Dario Argento, letteratura: le influenze di E.A Poe e Lovecraft

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Di Redazione Metropolitan

Dario Argento sul set - Photo Credit cineocchio.it
Dario Argento sul set – Photo Credit cineocchio.itDario Argento sul set – Photo Credit cineocchio.it

Il 7 settembre del 1940 nasce a Roma Dario Argento. Personaggio schivo, controverso, inquietante se vogliamo, è considerato a tutt’oggi uno dei più importanti maestri del thriller cinematografico. Il padre, siciliano, critico e produttore cinematografico, ha finanziato gran parte dei suoi film. La madre, brasiliana, è stata una fotografa di moda. Da lei, Argento, sostiene di aver imparato, sin da bambino, tutte quelle componenti che caratterizzano il suo cinema, soprattutto: la cura per il dettaglio, il gusto per l’illuminazione, l’interesse per il fascino e il mistero della figura femminile. A tutto questo si aggiungono, in seguito, le paure ancestrali di ogni essere umano, che egli mette in scena concentrandosi sui meccanismi della suspence e del terrore.

La formazione, le influenze letterarie

Cresciuto in un ambiente artistico, Dario Argento si iscrive al liceo classico e lo abbandona subito dopo il ginnasio per trasferirsi a Parigi. Nella capitale della cultura, fra arte, pittura, moda, bellezza, un Argento ancora troppo acerbo, non riesce a trovare una sua collocazione. Vive di espedienti, e per mantenersi arriva a lavorare come lavapiatti. Da autodidatta coltiva i suoi interessi, le sue letture, dirigendo la sua attenzione verso l’arte fantastica, surrealista. E ancora, la letteratura horror, il giallo psicologico, la fantascienza, l’avventura.

In particolare ad influenzare gran parte della sua produzione saranno le opere letterarie di Edgar Allan Poe, e Howard Lovecraft. Entrambi gli scrittori sono legati tra loro dall’influenza che il primo esercitò sul secondo, facendo si che le tematiche delle loro opere si somigliassero e fossero complementari. Gli scritti di entrambi hanno a che fare con la morte e i suoi effetti, con le paure ataviche; racconti dove l’orrore e l’inquietudine vengono dalle malattie mentali di un protagonista, oppure da eventi reali, insoliti e terrorizzanti.

Il rientro in Italia, la scrittura e l’esordio nella regia

Rientrato in Italia viene assunto in un quotidiano romano. I pezzi che scrive per il giornale risultano controcorrente rispetto alla critica ufficiale, in grado quindi di spiazzare il lettore.  La penna di Argento si rivela tagliente e ricca d’inventiva. Pensa così di poter vivere scrivendo e inizia a lavorare come sceneggiatore. Nel 1969 scrive e dirige il suo primo film, “L’uccello dalle piume di Cristallo”. La pellicola, dopo una partenza incerta, si trasforma in uno dei più grandi successi della produzione italiana di quell’anno. Il successo del secondo film, “Il gatto a nove code”,conferma l’interesse del pubblico, e lo impone come autore del suspence cinematografico italiano. Nel 1971 dirige “Quattro mosche di velluto grigio”, continuando una personale ricerca nel linguaggio cinematografico della paura, e sviluppando nuove tecniche atte a suscitare forte tensione emotiva all’interno dei suoi thriller, inizialmente commentati dalle colonne sonore di Ennio Morricone.

 Da Profondo Rosso ad oggi

Profondo Rosso Wallpaper - Photo Credit Movieplayer
Profondo Rosso Wallpaper – Photo Credit Movieplayer

Profondo rosso esce nel 1975, ed è considerato ancora oggi la sua opera più importante; una sintesi di tutti quegli aspetti inquietanti ricercati e studiati nei film precedenti. Il suo stile segnerà un punto di non ritorno per la rappresentazione della paura negli anni a venire. A quella che rimane una pietra miliare segue Suspiria, fiaba in stile gotico dove rileggiamo le influenze di Poe, e poi : Inferno, Phenomena, Opera, La Sindrome di Stendhal. Il suo cinema diventa l’unico ad essere riconosciuto dai grandi registi d’oltreoceano come punto di riferimento europeo nell’arte della rappresentazione della suspence.

E ancora il teatro, e poi l’opera, sempre come regista, ora dei suoi film, ora della Macbeth di Giuseppe Verdi. Dario Argento, indipendentemente dal suo cinema di genere, rimane un talento particolare dalla misteriosa personalità.Le sue opere sono definite “cult“nonostante lui dichiari di non sentirsi un maestro o una guida.

Ognuno fa i film che vuole e li gira come gli pare

Cristina Di Maggio

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