Quali sono gli errori che in Lombardia hanno permesso il dilagare dei contagi da coronavirus? Ecco cosa ha scatenato tutto a partire dal quel drammatico 20 febbraio a Codogno. Alla base della catena di errori verificatasi in Lombardia con il conseguente decesso di decine di persone a causa del coronavirus, ci sarebbero una privatizzazione selvaggia, medici mandati allo sbando senza adeguate misure di sicurezza e l’assenza dei controlli.
Coronavirus, la Lombardia e quel drammatico 20 febbraio
“L’abbandono dell’assistenza territoriale e la privatizzazione della sanità lombarda”, queste sono le cause del disastro causato dal coronavirus in Lombardia secondo il medico del lavoro e consulente dell’Iss Vittorio Agnoletto. 40 anni fa in questa regione c’erano 530000 posti letto e 642 Usl mentre oggi i posti sono 215000 e le Usl solamente 97. La debolezza di questo sistema si rivela ulteriormente il 16 febbraio quando Mattia, il paziente 1, arriva all’ospedale di Codogno. Questi si presenta apparentemente “senza alcun criterio che avrebbe potuto identificarlo come caso sospetto d’infezione da coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020”, spiega Massimo Lombardo, direttore dell’Azienda sanitaria di Lodi. Il paziente ritorna già grave il 19 febbraio ma non riceve un tampone prima delle 21:20 del giorno successivo. In 36 ore vengono contagiati medici e infermieri che decidono di autoisolarsi per poi essere incredibilmente richiamati per carenza di organico. “Diciamo che nel caso di Codogno la Regione Lombardia può essere stata travolta dall’effetto sorpresa. Tutto quello che è successo dopo però non ha giustificazioni”, afferma un operatore sanitario.
Il dramma di Alzano Lombardo
La mancanza di controllo e di una struttura sanitaria forte è la causa anche del disastro di Alzano Lombardo. Qui, il 23 febbraio arrivano i primi due casi positivi al pronto soccorso dell’ospedale che prima viene chiuso alla tre del pomeriggio dall’unità di crisi della Regione e poi riaperto la sera stessa senza alcuna direttiva. “Chiudere Alzano avrebbe significato dover chiudere nei giorni precedenti gli ospedali di Lodi, Crema, Cremona e Pavia e in quelli successivi tutti gli ospedali della Lombardia, negando l’assistenza a tanti pazienti che invece abbiamo curato”, si giustifica il direttore generale al Welfare Luigi Cajazzo.
Il caso delle Rsa Lombarde
La stessa grave mancanza di controllo del territorio ha causato la tragedia delle RSA lombarde e la morte di molti anziani. “In queste strutture non c’è stata alcuna valutazione dei rischi. Nessuna direttiva precisa sui comportamenti da tenere né monitoraggio del personale sanitario, pochissimi i tamponi eseguiti”, rivelano gli esperti. Cosi si è assistito alla morte di migliaia di persone ma potrebbe non essere finita qui. Con l’autunno potrebbe tornare la febbre. “E allora che si fa? Il tampone, se riusciremo a rendere il sistema efficiente. Oppure mettiamo di nuovo tutti in quarantena”, spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni. Questi ha paragonato l’epidemia Covid a “un disastro aereo”, raccomandando di analizzare gli errori commessi fino ad ora per evitare che si ripetano.