Di Maio indeciso sull’Ilva

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Di Redazione Metropolitan

L’indecisione del Ministro Di Maio appare evidente nella giornata di ieri. Le dichiarazioni rilasciate dal Vicepremier fanno intendere tutto il contrario di tutto. Nel programma di Governo era prevista la chiusura dell’Ilva ma, giunti alla prova del nove, i pentastellati si stanno misurando sulla dura realtà occupazionale di Taranto.

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“La questione dell’annullamento della gara per l’Ilva non è finita. Per annullarla non basta che ci sia l’illegittimità, ci vuole anche un altro semaforo che si deve accendere, quello dell’interesse pubblico, e lo stiamo ancora verificando”

La gara di cui parla Di Maio è quella che nel giugno dello scorso anno ha visto vincitrice la multinazionale ArcelorMittal. Trattandosi di una gara fortemente voluta e avallata dal precedente Governo, subito si è scatenata la caccia all’imbroglio da parte dei nuovi arrivati, una tradizione tutta italiana. Nella suddetta ricerca è stata chiamata in causa L’Avvocatura di Stato, l’organo legale dello Stato al quale sono assegnati compiti di consulenza giuridica e di difesa delle Amministrazioni Statali in tutti i giudizi civili, penali, amministrativi, arbitrali, comunitari e internazionali. La relazione dell’Avvocatura ha dichiarato che la gara è stata viziata da forti criticità, di che natura non ci è dato saperlo. La logica imporrebbe l’annullamento della stessa, a maggior ragione se il Ministro dello Sviluppo Economico ha più volte dichiarato di voler chiudere l’Ilva e riconvertire il polo industriale. Al contrario, come si legge dalle dichiarazioni riportate, Di Maio lascia aperta la porta alla multinazionale con sede in Lussemburgo. Perchè?

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Si appella all’interesse pubblico, nel caso specifico al problema dell’occupazione. Se da una parte sarebbe sensato chiudere definitivamente i battenti dell’Ilva, i cui fumi hanno avvelenato per decenni l’aria di Tarato causando un impennata del numero di decessi per tumori in tutta l’area, dall’altro questa misura manderebbe per strada migliaia di lavoratori e andrebbe a colpire ben 20.000 famiglie. La realtà che si scontra con gli slogan di una campagna elettorale che ha visto i Cinque Stelle protagonisti nel collegio in questione. L’impressione è che il Ministro tema la piazza, ma soprattutto che non sia a suo agio nella sua nova veste che, per la prima volta, lo costringe dall’altra parte della “barricata”, in una posizione scomoda. Le parole più dure sono del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci:

” Ho l’impressione che si stia consumando una farsa. Capisco la sua difficoltà nell’aver promesso in campagna elettorale la chiusura dello stabilimento, ma qui il ministro semplicemente non decide. E questo crea imbarazzo e forte preoccupazione in tutti gli attori del territorio”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni di Calenda, ex Ministro dello Sviluppo Economico, da sempre contrario all’idea di chiudere il polo siderurgico. Sul banco degli “imputati rimangono Di Maio e la sua indecisione, il Ministro sul tema Ilva sembra esser stato lasciato solo, sia da i suoi stessi compagni di Movimento che dalla Lega. Il duro scontro con la realtà occupazionale del Sud, un territorio dal quale è molto facile raccogliere voti ma dove allo stesso tempo la pazienza è stata esaurita da tempo. Quei voti, venuti tanto in fretta, potrebbero “evaporare” altrettanto celermente. Questa è una tematica a cui tutti sono sensibili, che facciano parte di un Partito o di un Movimento.