Danza e fotografia, dialogo in movimento

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Di Redazione Metropolitan

Sul finire della prima metà dell’Ottocento nel mondo della danza si sviluppa un nuovo stile: nasce il Balletto Romantico. Negli stessi anni nasce e si sviluppa la fotografia, che tra le varie tecniche messe a punto inizia a sperimentare la cattura del movimento.

Siamo alla metà dell’‘800 quando si sviluppa nella danza, il Balletto Romantico e nelle arti visive, la fotografia. Pioniere di un’analisi del movimento attraverso lo strumento fotografico è Eadweard Muybridge, da cui si evolverà presto una fotografia di danza.

Danza in fotografia

Se ancora per diversi decenni i ballerini verranno ritratti in studio, posando con il costume di scena e con sfondo un telo nero; le tesi sul movimento del fotografo inglese Eadweard Muybridge andranno a scardinare la tradizionale funzione documentaria e pubblicitaria della fotografia. Per il mondo ballettistico, la fotografia rappresenterà un’importante conquista andando a soddisfare l’esigenza di fissare l’immagine e di lasciare nel tempo delle tracce della danza.

Alla fine dell’‘800, però, il tentativo di conferire dinamicità alle immagini è ancora un sentire poco comune: bisognerà attendere l’avvento del nuovo secolo affinché questo diventi un elemento distintivo. Questo coinciderà con un rinnovamento, se non una vera e propria rivoluzione, del linguaggio coreutico. Vento di cambiamento si farà sentire, infatti, nel 1912 con il debutto di Vaslav Nijinsky in “L’Après – midi d’un faune”.

“L’Après – midi d’un faune” – tra danza e fotografia

“L’Après – midi d’un faune”, rivoluziona la danza e non solo

Il 1912 rappresenterà un momento chiave sia per il mondo ballettistico, che per quello fotografico. “L’Après – midi” non sarà affatto un balletto convenzionale e rappresenterà per l’epoca un vero e proprio scandalo, poiché andrà a scardinare tutto un sistema di codici. Il balletto fotografato da Adolf De Meyer fornirà, oltre che una documentazione, un’ interpretazione artistica facendo muovere l’obiettivo ritmicamente da una panoramica ad un’inquadratura delle singole sezioni, dando rilievo alla gestualità del danzatore.

La nuova danza – nei volti noti di Vaslav Nijinsky, Isadora Duncan, Rudolf Laban e altri ancora – maturerà nella fotografia un vero e proprio terreno di sperimentazione. Se nella danza il corpo diventa strumento attraverso cui rievocare un’antica concezione di bellezza ed un principio naturale dell’essere; l’obiettivo dell’immagine fotografica non sarà quello di riprodurre il reale, ma il realismo del proprio soggetto. L’interesse della fotografia diventerà così quello di dar voce al movimento intrinseco dell’immagine, coniugandosi all’obiettivo del rivoluzionario linguaggio coreutico.

Annagrazia Marchionni

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