Dalida, chi era la cantante degli anni ’60 e la terribile tragedia

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Di Redazione Metropolitan

Iolanda Cristina Gigliotti, in arte Dalidanasce il 17 gennaio 1933 in Egitto a Choubrah, sobborgo del Cairo, da genitori calabresi emigrati da Serrastretta, in provincia di Catanzaro.
Lui, Pietro Gigliotti, è primo violinista dell’Opera e lei, Giuseppina Gigliotti, è casalinga. Grazie a loro, Dalida non dimenticherà mai le sue origini.
A 21 anni, l’elezione a Miss Egitto 1954 le permette di iniziare a muoversi nel mondo del cinema. Tra i suoi primi lavori, quello stesso anno, c’è quello di controfigura di Joan Collins nel film La regina delle piramidi che Howard Hawks gira in Egitto.
Sempre nel 1954, incoraggiata da un regista francese, decide di andare a Parigi dove spera di intraprendere una carriera cinematografica. Ma ben presto capirà che il suo futuro è nle mondo della canzoneAll’inizio si presenta alle audizioni canora con il nome di Dalila, ispirato al personaggio biblico protagonista del film del 1949 Sansone e Dalila. Sarà lo scrittore Marcel Achard, che la conosce mentre lavora a Villa d’Este, celebre cabaret e music-hall vicino ai Champs-Élysées, a consigliarle di sostituire una consonante nel suo nome d’arte, così nasce Dalida.
La sua voce profonda e carismatica, un po’ gitana, capace di sommare in sé tutte le donne mediterranee, colpisce il produttore discografico Eddie Barclay ma soprattutto Lucien Morisse, direttore musicale di della nascente radio Europe n°1 che la lancia e si innamora di lei ma la sposerà solo cinque anni dopo, nel 1961, facendola sentire poco amata. Dopo pochi mesi i due divorziano – per colpa di lei che ha iniziato una relazione con il giovane pittore Jean Sobieski.
In seguito Dalida ha una storia d’amore con il cantante italiano Luigi Tenco che si suicida nel 1967 durante il festival di Sanremo, ferito dall’insuccesso della sua canzone “Ciao, Amore Ciao” da lei cantata. Sconvolta, poco tempo dopo è lei a tentare il suicidio e, restata in coma per cinque giorni, decide di abbandonare la carriera.

Sarà Richard Chanfray, un payboy conosciuto come “il conte di Saint-Germain” a farla ritornare alla vita e al lavoro. La loro storia dura circa nove anni e quando finisce, dopo qualche tempo, nel 1983, sarà lui a suicidarsi. Intanto lei, grazie anche al costante sostegno del fratello Bruno (nome d’arte Orlando) che sin dall’inizio si è occupato della sua carriera facendole da manager, torna al successo, capace anche di adattarsi man mano al cambio dei tempi e delle mode, trovando sempre canzoni in grado di descrivere i suoi sentimenti. Incapace però di sopportare ancora il grande successo professionale accanto ai grandi dolori personali, Dalida si suicida il 3 maggio del 1987 nella sua casa parigina di Montmartre. Lascia un biglietto: “La vita mi è insopportabile. Perdonatemi”.

Nei suoi 30 anni di carriera, Dalida è riuscita a diventare una star mondiale grazie a un repertorio di circa 2000 canzoni interpretate in tantissime lingue (francese, italiano, egiziano, ebraico, inglese, spagnolo, tedesco, libanese, olandese, greco e giapponese). Durante la sua vita si stima abbia venduto tra i 120 e 140 milioni di dischi, altri 20 milioni li ha venduti nei 30 anni trascorsi dalla sua morte.