Differenze psicologiche tra Aborto Spontaneo e Interruzione Volontaria di Gravidanza: gli esperti

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Di Maria Paola Pizzonia

Aborto spontaneo e interruzione volontaria di gravidanza (anche detta: IVG) sono due eventi per cui una donna può provare stress e disagio emozionale. Ma non sono per questo la stessa cosa. Cerchiamo di affrontare le differenze.

L’IVG e l’aborto spontaneo sono esperienze profondamente diverse e soltanto siccome si tratta di Aborto è ingiusto e sbagliato accumunarle in toto. Questo è un inizio su cui è necessario partire perché le due esperienze hanno talmente tante differenze che sarebbe un torto verso il vissuto di ogni donna, il torto di non riconoscerla in quell’esperienza che solo lei può provare.

Per conoscere le differenze infatti, oltre alla pura e semplice questione fattuale (avvengono per ragioni diametralmente diverse) spesso serve analizzare il vissuto personale, perché le differenze molto dipendono anche da fattori predisponenti individuali e di contesto sociale e familiare.

Aborto spontaneo o interruzione volontaria di gravidanza? Una scelta che cambia tutto nello stato d’animo

Partiamo da alcuni presupposti: l’aborto spontaneo è una condizione subita.

  • L’aborto spontaneo, esattamente da come si evince dal nome, è subito e per questo non scelto. Avviene nella donna a prescindere dalla sua volontà che, spesso, è anzi contraria.
    Per questo viene vissuta come una maternità negata. La mancanza di nascita di un figlio desiderato è psicologicamente vissuto quindi come un vero e proprio lutto. La donna che – desiderando un figlio – subisce un aborto spontaneo spesso ha riscontri psicologici importanti.
    Parliamo di depressione, sentimenti di rabbia e bassa autostima.
  • L’interruzione volontaria di gravidanza, è sì un aborto, ma certo non è la stessa cosa. L’IVG è, o dovrebbe sempre essere, il risultato di una scelta libera e consapevole, che la donne compie per i più disparati motivi che sono i suoi, e che quindi non è necessario questionare. L’IGV è fatto dalla donna per scelta della donna. Quindi potrebbe essere, quasi sempre, seguito di una gravidanza indesiderata.

Quindi nessuna donna soffre dopo un’IGV?

Questo è falso. Ognuno di noi è differente. Alcune le donne possono spesso portarsi dietro conseguenze psicologiche di vario tipo. Queste cicatrici profonde possono avere anche qui i più vari motivi: non sempre una donna che ricorre a IGV “se ne pente”: semplicemente si riscontra un senso di malinconia (per alcune donne) al pensiero di quel ricordo. Ciò a prescindere dalla volontà o meno, al momento o postuma, di avere un figlio.

Lungi quindi da ognuno di noi incorrere in futili speculazioni, specialmente nel caso in cui questa esperienza ci sia distante e non faccia parte del nostro bagaglio. Con umiltà apprendiamo che non tutti noi abbiamo modo di comprendere come si sentono le donne nel percorso che le ha portate a maturare questa scelta. Non tutti sanno cosa significhi uscire dell’ambulatorio dopo un aborto e tornare a casa.

Aborto o Interruzione Volontaria Gravidanza che sia, l’assistenza è la base!

Diciamocelo: non sempre va tutto bene.

A volte riguarda l’esperienza sensoriale (dolore, disagio col corpo, conseguenze nel fisico) e a volte riguarda l’esperienza in sé (sensazione di abbandono da parte del personale, al livello medico o psicologico). Ma questi sono solo alcuni dei casi, perché anche quando l’esperienza non è stata fisicamente dolorosa e l’assistenza medica soddisfacente la donna può provare una propria sensazione di malinconia, di perdita. Oppure, molte donne soffrono lo stigma sociale.

Questo problema, piuttosto grave, è subito anche da parte del personale sanitario. L’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani scrive:

“Si percepisce chiaramente che non è stato fatto abbastanza prima della procedura (farmacologica o chirurgica), in termini di ascolto e di counsellingma anche che il nostro compito non può esaurirsi dopo la conferma dell’avvenuta espulsione del feto.”

AOGOI

Chiariamo. Non tutte le donne le donne hanno bisogno di assistenza dopo un aborto, ma questo non nega che ci siano donne che potrebbero averne bisogno. L’aborto non è necessariamente un trauma, e anzi molte donne non hanno alcun problema dopo un IGV. Diverso è però se l’Interruzione di Gravidanza non sia Volontaria.

Ma allora esiste o no “la sindrome post-aborto”?

