I ricercatori cinesi hanno concluso che il principio del contagio del coronavirus non è riconducibile al mercato ittico della città di Wuhan
Sale a 106 il numero di vittime del coronavirus, di cui 100 nella provincia di Hubei. I casi registrati di contagio sono quasi 1.300, così il numero totale di contagi in tutta la Cina arriva a toccare i 4000. Per porre rimedio all’espansione del coronavirus sono state prese misure straordinarie come il blocco dei viaggi.
Prolungate le celebrazioni del capodanno cinese e quindi posticipati gli inizi delle scuole così da evitare un’ulteriore diffusione del virus. Gli Stati Uniti hanno elevato il livello di rischio al massimo grado per quanto concerne i viaggi in Cina raccomandando di evitare in ogni caso di raggiungere il focolaio del virus.
Il coronavirus fuori dalla Cina
Accertato e confermato il primo caso in Germania dove, secondo il Suddeutsche Zeitung, un uomo di Starnberg è risultato positivo ai test. La Germania ha chiesto ai cittadini di spostarsi nella nazione colpita solo in caso di viaggi “essenziali”. In queste ore Berlino sta pensando ad un piano per evacuare i propri cittadini dalla città di Wuhan.
Oltre alla Germania sono stati segnalati otto casi di contagio in Thailandia e a Hong Kong, cinque negli USA, in Australia, a Taiwan e a Macao. Quattro i casi in Giappone, Singapore e Malesia. Tre invece in Francia e Corea del Sud, due in Vietnam ed uno in Canada e Nepal. Un caso sospetto anche a Pistoia, dove una donna è stata ricoverata e messa sotto osservazione.
Il virus non è partito dal mercato ittico
Gabriel Leung, presidente della facoltà di medicina dell’Hong Kong University, ha affermato:
“Dobbiamo essere pronti al fatto che l’epidemia possa diventare a livello globale.”
Il primo caso di infezione risale agli inizi di dicembre, ma la persona infetta non era stata al mercato ittico di Wuhan. Così vengono rimesse in discussioni le origini del virus dalla rivista The Lancet. Il 34% dei casi esaminati non era stato al mercato a partire dal 10 di dicembre. La rivista ha poi confermato:
“La comparsa dei sintomi nel primo paziente identificato risale al primo dicembre 2019. Nessuno dei suoi familiari ha sviluppato febbre né altri sintomi respiratori, al momento non ci sono legami epidemiologici fra il primo paziente e gli altri casi.”
L’aiuto di Trump
Nell’arginare i pericoli di isteria collettiva per il virus, considerato meno pericoloso della Sars ma più facile da trasmettere, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha tenuto a precisare che sono stati registrati pochissimi casi negli Usa. Trump ha inoltre affermato di aver offerto alla Cina e al presidente Xi Jinpin tutto l’aiuto possibile rimarcando poi il fatto che gli esperti americani sono “straordinari”.
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