Grazie ad una tregua umanitaria, gli ultimi membri dell’Isis e le loro famiglie sono stati fatti uscire da Damasco dopo che il regime di Assad aveva bombardato le zone interessate, costringendo alla resa i rimasti.

E’ tornata completamente libera, almeno da forze che non siano riconosciute e legittimate, la capitale della Siria, Damasco. Uno degli ultimi avamposti dell’Isis è stato sgomberato dall’esercito di Assad, che ha consentito alle famiglie dei miliziani, madri, bambini e anziani, di abbandonare la città.

Dopo sette anni dall’inizio della guerra civile per mano delle forze antagoniste, sostenute anche dall’Isis, Assad ha espulso, “pacificamente”, ciò che nella città rimaneva dell’Isis. Le famiglie dei miliziani, molti dei quali già scappati per sfuggire alla mano della giustizia, altri morti in guerra lasciando figli orfani e mogli vedove, hanno lasciato Damasco.

Tregua umanitaria per consentire l’esodo degli uomini dell’Isis

L’agenzia governativa siriana Sana ha reso noto che i militari di Assad hanno riconquistato Hajar al Aswad, periferia sud di Damasco, dove già da tempo l’Isis stava per cedere.
L’esodo è stato confermato dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria che ha assistito all’enorme carovana di pullman pieni di miliziani e delle loro famiglie. Questi sono stati lasciati andare grazie ad una breve tregua umanitaria e si sono diretti verso la Siria centrale dove, sembra, quel che rimane dell’Isis sta cercando di riorganizzarsi.

Il cessate il fuoco umanitario è terminato dopo l’evacuazione di bambini, donne e anziani, e l’esercito ha ripreso le operazioni contro i terroristi” – ha fatto sapere l’agenzia governativa Sana.

E’ guerra tra alleati: Putin chiede all’Iran di richiamare i propri militari e lasciare la Siria

Se la fuga dell’Isis da Damasco sembra un passo positivo per il paese, altro è quanto succede al di fuori dei confini. La liberazione di Damasco, infatti, sembra avere riacceso la rivalità tra i due grandi alleati del regime di Assad. Russia e Iran sembrano essere ai ferri corti, tanto da aver dato vita ad un vero e proprio scontro diplomatico. Motivo dello scontro è la permanenza di forze militari straniere nella zona di Damasco. La Russia, temendo di perdere il suo prezioso avamposto, chiede anche alle forze iraniane di partire.

Tuttavia, Teheran, forte della sua legittima presenza in Siria, non ha alcuna intenzione di richiamare i propri militari e respinge qualsiasi intimazione. “I combattenti iraniani presenti in Siria resteranno di stanza nel Paese arabo finché il governo di Damasco avrà bisogno di aiuto e lo richiederà – ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Bahram Qasemi -. Nessuno ci farà andare via dalla Siria, la nostra presenza è legittima e su invito del governo, coloro che dovrebbero lasciare la Siria sono quelli che sono entrati senza consenso“.

Sulla stessa linea anche gli Stati Uniti, i quali hanno chiesto all’Iran di ritirare i suoi militari dalla Siria, pena l’aggravamento delle già dure sanzioni economiche, di cui si è tornato a parlare dopo che al paese è stato nuovamente chiesto di abbandonare qualsiasi programma nucleare.

Damasco è finalmente libera, seppure Assad rimane al potere. Mai come ora, però, è evidente come il conflitto che ha distrutto la Siria negli ultimi anni sia stato il frutto anche dell’incrocio di interessi diversi ed estranei a quelli del paese stesso.

Di Lorenzo Maria Lucarelli