Per la consueta rubrica Dantedì, oggi ci apprestiamo alla lettura del canto 30 del Purgatorio. Il pellegrino Dante si trova ancora nel Paradiso Terrestre, dove finalmente appare Beatrice. Qui, il congedo di Virgilio e il ruolo austero di Beatrice.

Un canto questo che potremmo intitolare “Vita Nuova. Parte Seconda“. Qui difatti, si compie una completamento dell’incontro giovanile tra Dante e Beatrice. Beatrice non si manifesta più silenziosa ed irraggiungibile immagine d’amore; ma acquisisce una voce ed il ruolo di guida del Paradiso. Uno stravolgimento, questo, non solo per la vita dell’autore; ma anche letterario: per la prima volta una musa ispiratrice prende autonomamente parola. Ci troviamo ancora nell’Eden ed è da qui che si intraprende un viaggio alla riscoperta delle origini amorose tra Dante e Beatrice e di come quindi sia nato il viaggio nell’Aldilà. Un viaggio quest’ultimo volto al completo sradicamento dal terreno e dall’effimero, in cui la figura di Beatrice farà da guida ammonitrice.

Dantedì, canto 30 del Pugatorio: l’incontro

Giunti a questo punto del viaggio spirituale di Dante, possiamo affermare che il pellegrino si trovi allo stadio conclusivo di questo processo purificatorio. Qui, nel canto 30 del Purgatorio, Dante incontra nuovamente Beatrice. Perché nuovamente? Il loro primo incontro si è compiuto in età giovanile. Come riportato nella “Vita Nuova“, Beatrice si annovera tra le sessanta donne più belle di Firenze. Il suo nome è al nono posto e a tal proposito Dante afferma: ” […]ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabilia Trinitade”. Un proseguimento, così, quello che si figura nell’Eden che fa ipotizzare che la stesura della “Commedia” sia cominciata da qui, con il trionfo di Beatrice, per poi enuclearsi nelle tre cantiche.

Nel lodare la sua Musa, Dante implicitamente omaggerà anche il maestro Virgilio. Un omaggio che avrà il sapore di un addio: con l’arrivo di Beatrice il suo ruolo di guida è ormai giunto al termine. Nei versi, che anticipano l’arrivo di Beatrice, inoltre, l’autore sembra creare un’atmosfera sospesa descrivendo il paesaggio soprannaturale che fa da cornice alla processione; anticamera questa dell’apparizione di Beatrice che si rivelerà in tutto il suo tripudio divino. Sarà di fronte ciò che Dante dimostrerà di perdere tutta la sicurezza acquisita nel corso del viaggio tornando a manifestarsi pellegrino confuso e spaventato. La guida di Beatrice pertanto si rivelerà nel suo ruolo austero, ma allo stesso tempo confortante, guidando Dante verso una pura e vera felicità.

L’allontanamento di Virgilio

Virgilio è così sostituito da Beatrice. Allegoricamente la scomparsa del poeta rappresenta l’inevitabile cedere della Ragione di fronte alle verità rivelate dalla Fede. Di come Virgilio abbia lasciato il Paradiso terrestre non vi è descritto nel canto, ma Dante darà voce al proprio rammarico con raffinata sensibilità poetica: “Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di sè, Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die’mi; nè quantunque perdeo l’antica matre, valse a le guance nette di rugiada che, lagrimando, non tornasser atre”. Un allontanamento, quello del poeta, che è oltretutto diametralmente riscontrabile sul piano storico: Virgilio lascia il posto a Beatrice, così come lui stesso è scomparso non molto tempo prima della nascita di Cristo. Dante compie un altro passo verso la divina ed eterna felicità. Ci resta che attendere!

Annagrazia Marchionni

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