Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che è stata la prima dichiaratamente lesbica d’Italia e che ha dato un enorme contributo al dantismo e all’emancipazione femminile. Il suo nome è Cordula Poletti e questa è la sua storia.
Cordula Poletti, una passione letteraria precoce
Quando si parla di Cordula Poletti non si pensa certo al classico esempio di letterata dei primi del 900′ ma ad una donna bella, trasgressiva, emancipata e la prima essere dichiaratamente lesbica che soleva vestire in abiti maschili in pubblico generando scandalo ed indignazione tra i contemporanei. Una altra sua caratteristica importante è l’enorme passione per la letteratura nata quando la Poletti era giovanissima. Infatti, narrano le cronache del tempo, che quando Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse vennero in visita nella sua Ravenna fu a lei ad accoglierli inginocchiandosi al loro cospetto ed offrendo un mazzo di rose alla Duse.
La Poletti, appena sedicenne, si sarebbe anche occupata di trovare una sistemazione in città al grande poeta e alla celebre attrice teatrale nella chiesetta di di San Sebastiano delle Aie nella Pineta di Classe perchè entrambi avrebbero assistito alla prima di “Tristano e Isotta” di Richard Wagner presso il Teatro Alighieri.
Cordula Poletti era già una ragazza emancipata libera che continuò a coltivare l’amore per la letteratura per poi laurearsi nel 1907 con Giovanni Pascoli, di cui fu la prima ad intuirne l’innovativo linguaggio poetico, e con una tesi su Carducci. L’anno dopo partecipò al Congresso delle donne italiane che si tenne a Roma nell’aprile del 1908. Qui c’erano le più importanti, battagliere ed emancipate femministe dell’epoca che discussero di suffragio universale, di riconoscimento dei diritti delle donne nel diritto di famiglie e nei reati di violenza carnale. Tra di esse c’era la grande scrittrice Sibilla Aleramo che aveva scandalizzato l’universo letterario e non solo con il suo romanzo autobiografico “Una donna” in cui si parlava apertamente dell‘abbandono di un figlio e della fine di un matrimonio con uno stupratore a cui era stata costretta, come volevano leggi dell’epoca, dopo aver subito violenza.
Le relazioni con Sibilla Aleramo ed Eleonora Duse
L’incontro tra l’Aleramo e Cordula Poletti cambiò la vita di entrambe. Fu l”inizio di una passione travolgente e della scoperta per la grande scrittrice dell’amore saffico. Per lei, come riportato da Doppio Zero, la Poletti si esprimeva “con volontà di uomo, o d’angelo ribelle, con forza quasi di dannato” incarnando appieno il mito dell’androgino che appariva si uomo che donna. Tuttavia la Aleramo non voleva quell’amore monogamo che la Poletti desiderava ma aveva deciso di trasformare la loro relazione in un ménage à trois con il poeta Giovanni Cena.
La Poletti però non accettò questa situazione, sebbene a dire della Aleramo era amata allo stesso modo del poeta, e pose fine alla loro relazione. Successivamente, con sorpresa di tutti, sposò l’amico d’infanzia e direttore della biblioteca Classense Santi Muratori. Questo però per una lesbica dichiarata fu solo un evento di facciata che si concluse il giorno stesso del matrimonio con la partenza solitaria della sposa
Quella con Muratori fu più che altro un amicizia che permise alla Poletti di coltivare tranquillamente le sue passioni. In seguito ci fu una nuova importante relazione con la grande attrice Eleonora Duse che aveva trent’anni più di lei e che si era ritirata dalle scene. Le due donne vissero insieme a Venezia dove la Poletti scrisse due drammi teatrali intitolati “Incesto” e “Arianna” per cercare di convincere l’amata a tornare sulle scene ma non ci riuscì. Anzi la loro relazione finì bruscamente con tanto di cause legali della Poletti per la restituzione dei manoscritti.
La prima dantista donna
Un’altra data importante che fa di lei la prima dantista donna fu per Cordula Poletti il 9 maggio 1920. Quel giorno nella biblioteca Classense fu la prima studiosa a leggere davanti ad esimi colleghi maschi il XXXIII canto del Paradiso e commentarlo con facilità nonostante questa sia la vetta poetica più alta raggiunta dalla Divina Commedia.
Stefano Delle Cave
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