Coronavirus, tutte le domande e le risposte sul decorso della malattia

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Di Redazione Metropolitan

Da quanto tempo si sente parlare della pandemia che ha caratterizzato il XXI secolo? L’Italia è uno – se non il primo – dei paesi europei che ha combattuto e sta affrontando il virus dalla fine di febbraio e, ad oggi, ancora non è riuscito a sconfiggerlo. Le tempeste mediatiche, la paura del contagio e le incertezze sui sintomi e sul decorso della malattia hanno generato molte domande da parte dei cittadini italiani. Di seguito, Giorgio Palù, virologo dell’Università di Padova, ha risposto ai quesiti più comuni sulla contagiosità, i sintomi e l’incubazione del Coronavirus.

Cosa vuol dire guarire dal Covid 19?

Significa estinguere i sintomi della malattia causata dall’agente infettivo chiamato Sars-CoV-2, ad esempio mal di gola, polmonite, difficoltà nel respirare, insufficienza di vari organi. Il contagio non consiste nella trasmissione del virus ma della malattia“.

Chi guarisce dai sintomi del Coronavirus resta positivo?

Si può guarire e rimanere positivi al test molecolare o a quello antigenico che rilevano rispettivamente la reattività a frammenti dell’Rna – il nucleo – del virus o nei confronti di un antigene appartenente alla struttura del virus. Però non è detto che questi frammenti rappresentino particelle virali infettanti. In altre parole, un positivo può non essere contagioso e infezione non significa malattia“.

La contagiosità di un individuo dipende dalla carica virale?

Sì, questo è un assioma dell’infettivologia. La diffusione di un qualsivoglia agente di malattia trasmissibile, sia esso batterio, virus, parassita, fungo, protozoo o tossina, dipende dalla concentrazione e quindi dall’attività di replicazione del virus e da quanto un individuo viene colpito. Se è bassa possiamo non essere infettivi. Alcuni ricercatori hanno stimato qual è la carica virale minima presente nelle secrezioni respiratorie necessaria a trasmettere l’infezione. Ma non esiste ancora un test specifico per misurare con precisione la carica di questo coronavirus“.

Quanto tempo passa in media dalla remissione dei sintomi al risultato negativo del test?

Non c’è un tempo definito, sono situazioni molto variabili. Dipende dall’età, dalla concentrazione virale, dallo stato immunitario. Sono stati visti pazienti immunodepressi che per mesi non sono riusciti a liberarsi del virus. Gli anziani possono avere infezioni di maggiore durata perché il loro sistema immunitario è funzionalmente senescente e meno allenato rispetto a quello dei bambini che ricevono tante vaccinazioni e vengono a contatto con diversi virus, tra i quali i normali coronavirus del raffreddore“.

Quando il tampone risulta negativo, vuole dire che il virus è debellato?

Dipende dalla sensibilità del test ma in genere significa che il virus non è più presente nella parte del corpo dove siamo andati a cercarlo. Il tampone eseguito sulla tonsilla può essere negativo ma non si può escludere che il virus sia presente nelle basse vie respiratorie. Questo però non equivale alla capacità di poter ancora trasmettere il virus“.

Ci si può riammalare dopo la guarigione?

Questa possibilità è stata descritta in pochi casi. Storie di pazienti che si sono reinfettati. Un fenomeno raro, può essere legato al fatto che durante la prima infezione si sono sviluppati pochi anticorpi. Esiste anche la possibilità di essere colpiti da un virus diverso dal precedente. Il Sars-CoV-2 muta meno di altri virus a RnaA (Hiv, Hcv, virus influenzali) ma muta anch’esso“.

L’intensità dei sintomi dipende dalla carica virale?

Non è detto che un soggetto con alta carica sia automaticamente sintomatico. Anzi, seppure senza sintomi può essere un super diffusore e sono i casi più pericolosi. È una particolarità di questo virus che lo distingue dall’influenza dove i contagiati trasmettono l’infezione più o meno allo stesso modo“.

Quanto dura l’incubazione?

La mediana è di 4 giorni e mezzo ma nella maggior parte dei casi dopo 2-3 giorni il virus si è moltiplicato in modo tale da potersi già trasmettere“.

Perché la malattia è altalenante, ricomincia quando sembra essere finita?

È possibile abbia fasi di remissione e poi ricompaia perché il virus ha recettori ubiquitari, vale a dire si aggancia a cellule di diversi organi. Fegato, intestino, cuore, polmoni e altri tessuti. Dunque se non lo combattiamo subito, una volta che ha conquistato l’organismo, rischiamo la ripresa della malattia con sintomi diversi dalla prima manifestazione. Dobbiamo però ammettere che di questo Sars-CoV-2 sappiamo ancora poco“.

Chiara Bigiotti