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Dahmer e co: storie true crime e dove trovarle

La serie tv Dahmer, poco dopo la sua uscita, ha portato con sé una mole di polemiche talmente tanto grande che è risultata evidente la necessità di riflettere sulla nuova – e forse già vecchia – popolarissima moda del truecrime. Ryan Murphy, geniale cavalcatore di trend usa e getta, si appropria di una storia e una ferita ancora aperta per gli Stati Uniti. Murphy decide di raccontare uno dei più famosi ed efferati serial killer americani; a quel punto le strade da percorrere erano ben poche e una di queste includeva l’appiattimento della narrazione, una ricostruzione arroccata dei fatti e un attore protagonista abbastanza carismatico da creare buzz. La rappresentazione degli omicidi di Dahmer avrebbe attirato l’attenzione su di sé come le mosche al miele, ma Murphy ha ritenuto importante inondare di una sfavillante patina hollywoodiana anche le scene più cruente; edulcorando quella ridondante formula che oggi conosciamo come pornografia del dolore.

Se il male nella serie di Murphy è spudorato e fine a se stesso, ci sono decine di prodotti che propongono storie sconvolgenti che non hanno né la pietà né la compassione di indorare la pillola, di rendere la propria storia alla portata di tutti, di glamourizzarla. Alcune delle storie di cui parleremo non sono facili da digerire né chi ha deciso di mostrarcele ha reso facile il percorso di fruizione. L’ossessione verso il true crime è un punto interrogativo morale intrinsecamente legato all’umano e alle sue paure. Il true crime riesce a porre uno schermo rispetto a logicità riflessive che non siamo abituati ad utilizzare, permettendo facilmente di bypassare ingombranti ostacoli e sostituirsi all’incessante ricerca di cos’è bene e cosa è male, cosa è civile e cosa è la giustizia. Le storie true crime ci servono per capire, empatizzare, rendere impossibili vite possibili. Ma in un mondo in cui la visione si limita all’esibizione spudorata della violenza umana quando comincia la riflessione?

Storie da brivido e dove trovarle

Evil Genius (Netflix)

Sicura quindi, come solo una persona forgiata dalla voce di Roberta Petreluzzi di Un giorno in pretura può essere, lascio di seguito la mia personalissima lista di serie e film, facilmente fruibili su tutte le piattaforme online, minuziosamente studiata nel corso degli anni. “Prego, non c’è di che”. Il più famoso elaboratore random di prodotti truecrime è in assoluto Netflix che da anni propone serie tv di storie difficili, tuttavia non tutte sortiscono lo stesso effetto e alcune, a prescindere dalla loro costruzione sono destinate a essere prosciugate dalla vampiresca sete di dolore dei suoi avventori. Il titolo Giù le mani dai gatti è probabilmente il più sottovalutato del catalogo, ma grazie a un racconto epico che inizia in un mondo e finisce in un universo parallelo, in cui la giustizia si fa strada dal basso e internet diventa uno strumento affascinante quanto pauroso, è probabilmente uno dei migliori creati. Consiglio di non farsi intimidire dai primi episodi perché Giù le mani dai gatti è una serie slow burn e solo chi arriva al finale capisce perché. La scomparsa di Maddie McCane e La vicenda del piccolo Gabriel Fernandez sono due serie che colpiscono per l’assurdità e l’atrocità dei fatti, non mi soffermerò tanto a raccontarle perché sono storie che urlano il proprio nome e un senso enorme di vergogna che ci fa sentire colpevoli.

Sempre sulla stessa piattaforma, l’insensata vicenda di Evil Genius che inizia raccontando la storia del pizza-bomber mistery e finisce lasciando ai posteri una storia dell’assurdo che intreccia le trame di Saw e di Zodiac (per citarne alcuni). Infine American Murderer, indicato da John Waters come uno dei prodotti migliori del 2020, intreccia la disintegrazione di una famiglia alle indagini della polizia che, con materiali d’archivio, svelano un’escalation di violenza sempre più disturbante. Sparsi tra Prime Video e Now tv alcune vicende da brivido che raggelano il sangue e fanno chiedere come alcune cose siano possibili. Beware The Slenderman racconta di tre amiche quasi adolescenti, due di queste devono assolutamente assassinare la terza per ordine di Slendermen; un documentario forte pieno di testimonianze dirette e che si interseca con un’analisi dettagliata dei fenomeni nati su internet e sul loro impatto. John Wayne Gacy non è certo un mostro che ha bisogno di presentazioni ma se è rimasto qualcun* a non conoscerlo allora è meglio recuperare l’omonima serie su Nowtv che sviscera il mostro travestito da pagliaccio. I love you, Now Die (da cui la serie The Girl from Plainville con protagonista Elle Fanning) racconta la storia di Michelle Carter e di come ha deliberatamente incentivato il suicidio di Conrad Roy, il ragazzo che amava (o forse no?).

Ma parliamo di Disney+

Vere chicche dell’intrattenimento true crime sono inaspettatamente quelle proposte da Disney plus che non risparmia i dettagli più cruenti e sviluppa un vero processo di problematizzazione dei fatti al di là della loro portata emotiva. Leave No Trace racconta l’insabbiamento di casi di pedofilia all’interno di un gruppo di Boy Scout, mostrando direttamente i resoconti di parte degli 82.000 uomini che nel corso di settanta anni sono stati ripetutamente vittime di abusi sessuali. La storia di Steven Stayner, proposta da Prigionieri invisibili: A real American Horror Story, è quella di bambino rapito e brutalizzato, riuscito a sopravvivere per anni nella casa del suo carnefice; tornerà accolto come un eroe e le macerie nello stomaco. Children Underground e la vita di Faye Yager sono una matassa difficile da sbrogliare, persino comprendere: una donna vigilante in difesa delle mogli in fuga da mariti violenti, diventa il mirino di un’investigazione dell’FBI con lo scopo di svelare la verità dietro l’eroina, o dietro al mostro.

Ovviamente il web pullula di serie tv, film, podcast che raccontano fatti spaventosi e inquietanti e, probabilmente, il modo migliore per approcciarsi a essi è con curiosità e attenzione fino a trovare la propria comfort zone; permettendo almeno prima della visione un tributo riflessivo nei confronti delle vittime che, sempre più spesso, sembrano non avere volto. È un terreno insidioso quello della traduzione mediatica di eventi terribili, eppure credo che valgano di più quei minuti che la spiritata compagnia di opinionisti da quattro soldi che lucrano su uno share televisivo. Il true crime è uno strumento che ci aiuta a riconnetterci alla realtà, a guardare in faccia i mostri e a capire che non potremo mai capirli davvero, cercare di farlo però è l’unica cosa che ci dà il potere per dare un finale a storie prive di umanità e di senso.

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Benedetta Vicanolo

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