Una battaglia per i diritti e la discriminazione di genere portata avanti prima sui suoi profili social, poi sul palco del Concertone del Primo Maggio. Da dove tutti potessero sentire. Il cantante Fedez, marito di Chiara Ferragni, da mesi porta avanti la questione del Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia da tempo bloccato al Senato, di cui è arrivata la calendarizzazione solo qualche giorno fa, che è tornato al centro della polemica. Dal palco dell’Auditorium Parco della Musica, infatti, il rapper ha mosso un attacco diretto al senatore leghista Andrea Ostellari, reo di osteggiare il Ddl Zan, e a tutta la Lega. Ma che cos’è il ddl Zan? E perchè la legge contro l’omofobia, già approvata dalla Camera, si è incagliata in Senato?
Chi è Alessandro Zan
Il nome di Alessandro Zan, più il suo cognome in realtà, è sulla bocca di mezza Italia da diverse settimane. In pochi però sanno che Alessandro Zan, prima ancora di essere il firmatario del disegno di legge contro l’omotransfobia che porta il suo cognome, è un attivista per i diritti lgbt che ha anzitutto promosso e ottenuto il primo registro anagrafico italiano delle coppie di fatto aperto anche alle coppie omosessuali. Alessandro Zan, 48 anni, è attualmente un parlamentare eletto alla Camera tra le file del Partito democratico. E’ stato presidente della sezione Veneto dell’associazione Arcigay ed è omosessuale dichiarato.
La legge Zan
“Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” è il titolo del ddl contro l’omotransfobia, ribattezzato anche “legge Zan” dal cognome del relatore Alessandro Zan, deputato del Pd. La legge ha l’obiettivo di contrastare le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Nelll’articolo 1 del testo viene specificato che “per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.
Tra le novità del provvedimento è prevista la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”. La legge prevede inoltre il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi; la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi. Per qualsiasi reato commesso per le finalità di discriminazione o di odio la pena viene aumentata fino alla metà. Il condannato per può ottenere la sospensione condizionale della pena se presta un lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati. La legge poi istituisce anche una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, il 17 maggio.
Le polemiche
C’è chi ha visto nell’introduzione del genere femminile fra quello delle “minoranze discriminate” un modo di ghettizzazione delle donne. E a farlo sono state anche esponenti del Parlamento, che hanno affermato che si tratti di un disegno di legge sessista perché relega le donne a “gruppo” discriminato. Polemiche che, forse, dimenticano il fatto che l’introduzione del reato di femminicidio nell’ordinamento penale italiano, ad esempio, non ha portato alcun tipo di inasprimento delle condanne ma anzi è servita soltanto come volàno politico. Le polemiche più vibranti, però, sono quelle di alcuni esponenti del centrodestra, soprattutto della Lega, che non si sono dichiarati particolarmente favorevoli alla parità di diritti fra cittadini eterosessuali e cittadini omosessuali
Il disegno di legge si è bloccato al Senato dopo che la Lega, ma anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno definito il provvedimento non prioritario, non consentendo così l’avvio della discussione in commissione Giustizia. Solo il 28 aprile 2021 il testo è stato incardinato in commissione Giustizia al Senato ed è stato calendarizzato. Ma Fedez porta avanti la battaglia da tempo e già lo scorso 21 aprile chiedeva a Ostellari di avviare l’iter per approvare quella legge, contestata dalla Lega: “Nonostante la maggioranza della commissione sia favorevole, un singolo, il signor Ostellari, ha deciso di fare quello che gli pare”. E concludeva con la frase, diventata oggetto di grandi meme: “Sei un senatore, non sei Beyoncé, non puoi fare come ti pare”. Anche l’esame al Senato è quindi iniziato. Ma è stato proprio Ostellari a prendersi l’incarico di relatore.
Perché il ddl Zan non è stato ancora approvato
La Camera ha approvato il 4 novembre 2020 in prima lettura il ddl Zan, passando quindi la palla alla Commissione Giustizia del Senato. Che però lo ha tenuto bloccato per diversi mesi, a causa anche delle resistenze di Lega e Fratelli d’Italia, sostenuti da alcuni esponenti del mondo cattolico. Il motivo è che questi schieramenti non ritengono necessaria una legge specifica in merito, ma sottolineano come basterebbe secondo loro soltanto modificare la legge Mancino, che punisce i reati e le discriminazioni basate su nazionalità, etnia e credo religioso. Ora sembra che qualcosa si sia finalmente mosso, visto che l’approvazione del ddl è stata calendarizzata dal Senato