Si è svolta lo scorso 18 Ottobre la conferenza stampa di presentazione di Cyrano de Bergerac, la pièce rocambolesca che inaugurerà a partire dal 30 Ottobre, la stagione del Centenario del Teatro Eliseo.

Fisarmoniche altisonanti, tripudi zingareschi.
Ecco la Parigi nebulosa ove la Senna c’invita ad entrare.
Lo scorso 16 Ottobre, al Teatro Eliseo di Roma la conferenza stampa su Cyrano de Bergerac; non discorso ma assaggio, frammento atmosferico di quel che ci attende.

Se questo centenario reca in sé uno sforzo produttivo pazzesco, si avverte però il sentore d’un cambiamento laddove- afferma Luca de Fusco– i teatri di Roma sono paradossalmente meno in salute rispetto a quelli napoletani”.

Un preludio dunque; quello di una pièce che è festa, stravaganza, lapillo rutilante.

Dall’ampia platea s’avverte la nota nella sua iridescenza.

Di colpo schiacciati dall’imponenza del triangolo scenico, sussultiamo dinanzi all’imponenza di un palco volutamente scoperto.

Un esterno – si direbbe- sulla cui superficie folleggiano portici, botole, sospese finestre.

Al centro un artista che si scontra con coraggio e con violenza, che scova in se stesso lo snodo furente d’una ribellione.

Un guascone intransigente eppur frangibile, si aggira spavaldo tra le righe d’un testo che- afferma la regista Nicoletta Robello Bracciforti – appare pieno di ferite

Così egli si oppone.

Si oppone perché è brutto, perché mai accetterebbe l’atroce visione di un’arte morente.

Ci chiediamo allora: qual è oggi il ruolo dell’artista? Ed il senso profondo del suo agire?

https://www.teatrionline.com/2018/10/teatro-eliseo-luca-barbareschi-e-cyrano-de-bergerac/(PHOTO CREDITS: ANSA.IT)

A formularne l’immagine è proprio l’attore e direttore artistico, Luca Barbareschi.

La risposta è nella tragedia interiore, nella disperata esplorazione di una deformità multiforme, trasversale ad ogni lato dell’esistenza.

E’ dunque quel naso sempre brutto? E’ dunque il brutto sempre deforme?

Nel suo “No grazie” Cyrano si rende oggetto calamitante d’un dispiacere condiviso; apprezzando l’altrui odio intreccia il suo vagare all’abisso della solitudine.

Ma Cyrano è contento; continua a mettere il cappello di traverso, a preferire al bacio il pennacchio.

Suo complice appare il suo interprete che, augurandosi una cultura proattiva e non museale, afferma: “Il teatro non finirà mai, non può finire”.

Giorgia Leuratti