Death Stranding, l’ultimo gioco del visionario game designer Hideo Kojima, padre della saga di Metal Gear Solid, è atteso nei negozi l’8 Novembre 2019 in esclusiva Sony Playstation 4.
Analizziamo la sua ultima fatica che già dall’annuncio ha fatto puntare l’attenzione su di sé, cosa dobbiamo aspettarci dal titolo e se davvero sarà un punto di svolta per gli action games a venire.

Da quando Death Stranding è stato annunciato, tre anni fa, Hideo Kojima ci ha deliziato con la presentazione di un cast hollywoodiano d’eccezione, che presta volto e motion capture ai protagonisti, pubblicazione di trailer e lunghe sessioni di gioco.
Eppure, Death Stranding ha una trama e un sistema di gameplay ancora incerti che non lo racchiudono in generi ben precisi.

Death Stranding: la trama

Death Stranding proviene dal fenomeno di spiaggiamento dei cetacei.
Fa riferimento al fatto che “qualcosa”, di un altro mondo, è venuto da noi, quasi “trascinandosi”.
Il protagonista del gioco è Sam Porter Bridges (Norman Reedus) e lavora per la Bridges, una società che ha lo scopo di unire, appunto, varie città-stato in quelle terre una volta chiamate Stati Uniti d’America.
Quello che si presenta è un mondo distopico, inospitale ed apparentemente disabitato.
Sam è un fattorino che deve spostarsi da una parte all’altra dell’America con un carico molto, molto speciale.

Sam porterà in una capsula artificiale che ricrea il grembo materno, il piccolo Bridge Baby. Esemplari di Bridge Baby ci faranno compagnia nelle esplorazioni di un desolato open world in cui dovremmo cercare di portare a termine le nostre consegne.
I Bridge Baby si comporteranno come dei veri e propri neonati. Richiederanno delle cure, dovranno essere calmati durante le crisi di pianto, avranno modo di comunicare con noi tramite lo speaker del Dualshock 4. La loro incubatrice artificiale potrà essere ricaricata in ogni punto di raccolta sparso nel mondo.
Il Bridge Baby sarà un punto fondamentale per tutta la trama, in quanto collega il mondo dei vivi con quello dei morti.

Death Stranding – Photo Credits: web

Il nuovo gioco di Hideo Kojima presenta una fazione nemica che ci darà la caccia. Tale associazione terroristica, chiamata Homo Demens, condivide gli stessi ideali: ovunque cammini, trascina morte e distruzione.
Homo Demens è un’associazione che trama nell’ombra per cosa? Per un tornaconto specifico? Oppure è una semplice allegoria e personificazione dell’odio e del caos? Queste sono alcune delle domande che attanagliano Death Stranding, a meno di un mese dalla sua uscita sul mercato.

Oltre a questi terroristi, ci sono anche altre entità che ostacoleranno il cammino di Sam: le Creature Arenate (CA).
Queste strane entità possono trascinare Sam nell’abisso.
La loro presenza viene segnalata da un dispositivo presente sulle spalle di Sam che indica che le Creature Arenate sono in avvicinamento.
Possiamo scegliere due approcci: attaccarle con armi spianate, oppure rintanarci e agire nell’ombra, in vera e propria fase stealth.

Le Creature Arenate provengono da un mondo parallelo a quello attuale, dove Sam ricade ogni qualvolta facciamo “game over”.
Il gioco in realtà non finisce, ma riprende altrove, in un mondo cupo e oscuro. Come il mondo tetro e sofferente già visto proprio in un’altra opera di Hideo Kojima, Metal Gear Solid 3, quando Naked Snake, caduto in un sonno profondo nella giungla di Tselinoyarsk, affronta il “mondo capovolto” di The Sorrow, la personificazione del lutto e della morte stessa.
Cosa possiamo sperimentare in quel mondo fatto di nero catrame simile a petrolio? Ancora una volta, dovremmo rimandare le risposte e chissà se il Bridge Baby sarà la nostra salvezza, come monito da avere riguardo la vita che inizia, il cuore che batte.

Il mondo dei vivi e quello dei “morti”, si presume, funziona esattamente come il Sottosopra visto in Stranger Things, uno non esclude l’altro bensì proseguono in maniera parallela. Se si guardano i primi due trailer che mostrano Death Stranding al pubblico si può facilmente notare come questi siano speculari come immagini allo specchio. Dove si trova la realtà?

Altro che FedEx! La Bridges arriva ovunque, anche in montagna…

Death Stranding è un titolo che non segue un genere videoludico ben preciso ma se ne appropria di uno totalmente nuovo: lo strand game.
Esperti del mondo videoludico e gli attori spessi che hanno avuto modo di visionare il gioco in anteprima lo definiscono “follemente complicato”, “un gioco a cui non siamo davvero abituati”.

Visto che me lo chiedono spesso, Death Stranding è diverso da uno stealth game. Lo si può giocare in prima persona ma non è da considerare un FPS. E’ proprio un nuovo tipo di genere videoludico che applichiamo ai giochi d’azione, lo Strand Game (Social Strand System).

Hideo Kojima sulla sua pagina Twitter

Il nuovo titolo di Hideo Kojima è sicuramente il più ambizioso e particolare, rivolto ad un target specifico di videogiocatori, che si impone tra prodotto mainstream e quello di nicchia. Una trama volutamente contorta e le poche informazioni trapelate rendono Death Stranding un’incognita su cui puntare i riflettori.
Astuta strategia di marketing? Sicuramente, l’alone di mistero è come una calamita che attira tutta l’attenzione su questo nuovo titolo che popolerà gli scaffali l’8 Novembre di quest’anno.
Non ci resta che abbandonarci nell’attesa di questa nuova esclusiva di Sony Playstation 4 e sperare che sia davvero qualcosa a cui non siamo ancora stati abituati.

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