Dantedì: XIII canto del Paradiso e gli spiriti sapienti

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Di Martina Puzone

Nel XIII canto del Paradiso ci troviamo nel Cielo del Sole. L’argomento trattato è la sapienza di Adamo, Gesù e Salomone. Incontreremo un personaggio importante: San Tommaso. Le intelligenze motrici sono le potestà e l’ordinamento è quello degli spiriti sapienti.

Il filo del racconto nel Paradiso

Le due corone concentriche degli spiriti sapienti girano armoniosamente intonando un canto di lode della Trinità. Lo spettacolo potrebbe essere descritto immaginando che le stelle più luminose dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore formino due costellazioni, ciascuna come quella in cui Arianna fu trasformata dopo la morte e, disposte in due corone concentriche, ruotino in direzione opposta.

San Tommaso e Dante

Ritornato il silenzio e cessata la danza, san Tommaso riprende la parola per spiegare a Dante come mai, presentando Salomone, ne avesse esaltato sapienza con le parole <<a veder tanto non surse il secondo>>. Dante ritiene infatti che Adamo e Gesù debbano essere considerati i più sapienti tra gli uomini.

Tommaso spiega che tutte le creature, corruttibili e incorruttibili, non sono che un riflesso del Verbo, derivato da Dio che lo ha generato con un atto d’amore: gli uomini e tutte le creature ne ricevono perciò ciascuno in quantità diversa. Soltanto gli esseri creati direttamente dallo Spirito Santo, come accadde ad Adamo, possiedono sapienza perfetta.

Gli spiriti sapienti

Adamo e Gesù rimangono dunque i più sapienti degli uomini, ma Salomone ricevette da Dio la “regal prudenza” di saper governare secondo giustizia, tanto che nessun re lo superò in quest’arte, la sapienza come sovrano. Il “surse” di Tommaso va riferito dunque ai re, non a tutti gli uomini.

In conclusione

Il Santo conclude ammonendo gli uomini a essere molto cauti nell’esprimere giudizi. Chi giudica senza prima riflettere è molto stolto. Non si può ricercare la verità senza averne esperienza, come fecero i filosofi del passato quali Parmenide, Melisso e Brisso, o coloro che interpretarono in modo errato le Sacre Scritture, né si può credere di poter stabilire la salvezza o la dannazione delle persone solo perché fanno pie offerte o rubano.

Martina Puzone