sudcoreana Transitional Justice Working Group dal titolo “Mapping the fate of the dead: killings and burials in North Korea”.

La relazione sulle esecuzioni pubbliche in Corea del Nord

Il lavoro, che va ad aggiungersi ed arricchisce quello precedente pubblicato nel 2017, illustra le violazioni dei diritti umani che avvengono sistematicamente in Corea del Nord, affrontando l’argomento delle esecuzioni pubbliche e del trattamento riservato ai cadaveri delle vittime.

Basandosi sui dati già in possesso e intervistando 610 disertori nordcoreani nell’arco di quattro anni, la maggior parte dei quali sono donne, l’ONG è riuscita a ricostruire parte del sistema repressivo messo in atto dal regime nei confronti dei cittadini che, a vario titolo, si sono macchiati di crimini commessi ai danni dello stato.

I siti per le esecuzioni

Grazie anche all’uso di immagini satellitari, sono stati individuati 318 siti per le esecuzioni pubbliche; luoghi come mercati, cortili delle scuole, rive dei fiumi e strutture sportive. Spazi pubblici di facile accesso per permettere al maggior numero possibile di cittadini di assistervi, spesso obbligati dal regime al fine di instillare nella popolazione una paura che funga da deterrente al compimento dei reati.

Corea del Nord, esecuzioni pubbliche. Mappa suddivisa per province dei luoghi dove avvengono le esecuzioni
I luoghi delle esecuzioni – Photo Credit: Transitional Justice Working Group

I reati commessi dai condannati

La maggior parte dei condannati a morte vengono accusati di aver commesso reati che vanno dall’omicidio o tentato omicidio al traffico di esseri umani o altri di tipo economico e soprattutto politico, tra i quali crimini contro lo stato o contro la nazione.

Non mancano, però, condanne per reati meno gravi come il furto di bestiame o di rame o l’aver guardato programmi TV della Corea del Sud che circolano clandestinamente all’interno del paese attraverso chiavette USB.

I processi-farsa

Le sentenze di condanna pervengono a seguito di un processo celebrato senza la presenza dell’avvocato e spesso dell’imputato stesso. Solitamente presenziano solo gli ufficiali del Ministero per la pubblica sicurezza che emanano la sentenza; a seguito di questa i condannati vengono caricati su veicoli diretti al luogo dell’esecuzione.

Le esecuzioni avvengono pubblicamente

Uno degli intervistati ha dichiarato che negli anni ‘60 le pubbliche esecuzioni erano considerate alla stregua di un festival, con persone che mangiavano snack e musica in sottofondo, ma la situazione è cambiata negli ultimi decenni.

Oggi gli eventi hanno assunto tutt’altre modalità: secondo quanto riportato dai partecipanti alla ricerca, agenti di pubblica sicurezza vestiti in abiti civili si mescolano tra i cittadini mentre altri girano tra la folla muniti di metal detector per scovare e sequestrare oggetti metallici come chiavi, coltelli e soprattutto telefoni cellulari per evitare che l’evento venga ripreso e le immagini circolino fuori dallo stato.

La folla è ordinata per età, con i bambini delle scuole elementari d’avanti, gli studenti delle medie e delle superiori nel mezzo e i cittadini comuni e i mercanti in fondo.

Corea del Nord, esecuzioni pubbliche. Illustrazione dell'esecuzione pubblica nella zona del mercato
Illustrazione dell’esecuzione pubblica nella zona del mercato – Photo Credit: Transitional Justice Working Group

Le modalità dell’esecuzione

Le esecuzioni sarebbero solitamente condotte da un plotone d’esecuzione composto dalle tre alle sei persone, che dopo aver legato il condannato, sparano colpi di fucile in sequenza prima alla testa, poi al petto ed infine alle gambe. Più rari, invece, i casi di impiccagione.

Il trattamento dei cadaveri

I cadaveri delle vittime, insieme a quelli dei morti nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato e di quelli assassinati segretamente dal regime, vengono trasportati in appositi siti posizionati in luoghi remoti come quelli montani, in modo che i familiari delle vittime non possano recuperarli.

L’ONG è riuscita ad individuare 25 di questi siti, 12 dei quali nella sola provincia dello Hamgyŏng Settentrionale.

Corea del Nord, esecuzioni pubbliche. Mappa suddivisa per province dei luoghi dove vengono depositati i cadaveri
I siti dove vengono depositati i cadaveri – Photo Credit: Transitional Justice Working Group

La sessione ONU

Nella sessione del 9 Maggio 2919 dell’UPR, l’Esame Periodico Universale che esamina il rispetto degli obblighi in tema di diritti umani assunti dai membri delle Nazioni Unite, la delegazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea, rappresentata dall’ambasciatore nordcoreano a Ginevra Han Tae-song, ha dichiarato che le condanne a morte avvengono raramente e quasi mai in forma pubblica, a meno che questa non venga espressamente richiesta dai familiari delle vittime affinché possano assistervi.

Il Consiglio delle Nazioni Unite, invece, tratteggia uno scenario diametralmente opposto, denunciando la sistematica presenza dei cittadini alle esecuzioni.

Il dato è confermato anche dalla relazione del Transitional Justice Working Group: tra i 610 intervistati, l’83% ha dichiarato di aver assistito ad un’esecuzione almeno una volta nella vita, il 53% obbligato dalle autorità; il 16% dichiara di avere almeno un membro della famiglia vittima di un’esecuzione.

Secondo le testimonianze raccolte, il più giovane ad aver assistito ad uno di questi eventi aveva solo sette anni.

La pubblicazione del lavoro in concomitanza con la lettera di Kim Jong-un a Trump

Preoccupa non poco la situazione esposta nella relazione del Transitional Justice Working Group, che viene pubblicata in concomitanza con la lettera inviata a Donald Trump dal dittatore nordcoreano Kim Jong-un, definita come “molto cordiale” dal presidente americano e che rientra nel processo di timida apertura della Corea del Nord, manifestatasi con la promessa di denuclearizzazione del paese e con il riavvicinamento con la Corea del Sud.

Per chiunque voglia leggere la relazione – scritta in lingua inglese – pubblichiamo il link qui.

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