Notizie rassicuranti arrivano dal fronte della lotta al coronavirus. Poche ora fa hanno ufficializzato negli Usa, il via all’utilizzo dell’antivirale Remdesivir. Oggi belle notizie dall’Italia, i pazienti sottoposti a trasfusioni di plasma prelevato da soggetti guariti dal virus stanno facendo registrare dati incoraggianti e alcuni stanno addirittura lasciando i reparti di rianimazione.
Il trattamento è stato sperimentato presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Novara ed era stato avviato il 15 aprile sui pazienti Covid-19 più gravi; alcuni di essi, fin dalla prima trasfusione, hanno reagito molto bene all’iniezione di plasma e sono stati spostati fuori dai reparti di terapia intensiva.
“Il parametro per verificare l’efficacia di queste trasfusioni di plasma in pazienti critici è il numero di anticorpi specifici che i guariti donatori hanno sviluppato. Una volta accertato ciò, viene prelevato il plasma definito iperimmune e trasfuso ai pazienti in terapia intensiva o sub-intensiva; non bisogna però dimenticare che il plasma così raccolto viene da noi adeguatamente trattato, con un processo di inattivazione che scongiura la presenza di altri virus e i risultati stanno confermando la validità del trattamento“. A guidare la sperimentazione è stato il dottor Gennaro Mascaro, direttore del Servizio di medicina trasfusionale del policlinico San Matteo di Pavia.
Anche in Inghilterra la nuova terapia al plasma
Anche in Inghilterra è partita, con grandi successi, la nuova terapia al plasma per la lotta al Covid-19. La cura sperimentale, introdotta da diverse settimane anche in Italia, sta spingendo gli scienziati britannici ad utilizzare il plasma dei soggetti guariti dal Coronavirus, contenente gli anticorpi generatisi dopo la guarigione, per cercare, mediante trasfusioni, di rinforzare il sistema immunitario delle persone infette e dunque in grandi difficoltà. La sperimentazione sta decollando in queste ore presso gli ospedali Guy e St. Thomas di Londra e sta subito restituendo dei risultati molto promettenti. Non è la prima volta nella storia che si utilizza il cosiddetto plasma convalescente. Già dal 1918 infatti, per cercare di curare la cosiddetta influenza spagnola, si cercò di seguire questa strada che portò da subito ottimi riscontri.