Il ministero della Sanità a Gaza, di Hamas, ha aggiornato il bilancio dei morti sotto i bombardamenti israeliani: sono “oltre 8mila, metà dei quali sono bambini”. L’ultimo bilancio, diffuso sabato mattina, parlava di 7.703 morti.
A Gaza le strutture sanitarie stanno faticando per far fronte alla grossa mole di feriti da curare. Le forniture scarseggiano. I centri medici stanno rapidamente esaurendo carburante, acqua e dispositivi medici. Dal 7 ottobre scorso 12 ospedali e 46 cliniche in tutta la Striscia sono stati costretti a chiudere a causa dei danni subiti o della mancanza di elettricità, di forniture o personale.
Nessuno dei convogli arrivati dall’Egitto con aiuti umanitari ha distribuito carburante necessario per far funzionare le strutture. Quel poco che restaè razionato e viene utilizzato per alimentare un numero selezionato di strutture critiche. I generatori di riserva non sono progettati per il funzionamento continuo e potrebbero rompersi. Anche le scorte alimentari si stanno esaurendo. Il Programma alimentare dell’Onu stima che le attuali scorte di cibo siano sufficienti per circa 12 giorni.
Si stima che a Gaza ci siano 1,4 milioni di sfollati interni. Di questi quasi 590.000 hanno trovato rifugio in 150 centri d’emergenza designati dall’UNRWA, centri ormai al collasso. Il sovraffollamento è una preoccupazione crescente, dato che il numero medio di sfollati per rifugio ha raggiunto più di 2,5 volte la capacità designata.
A parlare è Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati, che a Fanpage.it ha spiegato la drammatica situazione in cui sono costretti a vivere i bambini della Striscia di Gaza in seguito ai raid israeliani dopo l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. In centinaia sono stati uccisi, altri sono fuggiti dalle proprie case insieme alle famiglie. Ci sono anche oltre cinquemila donne incinte che dovrebbero partorire il mese prossimo, anche se gli ospedali sono al collasso.
“A Gaza incombe una catastrofe umanitaria. Più di 2.900 bambini sono stati uccisi nelle ultime 2 settimane e senza aiuti in grado di raggiungere le famiglie stanno rimanendo senza acqua e cibo
e hanno un accesso limitato a qualsiasi assistenza sanitaria. A Gaza sono stati tagliati tutti i bisogni primari di cui i minori hanno bisogno. Non c’è acqua pulita, per cui i bambini rischiano di morire per disidratazione. Molti di loro sono costretti a ricorrere a fonti d’acqua contaminate, rendendoli vulnerabili alle malattie, in particolare a quelle trasmesse dall’acqua. Non c’è
elettricità o carburante, con gli ospedali incapaci di funzionare, mettendo a rischio migliaia di vite incluse quelle di circa 5.500 donne incinte che dovrebbero partorire il prossimo mese.