Chiamato anche aldino, in onore dell’ideatore Aldo Manuzio, il corsivo affonda le sue radici nel XV secolo. Nacque nella tipografia veneziana di Manuzio, ma le prime parole stampate nel nuovo stile (“Jesu dolce Jesu amore”) comparvero, nel 1500, all’interno di un’illustrazione alle Epistole di Santa Caterina da Siena. Fu, invece, l’opera omnia di Virgilio (Venetiis, ex aedibus Aldi Romani, mense Aprili 1501), la capostipite delle opere date alle stampe in questo carattere. Da quel momento, l’invenzione tipografica vide crescere la sua fama in maniera esponenziale.
Tuttavia, dopo secoli di gloria, e dopo che generazioni di bambini hanno compilato pagine su pagine per allenarsi alla scrittura, stiamo assistendo al suo inesorabile declino. Dagli anni Ottanta in poi, complici varie dottrine pedagogiche, la scrittura corsiva è stata soppiantata, nelle aule di scuola, dal maiuscoletto, o stampatello. Il maiuscoletto offre due vantaggi fondamentali: una maggiore facilità di apprendimento, e una superiore velocità di esecuzione. In seguito, con l’avvento della tecnologia e degli strumenti digitali, dal PC al cellulare, l’abitudine di scrivere a mano è andata via via scemando.
Corsivo: la situazione nelle scuole italiane
Nell’era della comunicazione istantanea, si predilige la velocità di una mail o di un messaggio. Nulla di sbagliato nel favorire una trasmissione d’informazioni più dinamica ed efficace, ma gli studenti di oggi stanno completamente perdendo la conoscenza del corsivo. I bambini imparano spesso a scrivere direttamente attraverso una tastiera e, quando devono buttar giù qualcosa su di un quaderno, lo fanno in stampatello. Una recente ricerca dell’Università della Sapienza di Roma ha raccolto dati preoccupanti a riguardo. A seguito di un’approfondita indagine nelle scuole primarie della Capitale, durata due anni, è emerso che:
- in media, uno studente su cinque ha infatti importanti difficoltà nello scrivere in corsivo;
- il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura;
- il 10% presenta una scrittura disgrafica;
- il 5% soffre di disturbi specifici più gravi, come la coordinazione motoria e la dislessia;
- dal 5% al 15% soffre di disturbi di apprendimento.
Gli alunni, da quanto appreso, non sarebbero quindi più in grado di ricorrere al corsivo. I principali motivi sono due:
- utilizzo prevalente dello stampatello su computer, tablet e smartphone;
- mancanza di un metodo didattico efficace. La scrittura non è un’abilità innata, ma si acquisisce durante i primi anni di scuola.
Perché è fondamentale ricominciare a scrivere in corsivo
Il problema, naturalmente, è esteso anche alle altre fasce d’età, con conseguenze più negative di quanto ci si possa aspettare. L’importanza del corsivo, infatti, è estrema, sul piano grafo motorio, semantico, del pensiero e della produzione sintattica del testo. Il corsivo aumenta la fluidità nello scrivere e nel leggere, la “sinestesia” tra l’idea e quello che si mette per iscritto, il miglioramento della propria grafia (ad esempio, la firma) e, infine, la soddisfazione di riempire un foglio attraverso l’utilizzo di penna e inchiostro, anziché una serie di tasti.
Intervistato dal sito Orizzontescuola.it, lo scienziato Piero Crispiani, presidente del COMIS (Cognitive Motor International Society), direttore scientifico del Centro Internazionale Disprassia e Dislessia e professore all’Università di Macerata e alla Link Campus University di Roma, ha isolato gli elementi che vengono potenziati attraverso l’impiego del corsivo:
- Lo scorrimento da sinistra a destra.
- La fluidità della scrittura e, del pari, della lettura.
- La corrispondenza temporale con il pensiero di ciò che si scrive (penso e scrivo in tempi abbastanza prossimi o sovrapposti): si tratta di una forma di “sinestesia”, essenziale funzione cognitivo-motoria.
- La personalizzazione del proprio tratto grafico della scrittura (quindi la firma).
- Il piacere di scrivere (benché funzione oggi derisa da molti o, comunque, evitata).
Come riprendere in mano carta e penna
Affidarsi esclusivamente a un dispositivo elettronico porta a una diminuzione di significato in ciò che si scrive. Il proprio vissuto, le emozioni e la personalità si trasmettono anche attraverso la calligrafia, lo stile e le riflessioni del momento, messe nero su bianco e senza alcun T9 a correggerci. Dedicarsi alla stesura di una lettera, come di un documento ufficiale, vuol dire riappropriarsi del proprio tempo, rallentando, almeno per un po’, il ritmo serrato delle nostre esistenze. Il corsivo potrebbe sembrare un elemento desueto, polveroso, un inutile e pomposo orpello; è, al contrario, un’eredità inestimabile, oltre che un ponte tra passato e futuro, che lega la divulgazione di ieri a quella di domani.
Riavvicinare i bambini alla scrittura in corsivo e, nel frattempo, riabituarsi a servirsene è possibile, e ci sono innumerevoli possibilità, dai libri appositi a manuali, fino ai video tutorial di maestri ed esperti del settore; metodi interessanti e anche divertenti per recuperare una parte del nostro patrimonio storico e culturale. Come affermato dallo stesso Crispiani, «Basta dare fogli e penne e far scrivere senza curare – all’inizio – la grafia, ma il senso, la destinazione, ovvero la base della umanità stessa e della cultura: la PAROLA».
Federica Checchia
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