Nessun rinvio in commissione e nessuno stop dei lavori come richiesto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia compatte contro il disegno di legge Zan nella versione attuale. L’esordio in aula del provvedimento voluto per combattere i reati di omotransfobia (vengono aumentate le pene della legge Mancino) ma anche creare i presupposti culturali per combattere, fin dalla scuola, fenomeni di bullismo contro ogni tipo di presunta diversità.

L’ultimo assalto al “fortino” Zan è stato respinto senza registrare ulteriori perdite. E senza neppure grandi passi avanti. La notizia è che la vera mediazione, al lavoro su tutti i fronti e lontano da occhi indiscreti, sembra aver spostato a settembre il voto finale. Settembre non è “oggi” come una certa narrazione ha lasciato credere. E da qui a settembre possono ancora succedere alcune cose. Da qui a settembre, ad esempio, può trovare spazio il compromesso. E lo stallo travestito da wrestling diventare politica. Dice un senatore 5 Stelle mentre alle 20 e 30 lascia il Senato:

“Anche stasera (nelle votazioni sulle pregiudiziali, ndr) è stato chiaro che i numeri sono troppo vicini per affrontare con sicurezza il percorso delle votazioni a scrutinio segreto. Solo dodici voti di scarto, con quattro astenuti che sono quattro voti contrari quando sarà il momento. Così rischiamo di perdere tutto”. Il senatore butta là un indizio: “Ho osservato il gruppo Misto dove ci sono sei o sette dei nostri espulsi: stasera hanno votato con noi e il Pd. Ma che succederà quando saremo a scrutinio segreto?”

Il tabellone elettronico ha consegnato un verdetto che mette in minoranza le destre visto che Italia viva ha votato contro le pregiudiziali bocciate con 136 No e 124 Sì. Quattro gli astenuti, circa 40 assenti. Sono numeri che parlano chiaro: i 17 senatori di Italia viva e i sei senatori delle Autonomie sono decivisi; i 4 astenuti sono altrettante richieste chiare di mediazione, ieri sono stati a guardare, la volta dopo non più; tra i No (136) e i Sì (124) ci sono solo 12 voti di scarto (che già ieri sera potevano diventare otto), troppo pochi per affrontare con serenità i voti segreti. “Giornata positiva” ha commentato invece la presidente dei senatori dem Simona Malpezzi. “Il voto sulle pregiudiziali dimostra che al Senato c’è una maggioranza sul ddl Zan” ha osservato la capogruppo del Pd. Tutto vero. Ma è altrettanto vero che i numeri incassati ieri in aula potrebbero cambiare radicalmente una volta che si entrerà nel merito dell’esame e che si inizieranno a votare gli emendamenti. E i numeri dei renziani sono “indispensabili”, ammettono fonti parlamentari dem, “per approvare il testo senza modifiche”. Ed infatti dalla Lega si dà una lettura opposta: “Il voto sulle pregiudiziali conferma che il ddl Zan rischia di non avere i numeri quando si voteranno emendamenti e articoli”.

Se si vuole questa legge, occorre ancora lavorare. E molto anche. “Prendi solo l’articolo 7: è scritto proprio male” diceva ieri sera un senatore grillino. Difficile dire quanti possono essere i critici o anche i dubbiosi tra i 95 senatori 5 Stelle. Anche loro non sono un blocco granitico. Così come non lo è il Pd e neppure Italia viva qualora i fatti e le dinamiche si mettessero in modo tale che anche i renziani dovranno firmarlo. Ecco perchè fino alla fine, finchè possibile, Matteo Renzi spinge per il compromesso “che vuol dire fare politica il motivo per cui siamo stati eletti”. Il leader di Italia viva interviene in aula poco prima del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità. “Facciamo qui adesso le modifiche che possono allargare il consenso su questa legge, metterla al riparo da voti segreti e per approvarla in quindici giorni in via definitiva alla Camera