Era stato ricoverato a causa del coronavirus in Francia Manu Dibango, all’età di 86 anni. Sassofonista, cantante, compositore, vero nome Emmanuel N’Djoké Dibango, non ce l’ha fatta. Nato a Douala il 12 Dicembre 1933. Lo ha reso noto Thierry Durepaire, direttore delle edizioni musicali dell’artista. Aveva collaborato con molti artisti nel panorama musicale internazionale, dal pop all’afro, tra cui ricordiamo: Herbie Hancock, Bill Laswell, Bernie Worrell, Sly and Robbie, Eliades Ochoa e Jovanotti.

Già quindicenne va a studiare in Francia e lì inizia a suonare con molti altri artisti africani e francesi. Conosce il il jazz e la musica occidentale. Ma studia la musica del suo continente la suona, e la metta in sintonia con quella europea. Negli anni Sessanta, entra a far parte degli African Jazz, sviluppa un proprio stile, e mescola jazz, soul, musica del Congo e dello Zaire, e incide moltissimi album. Nel 1972 un suo brano, Soul Makossa, entra nella storia della musica, per grande originalità tra funk e afro, e fu il primo brano in lingua francese ad arrivare ai vertici delle classifiche americane. Diventa una delle prime star musicali africane del mondo, stabilisce collegamenti multiculturali.

Nei sessant’anni della sua carriera Dibango ha ottenuto un numero di successi incredibile, conquistando diverse nomination al Grammy. E’ diventato Ambasciatore dell’Unesco e Cavaliere delle Arti in Francia. Ha scritto anche una bellissima biografia, Tre chili di caffè – vita del padre dell’afro music, pubblicata in Italia da Edt. I funerali invece verranno svolti nella più stretta intimità familiare, a causa delle restrizioni dovute al coronavirus.

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