La rubrica “Esseri Unici” oggi ricorda Cyrus Avery ideatore di uno tra i più rappresentativi miti americani, la Route 66. Con lo sviluppo improvviso e rapido dell’automobile a partire dai primi del ‘900, crebbe la necessità di nuove strade asfaltate che permettessero spostamenti piu’ agevoli. D’altro canto il governo federale aveva tutto l’interesse ad appoggiare questa domanda di mobilità. Questo infatti avrebbe favorito il popolamento di zone formalmente sotto controllo americano, ma che di fatto erano perlopiù disabitate o popolate da popolazioni non anglofone.
Tra il 1910 e i primi anni ’20 ci fu un effettivo incremento di strade asfaltate nel paese. La maggior parte dei lavori però avvenne a livello locale o statale. Tutto senza un vero coordinamento federale. Il risultato rivelò un reticolo di strade mal collegate, mal segnalate, sconosciute a chi non fosse della zona, e che servivano principalmente bisogni locali. Così nel 1924 l’US Bureau of Public Works per ovviare a questo sistema fuori controllo e dare un senso alla fitta rete viaria ideò un progetto. Alla guida dell’intero progetto l’US (BoPW) scelse Cyrus Avery, allora Commissario alle autostrade per lo Stato dell’Oklahoma. Avery condivise l’idea di fondo che suggeriva la necessità di scegliere strade locali già esistenti per collegarle in un reticolo nazionale “promuovendole” ad autostrada.
Cyrus Avery , l’Oklahoma nel cuore
Questa decisione ovviamente avrebbe accelerato e promosso l’espansione di tutte quelle comunità interessate dal progetto. Spinto da questa prospettiva Avery si prodigò perchè la nascente autostrada federale disegnata per collegare Chicago a Los Angeles passasse per l’Oklahoma, il suo stato. La proposta di Avery però sollevò non poche perplessità. Infatti piuttosto che disegnare una linea retta il suo, era un articolato percorso che interessava ben otto stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico e California.
Il nuovo sistema federale introdotto nel 1926 prevedeva che le strade piu’ importanti avessero tutte cifre terminanti con lo zero. Il desiderio di Avery, però era quello che la strada passante per l’Oklahoma fosse riconosciuta come una tra le piu’ importanti, quindi propose il nome “Route 60″. Questo scaturì l’animosità di molti che fecero notare che solo le strade cost-to-cost avrebbero dovuto avere un numero terminante in zero. Questo in ragione della lunghezza e importanza simbolica. Così nei documenti preparatori alla futura “Route 66” venne affibbiato il nome di “Route 62“.
La nascita del mito della “Route 66”
Il malcontento della proposta di Avery però portò il Governatore del Kentucky a proporre di abolire del tutto il percorso Chicago-Santa Monica e di far convergere invece il pezzo di autostrada proposto tra Chicago e Springfield, Missouri, nella strada che dalla Virginia avrebbe raggiunto la California passando per il Kentucky. Nel 1926 però lo stato dell’Oklahoma avrebbe ospitato nuove elezioni. Cosi Avery per non perdere terreno con i suoi elettori decise di rinunciare al nome “Route 60” per la “sua” strada e di accettare il nome di “Route 62” in cambio dell’accettazione del Governatore del Kentucky del percorso da lui proposto.
Questa però per Avery restava una mezza vittoria in quanto aveva (chissà perchè) una vera e propria avversione verso quel numero. Alla nascita del mito mancava un soffio. Quindi entrò in scena John Page, il capo ingegnere, facendo notare ad Avery che era ancora disponibile il numero “66“. Avery restò letteralmente affascinato dal suono musicale del doppio 6. Fu così che 11 Novembre 1926 nacque la “Route 66“, un inossidabile mito americano.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Monumento dedicato a Cyrus Avery) photo credit: midwestliving.com