Spesso si parla di aborto come di un’esperienza traumatica e basta. Ma sappiamo che non è così.

Tuttavia esiste una documentazione bibliografica che definisce bene cosa sia la propria sindrome post-aborto, che è anch’essa una possibile e normale condizione nelle donne e va quindi presa in considerazione. Nelle donne che subiscono un aborto spontaneo è, chiaramente, molto maggiore.

Si tratta di una condizione di forte disagio emotivo assimilata al disturbo post- traumatico da stress (PTSD). La donna tende ad avere come sintomi psicologici: sensi di colpa, perdita di autostima, ansia, senso di vuoto, tristezza, angoscia e – in molti casi – risentimento verso chi ha influenzato la scelta abortiva. Ciò può avvenire ed è perfettamente normale: c’è, ripeto, letteratura scientifica al riguardo.

Perche allora non studiamo la sindrome post aborto invece di stigmatizzare ogni Interruzione Volontaria di Gravidanza?

La cosa grave non è quindi decidere se sia giusta l’IGV (Interruzione Volontaria di Gravidanza), ed è certamente fondamentale capire le differenze tra IGV e Aborto Spontaneo. Ma questo ci serve anche, e forse soprattutto, per poter essere di supporto alla donna in maniera efficace. Cosa che al momento non accade.

Vuoi sapere perchè?

La sindrome post aborto “non è riconosciuta da alcuna società scientifica, non è descritta in alcuna nosografia, né nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), né nel capitolo relativo alla classificazione dei disturbi mentali dell’ICD-11, a cura dell’OMS.

Questo ovviamente crea problemi diagnostici nella condizione psicologica delle donne che si rivolgono a strutture mediche per eseguire lo stesso trattamento ma che hanno due situazioni spesso opposte. Proprio per questo, quindi, necessitano di un trattamento specifico diverso.

Per fare un po’ chiarezza sull’argomento, l’Associazione degli Psicologi Americani (APA) ha istituito una Task Force per lo studio della salute mentale post-aborto (APA Task Force on Mental Health & Abortion-TFMHA). 

Che il governo non neghi il diritto di aborto, ma che comprenda che esiste l’ Interruzione Volontaria di Gravidanza ed è un diritto

Pur non potendo inquadrare nosograficamente la “sindrome post-aborto”, è innegabile che le donne che abortiscono non possano sperimentare sentimenti di tristezza, dolore, sensazioni di perdita, colpa, rimpianto, depressione o ansia. Questo non va assolutamente perso di vista e ignorare le differenze tra queste due condizioni rispetto all’aborto può creare conseguenze molto gravi (la nosologia, dal greco νόσος, nosos, “malattia” e λόγος, logos, “discorso” o “ragionamento”, è la scienza che si occupa della classificazione sistematica delle malattie).

Da vari studi (che elencherò qui sotto) possiamo notare che la vulnerabilità della condizione sviluppii stati di disagio emotivo particolarmente intensi. Ma questo può accadere come non può accadere.

E allora, a chi succede? Ma soprattutto, perchè?

Questa domanda è ancora molto complessa e anche decidere una risposta che sia netta non rende giustizia all’intimità di una scelta così personale, perché insita nel corpo della domma. Possiamo certo dire, come sostiene anche l’AIGA, che dipende molto da fattori individuali predisponenti. Parliamo soprattutto tratti di personalità correlati al nevroticismo, storia pregressa di disturbi mentali, come ansia o depressione, o la mancanza di supporto sociale e/o familiare.

Alcune Fonti

  • Anselmi N, et al. Psychological implications of abortion: a longitudinal study on two cohorts of women who recur to elective and therapeutic abortion. Riv Psichiatr. 2018; 53(6): 324-330
  • Ashok PW, et al. Psychological sequelae of medical and surgical abortion at 10-13 weeks gestation. Acta Obstet Gynecol Scand. 2005; 84(8):761-6
  • Bellieni CV, et al. Abortion and subsequent mental health: Review of the literature. Psychiatry and Clinical Neurosciences. 2013; 67: 301–310
  • Biggs MA, et al. Perceived abortion stigma and psychological well-being over five years after receiving or being denied an abortion. PLoS ONE. 2020; 15 (1): e0226417
  • Broen AN, et al. The course of mental health after miscarriage and induced abortion: a longitudinal, five-year follow-up study. Psychinfo Med. 2005; 12(3):1-18
  • Per il resto consultare AIGA: IGV e Aborto Spontaneo, le differenze negli aspetti psicologici.

Articolo di Maria Paola Pizzonia

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