Dal 2 al 12 febbario al Teatro Vittoria di Roma arriva “Molière: la recita di Versailles”

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Di Alessia Spensierato

L’improvvisazione di Versailles (L’Impromptu de Versailles) è una commedia del 1663 in cui Molière mette in scena sé stesso e la sua compagnia, dichiarando apertamente le sue idee sull’arte drammatica, assumendo un atteggiamento comico e realistico per eccellenza. Molière ritenne necessario avvolgere l’intero “mondo” verso il teatro, anche non soltanto quello della corte e di Parigi, ma anche la “platea che si lascia coinvolgere” e allora facciamoci avvolgere da questo spettacolo dal dal 2 al 12 febbraio al Teatro Vittoria di Roma.

La nuova commedia “Molière: la recita di Versailles” fa interagire la creatività di Stefano Massini, uno degli autori italiani più apprezzati e rappresentati anche all’estero, la verve del capocomico per eccellenza Paolo Rossi e l’esperienza scenica e visiva di un regista del calibro di Giampiero Solari nella riscrittura dell’Improvvisazione di Versailles; dal trio esce una divertente rappresentazione della vita quotidiana dei teatranti, alla ricerca del capolavoro, tra brani tratti dalle commedie più celebri e stralci della biografia straordinariamente affascinante del grande capocomico francese.

In scena, vedremo, Paolo Rossi nelle vesti di Molière e Paolo Rossi capocomico che interpreta sé stesso intento a capitanare la sua compagnia. Un parallelismo che mette a confronto, in un gioco di specchi temporali ed esistenziali, il lavoro e la vita del capocomico Molière e del personaggio capocomico Paolo Rossi.

Il rapporto tra l’uomo Molière e le sue opere era strettissimo, proprio come accade in questa nuova commedia che vuol essere un anarchico viaggio nel tempo intessuto da folgoranti estratti da almeno tre dei capolavori di Molière come “Il Misantropo”, “Il Tartufo” ed “Il Malato immaginario”, per l’occasione tradotti e adattati dal drammaturgo Stefano Massini.

Uno spettacolo creato e ricreato ogni sera dall’estro di Paolo Rossi e di un’agguerrita compagine di attori. «Molière mi attira perché subisco il fascino di quell’epoca; da capocomico, mi sento vicino a lui, ai suoi problemi, sia nella vita sia nella gestione della quotidianità del teatro» sostiene Rossi «mi attira perché è trasgressivo e innovatore, ma con ampio sguardo verso la tradizione». La continua ricerca di una nuova cifra stilistica che rendeva ogni spettacolo di Molière un manifesto per una recitazione più naturalistica e al passo con i tempi, ci porta direttamente ai nostri giorni, come recita un passo dello spettacolo «Oggi recitano tutti, i commercialisti, i dottori, i politici. Quelli che recitano peggio sono gli attori, se continuano a recitare alla vecchia maniera». Paolo Rossi e Giampiero Solari teorizzano la coesistenza sul palco dell’attore, colui che conosce il mestiere, dei personaggi che evoca e interpreta, e della persona stessa: una compresenza scenica che permetterà un’improvvisazione rigorosa, agita da una compagnia di grande esperienza e professionalità che renderà ogni sera lo spettacolo veramente nuovo.