Che lo si ami o lo si odi (ma se odiate Cronenberg forse sarebbe meglio se vi dedicaste al giardinaggio) David Cronenberg rimane uno dei più grandi e in egual modo controversi registi della storia del cinema. Nato a Toronto nel 1943, mostra sin dai suoi primi lavori un forte interesse verso il cinema di genere. L’horror e la fantascienza sono gli strumenti ideali per raccontare la sua rivoluzionaria interpretazione della realtà. I suoi primi film sono troppo crudi per essere compresi, troppo estremi: disprezzato dalla critica, il suo cinema viene considerato “di serie B”, buono unicamente per la distribuzione nei drive-in.
La svolta avviene negli anni ’80, Scanners e Videodrome hanno un successo planetario e proiettano Cronenberg nell’olimpo dei registi della Nuova Hollywood, autore di punta del Nuovo Horror. È questo il suo periodo d’oro: le produzioni si infittiscono e i budget si gonfiano, permettendo a David di evolvere la sua poetica e di estremizzare ancor di più il modo di raccontarla. Poi il lento ma inesorabile declino, il cinema sta cambiando, le sale si svuotano e i produttori si rifiutano di sprecare soldi per film che nessuno capirebbe. Maps to the Stars, 2014, è il suo ultimo lavoro.
David Cronenberg, il Leone D’Oro alla carriera
Pare che ora Cronenberg si stia dedicando alla scrittura di una serie tv. Il regista ha, di recente, elogiato Netflix e i suoi prodotti, mostrando un profondo disprezzo verso un mondo produttivo che lo ha logorato fino ad abbandonarlo come se fosse un mestierante qualsiasi. Il 6 Settembre 2018, ha ricevuto il Leone D’oro alla carriera nel corso della settantacinquesima edizione della Mostra del cinema di Venezia. Metropolitan Magazine vuole omaggiare il grande regista con un articolo che aiuti le nuove generazioni a riscoprirlo: ecco i 5 film da vedere per conoscere David Cronenberg!
Nota dell’autore: Quanto segue non vuole essere una classifica! Tutti i film di Cronenberg sono variamente interpretabili e risentono di diversi contesti produttivi e sociali: sarebbe pertanto impossibile metterli in ordine come in un banale concorso di bellezza. Ho preferito scegliere i 5 film che ritengo più adatti per approcciarsi al regista, film che rappresentino i diversi momenti dell’evoluzione della sua poetica.
1. Rabid – Sete di sangue (1977)
Un incidente in moto, un esperimento medico non riuscito e il corpo di una donna subisce una mutazione inaspettata, una mutazione che potrebbe portare in brevissimo tempo all’estinzione della razza umana. I temi del film sono delle costanti nel cinema del regista canadese: il corpo come entità in continua mutazione, la malattia e la scienza che accelerano il percorso di tale mutazione, il tema del contagio e delle malattie sessualmente trasmissibili. Ho scelto Rabid come summa di tutti i film appartenenti alla prima “produzione cronenberghiana” (da Stereo fino a Scanners) : film ancora grezzi dal punto di vista tecnico ma che presentano già tutti gli elementi propri del cinema di Cronenberg e che chi ha un po’ di “sano cattivo gusto” non può non amare.
“Good taste is the death of art” Truman Capote
2. Videodrome (1983)
“Morte a Videodrome, lunga vita alla nuova carne”
Scelta scontata, Videodrome rappresenta il giro di boa nella carriera del regista. Ultimo suo film di produzione canadese, è unanimamente considerato il suo più grande capolavoro, oltre ad essere uno dei film più iconici degli anni ’80. Il presidente di una piccola emittente, un giorno, capta per errore un programma trasmesso su un segnale televisivo pirata, Videodrome. Torture, stupri e omicidi, questo è il contenuto di Videodrome, nessun canovaccio, nessuna trama. Affascinato, cerca di individuare gli ideatori del programma così da poterlo acquistare e trasmettere sulla propria emittente. Ben presto scoprirà che le visioni che Videodrome gli provoca stanno cambiando anche il suo corpo, lentamente ma inesorabilmente…
“Lo schermo televisivo, ormai, è il vero unico occhio dell’uomo. Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte della struttura fisica del cervello umano...Quello che appare sul nostro schermo televisivo emerge come una cruda esperienza per noi che guardiamo. Per cui la televisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione.”
La frase, pronunciata del professor O’Blivion, è la perfetta esemplificazione del pensiero del regista sul rapporto tra la tecnologia e l’evoluzione del corpo umano.
3. Crash (1996)
Dopo aver subito un incidente automobilistico, un uomo e sua moglie entrano in contatto con un gruppo di persone che provano eccitazione sessuale nell’osservare e riprodurre incidenti stradali. Crash è (forse) il film di Cronenberg che meno di tutti necessita di spiegazioni: è un film che parla di istinto e in quanto tale mostra una serie di azioni che spesso non hanno un legame logico ma che dall’istinto sono dettate. È un vero e proprio trattato sulla psiche umana, ci parla delle sua perversioni e di come sia impossibile definire con precisione l’identità sessuale di un individuo.
4. A History of Violence (2005)
Tom Stall è l’eroe di una cittadina dell’Indiana dopo aver salvato, nel corso di una rapina alla caffetteria che gestisce, i suoi dipendenti e alcuni clienti. Dei brutti ceffi, convinti di aver riconosciuto in lui il fratello di un gangster di Philadelphia scomparso da tempo, cominciano a pedinarlo e a introdursi nella sua vita, minacciando di morte i membri della sua famiglia. A History of Violence è probabilmente il punto più alto raggiunto nella collaborazione tra il regista e l’attore Viggo Mortensen. Un film che dimostra come Cronenberg abbia voluto cimentarsi con altri generi, dando sfoggio di grande versatilità e di un’eccelsa capacità tecnica. Un gangster movie dal ritmo impeccabile e in cui la violenza e il sangue hanno sempre un valore e un significato precisi.
5. Maps to the Stars (2014)
Benji Weiss ha tredici anni, è una star della tv ed ha appena concluso il suo primo percorso di disintossicazione; Agatha, sua sorella, è da poco uscita da un ospedale psichiatrico mentre il padre Stafford è un famoso medico/massaggiatore/guru delle celebrità. Maps to the Stars, ultimo lungometraggio della carriera del regista, è, a tutti gli effetti, una lettera di odio verso il mondo dello spettacolo. Cronenberg ormai non da più molta importanza alla narrazione, quello che gli interessa è l’analisi sociale di un meccanismo perverso che porta all’alienazione dell’essere umano e alla disgregazione della sua mente.
Niccolò Di Celmo