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Coronavirus: in Cina l’OMS esclude l’errore in laboratorio

9 febbraio: in data odierna si è svolta in Cina una Conferenza Stampa durante la quale l’OMS, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha rilevato che il Coronavirus è di origine animale, definendo “improbabile” l’ipotesi di un errore commesso in laboratorio.

OMS e Coronavirus: le ipotesi di Peter Ben Embarek

Lo scienziato Danese e Program Manager presso l’OMS, Peter Ben Embarek, si esprime: “Non abbiamo scoperto qualcosa che abbia drammaticamente cambiato la storia. Non sappiamo quale ruolo abbia avuto il mercato di Wuhan. Però abbiamo aggiunto nuovi dettagli importanti per la nostra comprensione”. Il team di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità giunse nella ormai nota città Cinese il 14 gennaio e successivamente fu accompagnato, dalle Autorità, in vari ospedali, nel Museo celebrante la vittoria ottenuta dalla Cina stessa sul Covid, nel mercato di Huanan (mercato ittico di Wuhan in cui, nel lontano dicembre del 2019, si riscontrarono i primi contagi) e in seguito nell’Istituto di Virologia che studiava i pipistrelli. Embarek avanza ben 4 ipotesi circa il principio del contagio: in primis suppone la trasmissione diretta del Coronavirus da una specie animale al genere umano. In secundis, ipotizza un “salto” mediante una specie intermedia; a seguire, la diffusione attraverso la catena alimentare e il rinomato errore di laboratorio. Il sospetto permane sui pipistrelli, ma sono doverosi ulteriori studi per capire quale sia la specie animale intermedia che ha fatto entrare il virus in contatto con l’uomo. Restano, però, dubbi sulla provenienza di tali pipistrelli in quanto furono prese in considerazione le grotte dello Yunnan, distanti migliaia di chilometri dalla città Cinese in questione.

OMS: le parole di Liang Wannian

Anche Liang Wannian ha presenziato alla Conferenza Stampa aggiungendo: “Il lavoro in Cina è terminato, ora bisogna cercare risposte in altri Paesi, il mercato di Wuhan non è il luogo dove è stato individuato il primo caso di infezione”. Così dicendo, questi invita a investigare sulla catena alimentare dei prodotti surgelati di importazione, poiché il primo contagio non è da ricollegare al sovra citato mercato.

Enrica Valentini

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